Nazionalismo e rivoluzione a Cuba: l'eredità di José Martí nella scuola elementare

Poeta, scrittore, saggista, oratore, uomo politico e combattente, José Martí (1853-1895) dedicò l'intera vita all'indipendenza della sua patria, Cuba.
Figlio di spagnoli di umili origini, visse sull'isola solo fino a diciotto anni, quando fu esiliato in Spagna per aver accusato di tradimento un compagno di studi che allo scoppio della guerra d'indipendenza, nel 1868, si era unito alle forze spagnole. Entrambi erano allievi di Rafael María Mendive che li aveva introdotti alla politica sotterranea di quei cubani che si opponevano al dominio coloniale.
In quel tempo i gruppi di pressione politica con cui la madrepatria doveva misurarsi erano fondamentalmente due: il Círculo Reformista e il Comité Español. Entrambi i raggruppamenti rappresentavano gli interessi dei ricchi industriali e commercianti, principalmente zuccherieri,
ma esprimevano diversi interessi politici. Sintetizzando, i Riformisti chiedevano, nel quadro della dominazione spagnola, un regime di relativa autonomia per una migliore gestione politica dell'isola: una revisione della politica tariffaria, la fine della tratta degli schiavi e la
rappresentanza di delegati di Cuba alle Cortes.
Il Comité Español, invece, esprimeva la volontà della classe dirigente dipendente dalla volontà della corona spagnola, e seguiva il dogma della integridad nacional, ovvero l'unità politica della Spagna e del suo impero coloniale. Vi erano poi due tendenze minoritarie: i separatisti, che chiedevano la completa indipendenza dell'isola e gli annessionisti, che premevano per annettere Cuba agli Stati Uniti.
Martí aveva sposato la causa indipendentista e fin da molto giovane cominciò a prendervi parte attiva; in suo nome visse e morì.
Partecipò alla guerra che egli stesso contribuì ad organizzare contro la Spagna e morì nel primo combattimento cui prese parte, senza poter vedere l'isola libera.
Oggi Martí è l'Eroe Nazionale di Cuba.