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L'essere adulto e disabile: una sfida difficile nella società

Invecchiamento e disabilità

L’uomo attraversa diversi stadi evolutivi nel corso della sua vita, giungendo infine nella fase che lo psicologo Erikson aveva definito della vecchiaia. Questo periodo che racchiude l’arco di tempo oltre i 65 anni di età fino alla morte della persona, è caratterizzato da un progressivo e più o meno lento decadimento delle funzioni dal punto di vista fisico e psichico. In questa fase evolutiva viene meno la propria autonomia e le capacità sino a prima possedute, venendosi a creare una crescente necessità di avere il supporto di una figura. Nella maggior parte dei casi, quando si tratta di persone in salute, sono i figli o i nipoti che si prendono cura dei propri famigliari quando questi diventano anziani e hanno bisogno di un aiuto. L’aiuto può venire in maniera diretta dai famigliari oppure avvalendosi di figure esterne quali le badanti o in altri casi l’assistenza domiciliare, un servizio preposto dal territorio che si avvale di figure professionali quali infermieri e medici. In altri casi ancora, quando invece le condizioni di salute della persona anziana dal punto di vista fisico e psichico non sono buone, si ricorre alle strutture territoriali in cui le persone anziane vivono e vengono assistite continuamente dal un team preposto di infermieri, educatori, medici e volontari.
L’ULSS 8, della città di Vicenza, offre servizi residenziali alle persone con disabilità, proponendo anche interventi riabilitativi, assistenziali e anche di intrattenimento. All’interno di queste comunità entrano a farne parte persone sia adulte che anziane, previa valutazione multidimensionale (riguardante aspetti sanitari, familiari, sociali ed economici) da parte delle figure professionali del distretto, quali assistenti sociali, educatori, psicologi ecc.

I centri a disposizione si differenziano in base alla situazione socio-sanitaria della persona e sono così suddivisi:

- comunità alloggio per persone con disabilità: strutture che accolgono persone disabili che non hanno un nucleo famigliare o non possono rimanerci all’interno, in cui sono presenti operatori socio-sanitari ed educatori di giorno e di notte. Una delle comunità alloggio presente sul territorio di Vicenza prende il nome Via Cerato, nata nel 1988, la cui finalità è quella di offrire tale servizio. La particolarità di questa comunità è di essere inserita in un condominio abitato da altre famiglie, inserita in un contesto cittadino. L’obiettivo è quello di promuovere l’integrazione tra i componenti della struttura e creare un certo clima di contesto sociale. L’inserimento di questa comunità all’interno del quartiere cittadino ha come fine quello di far sviluppare e far mettere in atto alle persone disabili abilità sociali, utilizzando gli spazi ricreativi che offre il quartiere, come il parco, il cinema, il supermercato, con obiettivi educativi e formativi. Si tratta di una comunità parzialmente ‘aperta’;

- comunità di tipo familiare: è un servizio rivolto ad adulti con un bisogno minimo di assistenza; situazione a schema familiare per la presenza permanente di una famiglia o di almeno due adulti di ambo i sensi che svolgono la funzione di educatori e tutori;

- gruppo appartamento: costituito da una struttura formata da alcuni appartamenti per accogliere adulti disabili con buoni livelli di autosufficienza e per cui è necessaria una bassa soglia di protezione, garantita da operatori solo in alcuni momenti della giornata.

Nella città di Vicenza sono presenti diverse strutture tra cui La Casa e L’Orchidea che costituiscono nuclei abitativi protetti che accolgono persone con disabilità con buoni livelli di autosufficienza. Il fine è quello di supportare queste persone nella gestione della vita quotidiana. Le persone devono coabitare condividendo lo stesso nucleo abitativo e svolgendo ognuna a turno le mansioni per la gestione dell’appartamento.
All’interno di queste strutture, specialmente nelle comunità di alloggio e in quelle residenziali, sono presenti figure professionali quali gli operatori socio-sanitari e gli educatori che hanno il compito di seguire la persona nelle diverse fasi della giornata e sviluppare attività che sollecitino le abilità possedute o quelle residue della persona.
La presenza di tali servizi nel territorio è molto importante in quanto le persone anziane, in più se disabili, rappresentano un gruppo vulnerabile nella società; grazie a queste opportunità c’è la possibilità che non si verifichi il fenomeno dell’isolamento sociale.

In tutti i contesti di vita, così come in quello degli istituti che accolgono le persone disabili, emergono fattori che mettono in risalto l’aspetto della complessità del processo educativo e formativo messo appunto dalle figure preposte. Nel momento in cui emerge la complessità si avverte la necessità di sviluppare interventi che mirino alla sostenibilità riguardante la relazione fra le persone e i modelli di sviluppo.
Prendendo come riferimento il centro diurno Club 16:00, la complessità emerge nella caratteristica del gruppo stesso, ossia per il fatto che si tratta di un gruppo eterogeneo di persone, di genere femminile e maschile, con età che variano dai 30 e i 65 anni e con situazioni economiche, familiari e sociali nettamente diverse le une dalle altre.
Risulta talvolta complessa l’organizzazione delle attività pomeridiane, l’integrazione tra i membri del gruppo e la scelta degli argomenti di discussione durante le attività formative.
Gli interessi tra i soci sono diversi, le differenze di età e di genere portano alla formazione di sottogruppi all’interno del gruppo non favorendo una integrazione globale.
Quello che è necessario fare è cercare di mediare, ossia di trovare mediazioni e vie risolutive per riuscire ad andare incontro alle esigenze di tutti.
La sostenibilità è una dimensione che riguarda il «bene comune» ossia agire nell’ottica del bene per la persona, senza rivalità ed esclusività; è questo quello che l’azione educativa in generale, così come quella presente all’interno del Club 16:00, ha come obiettivo.
Bisogna agire all’interno della inevitabile complessità promuovendo la sostenibilità.
L’organizzazione interna del gruppo promuove la sostenibilità attraverso una suddivisione dei ruoli, per cui a ogni membro è assegnato un compito temporaneo che verrà ceduto ad un altro membro al termine del tempo previsto, attuando così una rotazione di ruoli nel gruppo. Questa dinamica è stata messa a punto nel momento in cui i soci avevano delle preferenze e delle richieste che talvolta si sovrapponevano le une con le altre, in questo modo si è reso possibile dare a tutti la possibilità di ricoprire tutti i ruoli previsti concordati in gruppo.

La doppia valenza educativa si riflette nel mettere a contatto le persone del gruppo con la dimensione del compito, del ruolo, delle regole e dei tempi specifici; al tempo stesso il fatto di dover eseguire la propria mansione nel modo migliore, rispettando il proprio turno e sopportando il fatto di poter svolgere mansioni più o meno piacevoli.
La complessità è l’elemento che caratterizza la società contemporanea a diversi livelli e la sostenibilità deve essere la soluzione più appropriata (che comporta anche una opzione etica) per fronteggiare la complessità, per poterla trasformare in una occasione di apprendimento e formazione e non avvertirla come fattore di ostacolo.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'essere adulto e disabile: una sfida difficile nella società

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Informazioni tesi

  Autore: Marina Carlotta Peruzzo
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2016-17
  Università: IUSVE - Istituto Universitario Salesiano Venezia
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia
  Relatore: Roberto Albarea
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 67

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