L'eCommerce: strumento di contrasto alla crisi economico-sanitaria. Il caso Decathlon
Impatto della pandemia sulle aziende
MULTINAZIONALI
Studi effettuati nel 2021, quindi ad un anno di distanza dal ciclone che si è abbattuto sull'intero mondo, evidenziano che sono veramente poche le aziende a salvarsi da questo fenomeno, a differenza di molte altre aziende che hanno riportato danni a bilanci e quotazioni in borsa, investimenti persi o compromessi e crolli dell'occupazione. Un importante studio condotto da Mediobanca analizza questo impatto su bilanci del 2020 di grandi multinazionali mondiali con fatturato almeno di tre miliardi di euro annui. Dalla ricerca, in primis, emerge come tutti i segmenti dell'industria mondiale siano stati toccati e compromessi. Nonostante i profitti medi delle maggiori multinazionali abbiano subito una riduzione del 3,1% rispetto al 2019, numerose categorie hanno fatto registrare numeri alquanto preoccupanti, che superano ampiamente oltre il 10% di riduzione dei profitti. I settori maggiormente colpiti sono quelli in cui hanno pesato di più i lockdown e le restrizioni, come il settore petrolifero (-32,9%), i trasporti (-26,8%) e la moda (-17,3%).
Per quanto riguarda la scelta degli investimenti, molte aziende hanno optato per posticipare i loro progetti di investimento in un futuro più normalizzato. Tra le aziende che invece, hanno risentito poco nulla della crisi, anzi, non hanno avuto rilevanti rallentamenti, sono quelle agroalimentari e soprattutto l'intero comparto dei beni e servizi digitali. Questi addirittura, in alcuni casi, hanno registrato crescita nei profitti: è il caso delle multinazionali del WebSoft, che attraverso la fornitura di servizi digitali, approfittando della pandemia, hanno avuto un'accelerata nella crescita (+19,5%). Gli aumenti di fatturato hanno interessato anche la grande distribuzione (+8,5%), anche se bisogna sottolineare come questa crescita sia stata influenzata dalla vendita online (+115%), con piattaforme come Amazon e Alibaba che hanno raggiunto un incremento dei profitti del 40% in più. Altre attività in particolare che hanno aumentato il proprio fatturato, sono: supermercati e discount, e comparti come l'alimentazione (+7,9%) e dell'elettronica (+5,4%) hanno registrato crescita di profitto in ogni trimestre del 2020. I ricavi più corposi, dunque, provengono dalle multinazionali del web (+32,3%), quindi anche il settore dei pagamenti digitali (+11,9%), forti del boom dell'eCommerce (dato che era l'unico modo per comprare beni non primari), e case farmaceutiche (+10,1%).
Dal punto di vista dell'occupazione, nonostante si sia lavorato di meno rispetto al periodo pre-covid a livello di ore, l'adozione di misure adottate a salvaguardia dell'occupazione, ha consentito di evitare un crollo generale e quindi portare alla chiusura delle imprese. Addirittura, si è registrato un aumento dell'1,5% del dato forza lavoro nelle multinazionali, grazie alla ripresa economica cinese e alle assunzioni effettuate dalle WebSoft (+29,6%).
Geograficamente, invece, si può affermare che le multinazionali dell'area Asia pacifico e quelle Americane sono quelle che sono uscite meglio dalla crisi con valori di ricavi praticamente invariati; mentre quelle europee hanno subito il contraccolpo più grande con un -14,5% di ricavi, e tra i paesi dell'Unione, l'Italia è quella in cui le multinazionali registrano cali più importanti con una media del -29%, causati anche dall'assenza di grandi operatori nella new economy e nell'elettronica. Le multinazionali cinesi, seppur per prime, si sono dovute trovare a fronteggiare la crisi, e anche per prime ne sono uscite, con una crescita di ricavi a fine 2020 del +11,2% e dell'occupazione +8%.34
Come già accennato, l'Italia è il paese che registra non solo più contagi e vittime dovute alla pandemia, ma anche quella che perde maggiormente in termini di Pil pari all'8,8% nel 2020, causa, appunto, blocco di attività sociali e produttive. Indispensabili sono stati gli aiuti da parte del Governo e della Banca Centrale, sia di natura monetaria che fiscale, che hanno contribuito ad assorbire parzialmente lo shock della crisi, evitando a diverse aziende, ma non a tutte, di procedere ad una liquidazione giudiziaria.35 Ma nonostante questo dato emblematico, risulta che in Italia nel 2020, i fallimenti aziendali sono diminuiti del 31,6%, meglio dell'Italia sono Danimarca (-33,8%) e Francia (-39,9%). Tale resilienza è dovuta soprattutto all'intervento di aiuti pubblici, come la sospensione dell'obbligo di ricapitalizzazione, improcedibilità di fallimenti e proroghe legate a concordati. Ma questi fallimenti potrebbero però concretizzassi negli anni seguenti, il che significa che il Covid non ha ancora manifestato i veri effetti negativi sull'economia delle nostre aziende. Questo dato è dovuto al fatto che in larga parte le aziende sono state aiutate da interventi governativi e quindi, in futuro, senza di questi potrebbero fallire.36
PMI
Questa tipologia di imprese sono le prime a risentire della crisi essendo più vulnerabili rispetto alle multinazionali, ancor di più della crisi del 2008, con un serio pericolo di sopravvivenza per il più del 50% di queste. Ad esempio, le Pmi che rappresentano il 60- 70% dell'occupazione dei Paesi OCSE, risultano avere ovviamente un forte impatto sulle economie nazionali e quindi anche sulle prospettive di crescita mondiali del settore finanziario e anche in quello bancario.
Le cause di vulnerabilità di questa tipologia di aziende, rispetto alle multinazionali, sono varie:
• molte operano in settori compromessi come quello del turismo, trasporti, ristorazione, costruzioni, moda, servizi professionali, con un numero limitato di fornitori e magazzino.
• Produzione bloccata, anche post lockdown, per mancanza di materie prime, componenti, soprattutto quando i fornitori arrivano da paesi lontani e gravemente colpiti dalla pandemia.
• Elevati costi per sanificazione degli stabilimenti produttivi e dispositivi di protezione per i dipendenti
• Difficoltà nell'uso dello smart working causa scarsa cultura digitale.
• Difficoltà nel reperire informazioni necessarie per contrastare il virus e accedere agli aiuti previsti dal governo per certe categorie di persone e lavoratori.
Affinché non si dichiari fallimento post crisi, economisti dell'Ocse, suggeriscono di continuare a sostenere tali aziende tramite politiche ed investimenti importanti. Dato che la crisi offre un'opportunità di rivedere il proprio business e sfruttare vie secondarie di profitti attraverso la digitalizzazione o interfacciarsi con nuovi mercati.[...]
34 Osborn T., 2021. Mediobanca: Multinazionali, l’impatto del Covid (a più di un anno dalla pandemia
35 Allianz, 2020. Covid19: l’impatto sull’economia italiana
36 Alvarez e Marsal, 2021. Impatto finanziario del covid sulle aziende: le imprese italiane meglio del resto d’Europa.
Questo brano è tratto dalla tesi:
L'eCommerce: strumento di contrasto alla crisi economico-sanitaria. Il caso Decathlon
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Informazioni tesi
Autore: | Giuseppe Lia |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2022-23 |
Università: | Università degli Studi di Bergamo |
Facoltà: | Scienze Economiche e Aziendali |
Corso: | Scienze dell'economia |
Relatore: | Damiano Montani |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 111 |
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