Analisi storico-sociologica-giornalistica delle stragi e dei disastri (i casi italiani del 1980: Ustica, Bologna, Irpinia)

All’interno della complessa vicenda del Dc9 caduto ad Ustica è stato più volte ipotizzato il coinvolgimento del leader libico Mummar Gheddafi, come già accennato anche nel capitolo precedente. È stato presunto che, la sera del 27 giugno 1980, il leader politico stesse viaggiando in un aereo sul Mediterraneo. Il 5 gennaio del 1990, infatti, nel corso di una conferenza stampa, in merito al presunto viaggio che egli avrebbe effettuato la sera dell’evento, Gheddafi afferma che il suo aereo, in effetti, era in volo sul Mediterraneo diretto in Europa per riparazioni, ma che egli non era a bordo. Secondo il leader, nel tentativo di abbatterlo, gli ideatori del piano avrebbero invece colpito l’aereo italiano e uno libico, convinti poi d’averlo eliminato. C’è uno speciale del Tg5, andato in onda nel 1993, che attua una descrizione dettagliata di quello sarebbe successo. Il servizio esordisce con il dire che avevano mentito tutti sulla Strage di Ustica e che molti continuano a mentire: spioni e tecnici, ammiragli e generali, semplici avieri e politici, tutto in nome di un’assurda ragion di Stato. Altro che cedimento strutturale dell’aereo o collisione in volo, ad abbattere il Dc9 sarebbe stato un evento più grave. Il Capo della polizia Vincenzo Parisi, ascoltato dalla Commissione Stragi, si dice ancora nel servizio, ha asserito che prende sempre più corpo l’ipotesi di un attentato terroristico, cioè un’esplosione provocata da una bomba, un segnale non percepito e quindi replicato il 2 agosto successivo con la Strage alla stazione di Bologna. Ma i familiari delle vittime sono insorti, gli esperimenti fatti in questi anni escludono questa possibilità dal momento in cui, dalle analisi, sarebbero state rilevate tracce di T4, un composto usato per preparare le testate dei missili: il Dc9 insomma sarebbe stato abbattuto da un missile nel corso di una vera e propria azione di guerra.