Immagini della pedagogia sovietica nell'Italia del dopoguerra
Ipotesi di educazione “marxista-socialista-comunista”
La persona perdeva nuovamente la connotazione di entità metafisica e ontologica con la pedagogia marxista, che considerava l’individuo espressione della costruzione storica e sociale. Filosofia e pedagogia erano ritenute non separabili dal contesto storico, sociale e istituzionale, né soprattutto dalle classi che le esprimevano; nella realtà storica il rapporto educativo non poteva risolversi nell’identità educatore/educando, ma era un rapporto dialettico, mentre l’educazione, quale modo di porsi della storia, era egemonia. Il rapporto tra la scuola e la società era un rapporto dialettico, per cui la società istituiva la scuola, ma questa reagiva sulla società, e sviluppava le energie della sua trasformazione.
Karl Marx, che di questa scuola di pensiero è stato il precursore, individuava in questo progetto sociale la libertà, il libero sviluppo di ciascuno e la condizione per il libero sviluppo di tutti. L’educazione, dunque, rientrava tra i primi provvedimenti del proletariato per fondare la società senza classi.
Marx proponeva nelle linee essenziali alcune direttive sulla concezione dell’istruzione del popolo: 1. Il fine generale dell’istruzione e la formazione polivalente. 2. Il lavoro come strategia didattica primaria dell’educazione. 3. Lo sviluppo totale e omnilaterale dell’individuo. Marx non andrà oltre l’approfondimento dei problemi pedagogici, ma questi capisaldi saranno ripresi nelle proposte educative di Antonio Gramsci.
Nei suoi scritti si trovavano importanti osservazioni sulla scuola e sull’educazione. Egli non rifiutava la formazione umanistica anzi la riteneva essenziale ma ad essa si doveva pervenire attraverso un percorso che partiva dal lavoro e giungeva alla storia attraverso la mediazione della storia della scienza e della tecnica. Quindi un umanesimo diverso da quello tradizionale, che avesse per scopo una formazione multilaterale.
Contrariamente all’idealismo egli non condivideva la separazione tra educazione umanistica e formazione scientifico-tecnologica ma favoriva un tipo di curricolo integrato da tutte le discipline di studio. La nuova scuola avrebbe dovuto assumere la forma di un collegio dotato di tutte le strutture di servizio per favorire l’inserimento del fanciullo a scuole specializzate o a studi superiori. In questo tipo di formazione la spontaneità del fanciullo non poteva essere accettata così come intesa da Dewey, ma doveva essere guidata da metodi centrati sull’autorità dell’insegnante, autorità non intesa come imposizione.
L’alunno era motivato non appena si rendeva conto di esser parte integrante di una società organizzata, che lavorava con scopi ben precisi. L’individualità d’ogni individuo era assicurata solo se egli rispettava le regole della società in cui viveva e riscopriva la sua autonomia all’interno di una società organizzata come la scuola.
Una scuola capace di assicurare un’alfabetizzazione culturale uguale per tutti, una scuola creativa che assicurasse strumenti e metodi di ricerca in cui ci fosse una partecipazione veramente attiva dell’allievo. Questa partecipazione poteva esistere solo se la scuola era legata alla vita. Una salda istruzione di base richiedeva un certo dogmatismo unito a sforzo disciplina anche fisica e di studio.
Quindi come sosteneva lo stesso Gramsci “anche lo studio è un mestiere, e molto faticoso, con uno speciale tirocinio, oltre che intellettuale, anche muscolare e nervoso. E’ un processo d’adattamento, è un abito acquisito con lo sforzo, la noia e anche con la sofferenza”. Gramsci prendeva così le distanze dall’idealismo, ma anche dalle concezioni spiritualistiche cattoliche, da Rousseau, dalle scuole nuove e dalle scuole attive.
Anche tra i marxisti italiani, come in Gramsci, la ricerca di un nuovo umanesimo non trascurava di valutare le caratteristiche della vecchia scuola aristocratica e umanistica, per contrapporvi una scuola onnilaterale, articolata e critica, lontana da tutte le chiusure, come quelle dell’idealismo contro la scienza e l’economia o quelle cattoliche contro il rinnovamento in senso pluralistico, delle istituzioni scolastiche del paese.
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Informazioni tesi
Autore: | Ruggiero Dibitonto |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Firenze |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Scienze della Formazione Primaria |
Relatore: | Gianfranco Bandini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 221 |
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