Vitivinicoltura e innovazione territoriale
Internazionalizzazione del gusto
Con la scoperta dell’America ha avuto inizio l’Evo Moderno, durante il quale l’immigrazione italiana ha contribuito a creare la viticoltura di molti paesi dell’America del Nord e Latina, oltre che dell’Australia. Pochi secoli dopo, con le nuove tipologie di viti, vengono importati in Europa i peggiori parassiti per la pianta: il “mal bianco della vite53”, la filossera54 (insetto) e la temutissima peronospora.
All’epoca la viticoltura europea ha attraversato un momento di grande crisi, da cui è uscita rinnovata ed arricchita del prezioso bagaglio del progresso scientifico.
È evidente l’influenza di scenari nuovi ed importanti spazi di produzione vitivinicola, che si sono dapprima affacciati e poi prepotentemente imposti nel mercato internazionale: l’ingresso delle regioni nord e sud americane, africane e del nuovissimo continente tra i paesi produttori, se non rappresenta una variazione assoluta nella geografia vitivinicola, tuttavia pone le basi per lo sviluppo di una viticoltura nuova, fondata su tecniche produttive innovative, nella quale il vitigno assume ruolo determinante se considerato in rapporto al territorio. Si è consolidata la logica secondo la quale in territori storicamente lontani dalla viticoltura sono stati impiantati vitigni importati ed acclimatati di successo, sicuramente attrattivi per il mercato globale. Senza sminuire la qualità del lavoro svolto e dei vini prodotti in California, Cile, Argentina, Sudafrica o Australia, è tuttavia importante sottolineare che la logica cui è sottesa l’attenzione verso massicci investimenti in ricerca e sviluppo punta, oggi come allora, sulla forza del vitigno, negando l’importanza del territorio e delle sue influenze. Questi nuovi produttori si vanno progressivamente imponendo nel mercato mondiale con produzioni di alto livello.
Pertanto è necessario che i territori a vocazione vitivinicola storica, tra cui l’Italia, per salvaguardare il ruolo primate, valutino i possibili effetti di un’offerta produttiva intimamente rinnovata.
A partire dagli anni Ottanta hanno riscosso successo i vini di nuova provenienza, prodotti con vitigni noti (nella grande maggioranza varietà di Cabernet-Sauvignon e Chardonnay di Merlot, di Sirah e di Sangiovese) impiantati in zone precedentemente non interessate da questo tipo di coltura.
Considerata la tendenza dimostrata da parte della produzione vitivinicola ad acquistare nuovi spazi di provenienza e di concorrenza, il mercato del consumo risulta notevolmente ampliato: se nuovi (o presunti tali) sono i territori di produzione, nuova risulta la geografia dei consumatori di vino, che acquisisce mercati, paesi e culture tradizionalmente lontani: il Giappone, gli Usa, l’Inghilterra ed i Paesi Scandinavi, per poi inglobare un’ampia fetta dell’ex sistema sovietico. Paesi produttori e Paesi consumatori cambiano ed innescano trasformazioni profonde, capaci di provocare ricadute in diversi settori.
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Vitivinicoltura e innovazione territoriale
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Informazioni tesi
Autore: | Alessandra Miccoli |
Tipo: | Tesi di Dottorato |
Dottorato in | Gestione dell'ambiente e delle risorse del territorio |
Anno: | 2007 |
Docente/Relatore: | Fabio Pollice |
Istituito da: | Università degli Studi del Salento |
Dipartimento: | Studi Storici dal Medioevo all'età Contemporanea |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 301 |
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