Il mito letterario di Elettra nel teatro francese dell'età moderna; J.P. Sartre, M.Yourcenar e J. Giraudoux

Jean - Paul Sartre (Parigi, 1905-1980) è stato uno dei più grandi drammaturghi, filosofi e critici francesi, famoso per aver promosso l’esistenzialismo. Infatti, la sua opera Les mouches (Le mosche), scritta nel 1943 costituisce un dramma in cui viene sviluppata una concezione esistenziale della tragedia, che avremmo occasione di vedere più avanti. Nel seguito è descritta innanzitutto la trama dell’opera. Oreste, che si presenta con il nome “Filebo”, si reca insieme al suo educatore alla sua città natale, la città di Argo. Loro due rimangono molto sorpresi da ciò che vedono: Argo è afosa e infestata di mosche, mentre i suoi abitanti, dopo l’assassinio di Agamennone, si trovano in un continuo stato di pentimento. Zeus, sotto il nome di “Demetrio” che viene da Atene, informa i due visitatori della tragica situazione in cui si trova la città. Inoltre, cerca di convincere i due viaggiatori di abbandonare la città e di non intromettersi. Oreste, deluso da tutto ciò che vede e dopo le pressioni da parte del suo educatore decide di abbandonare la città. Proprio in quel momento appare Elettra che annulla tutti i suoi piani. Elettra gli racconta quanto tormentata è la sua vita nel palazzo, ma non nasconde la sua speranza che un giorno suo fratello torni e la “liberi”. Appare Clitennestra la quale, avendo ricevuto l’ordine da parte di Egisto, invita Elettra a partecipare alla cerimonia seguente: una volta all’anno il popolo di Argo chiama i morti nel mondo dei viventi, come segno di pentimento.