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Immaginazione e immaginario: Sartre e il concetto di immagine

Immaginazione e coscienza immaginativa

Paolo Spinicci nella sua opera Simile alle ombre e al sogno, afferma che

noi uomini siamo accomunati da un particolare "atteggiamento rispetto alle immagini", un atteggiamento che può cambiare e che si è scandito in varie forme nella storia della nostra cultura, ma che è caratterizzato da una peculiare "vicinanza" alle immagini e dalla convinzione che esse abbiano comunque molto da dirci. Non è ovvio che sia così e soprattutto non si comprende come ciò sia possibile se ci si ostina a rinchiudersi nella dimensione "puramente percettiva" delle immagini. Questa dimensione è centrale [...] ma non basta per spiegare che cosa ci faccia sentire le immagini così vicine e ciò che raffigurano così prossimo a noi. [...] Guardare non basta: è necessario disporre la scena raffigurata in una trama immaginativa che ci consenta di fare come se le presenze che occupano lo spazio figurativo fossero capaci di una vita propria, seppure soltanto nello spazio racchiuso dalle virgolette dell'immaginazione.

In questo contesto, egli ribadisce poi che l'immaginazione, pur essendo legata alle raffigurazioni, non incide sul mondo reale, ma agisce in un universo differente. A differenza di quanto appena detto, la percezione fa riferimento solamente alla realtà in quanto consiste nello studio di un oggetto a partire dall'esistenza fisica dell'oggetto stesso.

Come già analizzato in precedenza, immaginazione e percezione costituiscono due diverse forme di coscienza inconciliabili l'una con l'altra dal momento che la percezione pone il proprio oggetto come esistente e presente, mentre l'immaginazione come irreale ed inesistente; di conseguenza caratteristica propria dell'immaginazione è il fatto di non poter essere ridotta a percezione.

Sartre dopo una breve precisazione riguardo l'uso della parola «coscienza» passerà, nel primo capitolo de L'immaginario, alla rassegna delle caratteristiche fondamentali dell'immagine. Ciò che si appresta a fare dunque è una fenomenologia dell'immagine attraverso la produzione di immagini, la riflessione su di esse e l'esposizione delle loro caratteristiche.

Appare ormai ovvia la prima di queste peculiarità: l'immagine è una forma di coscienza. Riconosciamo in quest'affermazione “la guida” che ci ha permesso di prendere le distanze da quella illusione d'immanenza che ha accompagnato le teorie passate riguardo il concetto di immagine. Per illusione d'immanenza si intende la tendenza a considerare l'immagine come un oggetto e a porre l'immagine stessa all'interno della coscienza.

La riflessione gioca un ruolo fondamentale nella ricerca e nella descrizione dell'immagine, infatti Sartre in questo caso condivide il pensiero di Descartes secondo cui «una coscienza riflessiva ci fornisce dei dati assolutamente certi». Proprio grazie ad essa giungiamo alla conclusione secondo cui l'immagine rappresenta semplicemente il rapporto tra coscienza ed oggetto, o per meglio dire, rappresenta un certo tipo di rapporto tra questi due. La riflessione ci insegna che immagine e percezione differiscono tra loro in quanto costituiscono due modi diversi attraverso cui la coscienza si rapporta con l'oggetto, infatti oggetto dell'immagine e oggetto della percezione sono identici. In sintesi dunque l'immagine non è altro che un rapporto.

La seconda caratteristica riguarda il fenomeno di quasi-osservazione, come viene definito da Sartre. «Il nostro atteggiamento verso l'oggetto dell'immagine potrebbe essere chiamato “quasi-osservazione”. In effetti ci troviamo nell'atteggiamento dell'osservatore, ma è un'osservazione che non apprende nulla».

La nostra coscienza immaginativa ci pone in uno stato nel quale l'immagine che noi abbiamo di un oggetto non ci insegna nulla, o per meglio dire, non ci insegna nulla di nuovo; ne deriva tuttavia una conoscenza dell'oggetto immediata e certa. Per quanto riguarda la percezione il discorso è differente, infatti non fornisce un sapere immediato e certo così come accade nella coscienza immaginativa, dove al contrario abbiamo un sapere che si forma lentamente.

Nella percezione, dall'osservazione di un oggetto deriva un'ipotesi: mentre nell'immaginare un oggetto abbiamo una visione totale di quest'ultimo derivata dal fatto che l'oggetto mi appare nella sua essenza per ciò che esso è realmente, nel percepire è possibile osservare l'oggetto solamente un lato alla volta dovendo necessariamente, come afferma Sartre nel suo saggio, girare intorno ad esso per poterne avere una considerazione totale.
In sintesi, se percepisco un oggetto, questo mi appare in una serie di proiezioni che potrebbero poi modificare la mia ipotesi a riguardo, mentre se penso lo stesso oggetto avrò un'unica immagine immediata e certa.

Ogni tipo di coscienza stabilisce il proprio oggetto in un certo modo: la coscienza immaginativa (a differenza della percezione che pone il proprio come esistente) implica un atto posizionale e, attraverso questo atto, essa può porre l'oggetto come inesistente, come assente, come esistente altrove oppure può semplicemente non porre l'oggetto come esistente (sospensione o neutralizzazione della tesi): è dunque l'atto posizionale che costituisce l'immaginazione.

Riguardo questa sospensione, è ciò che accade per esempio quando vedo un uomo da lontano venire verso di me e faccio un'ipotesi sull'identità dell'uomo affermando che egli potrebbe essere una persona di mia conoscenza: la mia intenzione mira direttamente a Pierre nella sua corporeità, al Pierre che esiste in questo momento in un determinato posto. In questo modo però l'immagine creata dalla mia coscienza implica necessariamente un nulla essendo l'immagine caratterizzata non da Pierre bensì dalla mia intuizione di Pierre; è dato dunque come “intuitivo-assente”: è assente all'intuizione ma allo stesso tempo si afferma in essa.

Questa situazione ci pone in uno stato di ambiguità nel quale «cerchiamo inutilmente, con la nostra convinzione verso l'oggetto, di far nascere in noi la convinzione che esso esista realmente»; l'immagine che abbiamo di Pierre risulta essere forte e viva, ma l'oggetto si presenta come non essente, quindi come un nulla. La terza caratteristica dunque consiste proprio nel porre l'oggetto come un nulla da parte della coscienza immaginativa.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Immaginazione e immaginario: Sartre e il concetto di immagine

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Informazioni tesi

  Autore: Iacopo Domizi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2015-16
  Università: Università degli Studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Filosofia e Scienze dell'educazione
  Relatore: Adriano Ardovinio
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 55

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