L’arcipelago delle coscienze. Dissociazione in psicologia filosofica
Janet: la logica regressiva di emozioni e emozioni veementi
La teoria della disgregazione della personalità e dell'impoverimento dell'io rappresentano uno dei contributi fondamentali della psicologia sperimentale di fine '800.
A causare questa “miseria psicologica”, secondo Janet, vi sono sentimenti e emozioni di una certa forza e rilevanza. I sentimenti, secondo l'autore, rappresentano, rispetto alla razionalità, una regione ancora instabile della vita psichica, ancora soggetta alla metamorfosi del divenire, essi costituiscono:
Una regione instabile, analoga alle faglie della crosta terrestre, in cui si raggruppano le eruzioni vulcaniche e i terremoti. Sono zone incompiute del nostro globo sulle quali si producono ancora i fenomeni di cedimento, di corrugamento, di sprofondamento. Si può anche, e forse più giustamente, paragonare questa regione dello spirito a quelle specie vegetali o animali che sono ancora in mutazione, che possono diventare il punto di partenza di specie nuove in progresso e che possono anche dar luogo ad anomalie, degenerazioni e mostruosità (Janet, 1903, pp. 6-7).
Janet, condivide con Ribot la logica dei fenomeni di regressione instaurati dai sentimenti, ma la scandisce in maniera diversa. Infatti per Janet, dapprima scompaiono le “emozioni disinteressate” di natura estetica o intellettuale, subito dopo quelle altruistiche e ego-altruistiche, infine quelle egoistiche, che comportano una dissoluzione dell'io e di ogni senso e valore per la vita.
Lo stato così raggiunto non è di serenità, ma lo svuotamento completo, l'assenza di passioni, come direbbe Ribot “ la 'crosta terrestre' si è fin troppo raffreddata” (Bodei, 2009, p. 79), esaurisce completamente ogni forza vitale.
Da queste nozioni, Janet, introduce il concetto di psicoastenia, dove il soggetto vive un sentimento di irrealtà, un indebolimento del libero arbitrio, consistente nell'incapacità di fissare e coordinare le idee salvaguardandone la complessità, la funzione del reale è definita da Janet come l'insieme:
Delle operazioni psicologiche che permettono all'uomo di entrare in rapporto con la realtà, di agire su di essa e di cogliere la sua esistenza con certezza. La funzione del reale, con le operazioni della volontà, il sentimento del reale, il sentimento del presente, occupa il primo posto nella gerarchia dei fenomeni psicologici e il suo studio è importante tanto per la metafisica che per la psicologia (Janet, 1908, pp. 440-441, cit. in Bodei, 2009, p. 321).
Janet, introduce il concetto di “emozioni veementi” (o violente), per indicare le emozioni che hanno un effetto disaggregante per la psiche, scrive:
L'emozione ha un effetto disintegrante sulla mente, riduce la sua sintesi e la pone, seppure momentaneamente in uno stato penoso. Le emozioni, specialmente di tipo depressivo come la paura, disturbano la sintesi mentale; le loro azioni, per così dire, sono analitiche, al contrario di quelle della volontà, dell'attenzione, della percezione che sono invece sintetiche (Janet, 1889, p. 457, cit. in Craparo, 2015, p. 80).
Le emozioni veementi, entrano a far parte del vocabolario di Janet, grazie ai suoi studi condotti sui pazienti isterici, i traumi subiti innescano nel tempo: stati di disaggregazione psichica associati a un abbassamento del livello mentale, un restringimento del campo della cosicenza e l'emergere di stati mentali automatici. Scrive:
Uno dei fenomeni dell'emozione è di accompagnarsi a un marcato abbassamento del livello mentale. Essa non produce soltanto la perdita della sintesi e la riduzione dell'automatismo, che è così evidente nell'isterico, ma sopprime progressivamente, in proporzione alla propria forza, i fenomeni superiori e abbassa la tensione al solo livello dei fenomeni cosiddetti inferiori. […] Durante l'emozione vediamo sparire la sintesi mentale, la volontà, l'acquisizione di nuovi ricordi: contemporaneamente vediamo diminuire o sparire tutte le funzioni del reale, il sentimento e il piacere del reale, la fiducia, la certezza. In loro luogo vediamo sussistere i movimenti automatici (Janet, 1903, trad. it. p. 109, cit. in Craparo, 2015, p. 54).
In Janet, rileviamo una differenza sostanziale con il pensiero Freudiano: i fenomeni di dissociazione psichica, i sintomi intrusivi dell'isteria come l'iperattivazione fisiologica, per Janet, non sarebbero causati come in Freud da un meccanismo di difesa dell'io per contrastare desideri e impulsi inaccettabili, ma dalla diretta conseguenza di emozioni non regolate, emozioni violente e selvagge che il soggetto non ha avuto facoltà di elaborare nel corso del trauma, che portano ad uno stato di disaggregazione della mente, in sostanza la dissociazione, che forma delle vere e proprie isole nella mente subcosciente che riemergono nei sintomi isterici.
Il nocciolo del pensiero di Janet è il riportare tutti, o quasi, i sintomi della malattia mentale alla dissociazione della psiche, per mezzo degli atti automatici del subcosciente, parafrasando il linguaggio di Ribot, lo sfaldarsi della coalizione degli io.
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L’arcipelago delle coscienze. Dissociazione in psicologia filosofica
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Informazioni tesi
Autore: | Salvatore Cusumano |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2015-16 |
Università: | UKE - Università Kore di Enna |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Scienze e tecniche psicologiche |
Relatore: | Giuliano Gasparri |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 54 |
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