Il caso di Mario Biondo: omicidio o suicidio?
Indagini criminologiche: staging ed analisi comportamentale
Mario Biondo è stato ritrovato impiccato ad una libreria con una pashmina intorno al collo, questo ufficialmente.
La prima a trovare il cadavere è stata la governante della coppia, Vilma Graciela Uilca Uaraca, la quale entra nell’appartamento e dichiara ai giudici di aver trovato il giovane alla libreria. Invece, qualche giorno dopo la tragedia, rilascia un’intervista al quotidiano ABC, affermando di aver rinvenuto il corpo sul letto, dichiarazione che rimane pubblica solo per tre giorni.
L’affermazione della donna risulta alquanto interessante, perché se Mario fosse morto in camera sua, sul letto, coinciderebbero vari importanti fattori:
• La testimonianza della vicina Heidi Tomás Hoss
• Lo stato di rigor mortis
Quando Heidi Tomás Hoss viene ascoltata, dichiara di aver sentito dei rumori provenire dall’abitazione dei Biondo la notte in cui Mario perde la vita. Rumori che vengono descritti come dei versi, per questo la vicina pensava che si stesse trattando di autoerotismo. È importante tener presente che il soggiorno dell’appartamento della testimone confina con la camera da letto dei coniugi Biondo.
Il rigor mortis è la rigidità muscolare che un corpo acquista dopo la morte. È una condizione particolare della muscolatura, che consiste nella retrazione e compattezza graduale di un cadavere. Questa rigidità può essere accelerata da alcuni fattori, come in cadaveri di persone morte con ipertermia anche se la temperatura ambientale può essere normale, ma anche nelle morti per overdose da cocaina, PCP o metamfetamine.
Dopo la morte del soggetto, avviene una fase di flaccidezza e successivamente, dopo tre ore circa, l’inizio del rigor. La rigidezza completa arriva nell’arco di circa 10-12 ore in un adulto medio, quando la temperatura ambientale è di circa 20-25 °C. Quindi, quando viene rinvenuto il cadavere del cameraman, dovrebbe essere nel mezzo del rigor mortis. Il corpo rimarrà apparentemente rigido per 24-36 ore mantenendo una temperatura pressoché uguale a quella ambientale soprariportata, prima che la decomposizione cominci a dissolvere i muscoli e li induca a rilasciarsi, seguendo lo stesso ordine in cui si sono irrigiditi. Se la rigidità è in via di instaurazione potrà essere modificata facilmente e riformarsi nella nuova posizione, se invece, è già stata modificata una volta non si potrà più riformare.
La contrattura cadaverica si esprime attraverso la formazione di legami tra filamenti di actina e filamenti di miosina, dando origine all’acto-miosina. Affinché i filamenti di actina e miosina si stacchino è necessaria l’ATP, quando questa viene a mancare a causa della morte, c’è il rigor. Nei soggetti colti dalla morte durante un’intensa attività fisica, il rigor mortis avviene rapidamente, in quando l’ATP si trasforma in ADP.
A seguito del rigor mortis, la rigidità delle articolazioni permette loro di assumere una determinata posizione in cui i cadaveri si trovano subito dopo il decesso, utile per poter verificare la congruità della posizione cadaverica rispetto alla posizione nell’ambiente.
Esiste anche un caso particolare chiamato rigidità catalettica: è un evento raro nel quale la rigidità compare istantaneamente in seguito al decesso.
Nella sopraindicata Fig. 1 viene rappresentato il cadavere di Mario: nella parte sinistra la posizione in cui è stato rivenuto il corpo, nella parte destra come il corpo potrebbe aver raggiunto lo stato di rigor mortis.
Continuando a capire se ciò possa avere una validità, è importante sottolineare il fattore ipostasi.
Le ipostasi rientrano tra i fenomeni cadaverici consecutivi e compaiono in seguito alla cessazione dell’attività cardiaca: il sangue si accumula nelle zone più basse per gravità. Questo fenomeno porta il sangue a depositarsi nelle regioni declivi del cadavere e a riempiere i vasi del derma, facendo apparire nella cute una colorazione rosso vinosa. Tutto ciò porta a un contrasto tra le parti elevate che diventano più pallide e restano asciutte e quelle declivi che, invece, diventano più umide e colorate.
Si formano macchie anche in sede epistatica per spostamento del sangue dovuto alla residua attività contrattile delle arteriole.
Quindi, seguendo la gravità, in base a come un cadavere rimane o viene posto, la posizione delle ipostasi più cambiare:
• Posizione supina: si formano sulla nuca, sul dorso e sulla parte posteriore degli arti;
• Posizione prona: il fenomeno si presenta sul viso e sulle regioni ventrali del tronco;
• Negli annegati: si riscontrano sul viso, sulle spalle e sul torace anteriore;
• Negli impiccati: si trovano nelle parti distali degli arti, disposte “a guanto” e/o “a calzino”.
Le ipostasi iniziano a comparire mezz’ora dopo la morte, ma sono ancora tenue, di un colore rosa pallido; confluendo nei punti più in basso, si rendono più evidenti dopo circa tre ore, raggiungendo la massima estensione ed intensità dopo circa 12-18 ore.
Lo stato del sangue incide sulla velocità della comparsa delle ipostasi: se per esempio vi è fluidità del sangue, come nelle asfissie acute, morti improvvise o avvelenamento da anticoagulanti, la loro manifestazione sarà precoce e più intensa; invece, se vi è una maggiore coagulazione del sangue, disidratazione o morte per dissanguamento, la comparsa sarà più tardiva e scarsa.
Il processo di fissazione dell’ipostasi avviene in maniera graduale. All’inizio si ha una semplice replezione ipostatica dei vasi da parte della massa ematica, che per un qualche tempo rimane fluida; successivamente si ha la dissierazione e sedimentazione degli eritrociti, quindi l’emoglobina sprigionata dai primi eritrociti emolizzati imbibisce i tessuti perivasali; infine, anche gli eritrociti passano attraverso le pareti disgregate dei vasi.
Esistono tre fasi delle ipostasi:
1) Fase della migrazione totale: nelle prime 6-8 ore dopo il decesso, lo spostamento del cadavere causa la scomparsa delle ipostasi che sono in via di formazione e la comparsa nelle nuove sedi declivi;
2) Fase della migrazione parziale, o di fissità relativa: Tra le 8-12 ore, spostando il cadavere si ha un impallidimento delle ipostasi primitive e la comparsa di altre ipostasi tenui nelle nuove sedi declivi;
3) Fase della fissità assoluta: dopo le 15 ore, le ipostasi non si modificano con gli spostamenti del cadavere.
Un fattore che può far capire a prima vista il tipo di morte di un cadavere o il fenomeno cadaverico trasformativo che sta attraversando, è dato dal colore delle ipostasi. Generalmente il loro colore è rosso vinoso, ma a seconda della morte, possono assumere diversi colori:
• Tonalità cianotica: morti asfittiche
• Rosso vivo: avvelenamento da monossido di carbonio
• Blu ardesia: avvelenamenti da sostanze metaemoglobinizzanti
• Rosso acceso: avvelenamento da acido cianifrico e cianuri
• Rosso-rosa: nei cadaveri degli annegati, sia per rallentamento dei processi di ossidazione causati da bassa temperatura, che per diffusione di ossigeno attraverso la cute umida
• Rosso verdastro: stato di putrefazione
Le ipostasi sono un fattore di fondamentale importanza, perché costituiscono un segno di morte, in quanto legate all’arresto dell’attività cardiaca; forniscono informazioni, come nel caso di Mario, sulla cronologia della morte, sulla posizione e sugli spostamenti del cadavere, su alcune cause di morte o il fenomeno cadaverico trasformativo, come nel caso della putrefazione.
Analizzando il caso di Mario, il cadavere presenta delle ipostasi. Nella Figura 2 si possono notare le cosiddette ipostasi “a guanto” e “a calzino”, quelle dovute alla posizione appesa del corpo, perché come riportato in precedenza, esse si formano nelle parti più in basso per gravità rispetto alla posizione del cadavere. Mario, però, presenterebbe anche un’ipostasi sulla schiena, facendo intendere che il corpo è stato, per diverse ore, in posizione supina, magari sul letto o sul divano, e solo successivamente, spostato sulla libreria.
Come era stato dichiarato all’inizio, Mario sarebbe morto suicidio per via dell’impiccamento, la più importante asfissia meccanica, dove l’occlusione delle vie aeree avviene con una compressione del collo esercitata da laccio posto in tensione dal peso della vittima o da parte di esso. La modalità dell’impiccamento è determinata dall’utilizzo di un mezzo flessibile
composto da due estremità: una fissata ad un punto elevato, l’altra annodata ad ansa. Per far sì che il gesto si compia, l’individuo si porta in una posizione elevata, facendo passare la testa all’interno dell’ansa, facendosi abbandonare nel vuoto.
Esistono due tipi di impiccamento:
• Completo: quando il corpo è completamente sospeso nel vuoto
• Incompleto: quando una parte è appoggiata al suolo
La morte da impiccamento è rapida e riconducibile a tre fattori:
• Fattore asfittico: il lancio, generalmente situato nello spazio tiro-ioideo, sposta indietro ed in alto l’osso ioide e la base della lingua che andando a premere contro il palato e la faringe occlude le vie aeree. Questo fattore non è indispensabile, perché posso perdere la vita per impiccamento anche soggetti tracheotomizzati;
• Fattore circolatorio: l’occlusione delle carotidi, ed eventualmente delle vertebrali, provoca un’anossia cerebrale portando ad un’immediata perdita di coscienza. La chiusura delle giugulari causa una stasi venosa acutissima del territorio cefalico;
• Fattore neuro-vegetativo: la stimolazione del nervo vago e dei recettori seno-carotidei può portare all’arresto cardiaco immediato con morte da inibizione riflessa.
Il segno più caratteristico dell’impiccamento è il solco, dovuta alla compressione del laccio sul collo, il quale persiste sul cadavere anche dopo che il laccio viene rimosso. Il solco può rivelare il tipo di laccio che è stato utilizzato:
• Molle: quando la compressione è avvenuta con un laccio soffice e largo;
• Duro: con un’escoriazione se il laccio aveva una superficie scabra e consistente.
Il solco che viene lasciato è obliquo dal basso verso l’alto e può essere:
• Ineguale: più profondo a livello dell’ansa e degradante verso il nodo;
• Discontinuo: si interrompe a livello del nodo dove la forza di trazione discosta il laccio sulla cute
Altri segni riscontrabili sono ad esempio: emorragie del derma, lacerazione delle fibre dei muscoli del collo, frattura e lussazione dell’osso ioide, cianosi intensa del volto, ipostasi negli arti e nelle regioni del bacino, che possono determinare erezione del pene con emissione di sperma, emorragie puntiformi congiuntivali e l’enfisema acuto dei polmoni.
Mario è morto per asfissia, ovvero una sindrome da insufficienza respiratoria acuta determinata da una serie di cause: riduzione dell’O2 ambientale, disturbi della ventilazione, alterazione della diffusione alveolo-capillare, ridotto trasporto ematico dei gas, deficit dell’utilizzazione dell’O2 a livello tissutale.
L’asfissiologia, nel linguaggio medico-legale, studia le asfissie primitive, in quanto la causa agisce in maniera diretta sull’apparato respiratorio, violente e meccaniche, in quanto tale è la forza ostruente.
Le asfissie meccaniche sono di diverse tipologie:
• Soffocazione diretta: occlusione delle vie aeree;
• Soffocazione interna: ostruzione delle vie aeree;
• Soffocazione indiretta: immobilizzazione del torace;
• Impiccamento, strangolamento, strozzamento: compressione delle vie aeree;
• Annegamento, sommersione interna: inondazione delle vie aeree;
• Seppellimento: meccanismi combinati;
• Confinamento: riduzione O2 ambientale.
I sintomi vengono scatenati dall’insufficienza respiratoria acuta, dovuti all’ipossia con ipercapnia e si dividono principalmente in quattro stadi:
1) Stadio della dispnea inspiratoria (30”): è il tentativo di superare l’ostacolo meccanico, si manifestano cianosi, miosi tachicardia, vasodilatazione periferica con ipertensione arteriosa, che può già portare alla perdita di coscienza (PDC);
2) Stadio della dispnea espiratoria (1’): è caratterizzato da sforzi espiratori violenti, dovuti all’ipercapnia, obnubilamento della coscienza, convulsioni tonico-cloniche e paralisi sfinteriche, midriasi, ipertensione arteriosa e tachicardia da ipossia cerebrale;
3) Stadio apnoico (1’): cessano gli atti respiratori e inizia il coma profondo. I battiti cardiaci diventano bradicardici e la pressione arteriosa si abbassa, provocando la cosiddetta morte apparente;
4) Stadio terminale (1’-3’): ricompaiono movimento respiratori brevi ed irregolari da residua attività dei centri bulbari, accompagnati da contrazioni intermittenti delle labbra e delle pinne nasali, ovvero il boccheggiamento e alla fine cessa l’attività cardiaca.
Quando il cadavere di Mario è stato rinvenuto, molti segni evidenti sul corpo che potrebbero dare una risposta su ciò che è successo, vengono lasciati in secondo piano. Questi segni raccontano un soffocamento diverso rispetto a quello da impiccamento, come spiegato dal Dott. Livio Milone, medico legale incaricato dalla famiglia Biondo.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Il caso di Mario Biondo: omicidio o suicidio?
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Informazioni tesi
Autore: | Kevin Tricca |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2021-22 |
Università: | UNINT - Università degli studi Internazionali di Roma |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Investigazione, Criminalità e Sicurezza internazionale |
Relatore: | Vincenzo Maria Mastronardi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 107 |
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