Lo human relations approach come struttura portante della "fabbrica a misura d’uomo": esiste una correlazione tra la Teoria delle relazioni umane di Elton Mayo e il welfare aziendale?
Il welfare state come ''antenato''
L’esperienza del welfare aziendale inizia ben prima della scoperta del ruolo "sociale" dell’azienda. Occorre infatti ricercare le sue origini all’interno delle dinamiche del welfare state, descritto da Harold L. Wilensky come "l’insieme degli standard minimi di protezione governativa relativamente a reddito, nutrizione, salute, abitazione e istruzione, assicurati a ogni cittadino come diritto politico e non come carità" (Wilensky, 1975). Da questa definizione possiamo individuare tre obiettivi che sono perseguiti (ancora oggi) dal welfare state: garantire un tenore di vita minimo e dignitoso a tutti i cittadini; assicurarli in caso di eventi economici e naturali sfavorevoli; fornire alcuni servizi fondamentali, quali l’istruzione e la sanità (Enciclopedia Online Treccani). Si nota che lo Stato, al fine di perseguire tali scopi, adotta alcuni strumenti specifici di carattere economico, quali le corresponsioni in denaro soprattutto in alcune particolari situazioni di incapacità lavorativa (es. vecchiaia, maternità, malattia, invalidità, ecc.), l’erogazione di servizi (es. istruzione, assistenza sanitaria, ecc.), la concessione di benefici fiscali (es. per carichi famigliari) e la regolamentazione di alcuni aspetti dell’attività economica (es. assunzione di persone invalide).
Vediamo ora di rispondere a una delle domande fondamentali: perché nasce il welfare state? Caramani (2015) sostiene a tal proposito che "il welfare state è stato inteso come la risposta (funzionale) ai problemi sociali generati dalla modernizzazione, come risultato dei conflitti politici tra capitale e lavoro nelle moderne società capitaliste e come elemento centrale nella costruzione dei moderni stati-nazione". Nonostante ciò però non possiamo ritrovare una relazione precisa tra il livello dello sviluppo economico o della democratizzazione di una società e lo sviluppo di politiche di welfare state: vi possono essere casi in cui vi è un elevato grado di democratizzazione e di sviluppo economico non accompagnati da un proporzionale intervento dello stato in termini di welfare. A tal proposito si possono ricordare alcuni paesi anglosassoni (Regno Unito, Stati Uniti, Canada), i quali sono risultati "ritardatari" nell’adozione di programmi di protezione sociale se paragonati al loro grado di sviluppo economico (Caramani, 2015).
Nonostante tali divergenze, possiamo individuare alcune politiche di welfare che, nonostante fossero rivolte solo a una minoranza della popolazione, possono essere ricondotte già al XIX secolo. Vi sono state infatti alcune iniziative anticipatrici del welfare state, come ad esempio le Poor Law (Inghilterra, 1597-1834) e alcune riforme sociali promosse da Bismark (seconda metà del 1800). Si dovrà però attendere la seconda metà del ‘900 per vedere lo stato del benessere nel suo pieno sviluppo: a partire dai Piani Beveridge (Inghilterra, 1942-1946) gli stati hanno sviluppato forme di assistenza nei confronti dei cittadini, diventando veri protagonisti dell’attività economica. Lo stato quindi abbandona l’esperienza liberale e l’astensionismo in campo economico per entrare a far parte del gioco; nasce lo stato sociale (o assistenziale) che vede una massiccia partecipazione di quest’ultimo in campo economico, al fine di garantire una sfera sempre più ampia di servizi (e diritti) ai propri cittadini.
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Informazioni tesi
Autore: | Giulia Cavalli |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2017-18 |
Università: | Università degli Studi di Parma |
Facoltà: | Scienze politiche e delle relazioni internazionali |
Corso: | Scienze politiche e delle relazioni internazionali |
Relatore: | Giacomo Degli Antoni |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 85 |
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