Le politiche strutturali della UE per il turismo
Il turismo e la disciplina comunitaria degli aiuti di Stato
L’art. 87 regola i criteri su cui si basa la disciplina degli aiuti di Stato, stabilendo la loro incompatibilità quando possano avere l’effetto di falsare il libero gioco della concorrenza tra Stati membri. Tale divieto generale è stemperato dalla previsione di una compatibilità de jure per alcune categorie di aiuti e di una possibile deroga a favore di aiuti che, pur falsando la concorrenza, perseguono obiettivi di interesse comunitario e sono quindi “tollerabili”.
Il compito di valutare, caso per caso, l’esistenza delle condizioni perché un progetto di aiuto possa essere considerato compatibile, spetta alla Commissione europea. Nell’esercizio di questa funzione la Commissione gode della massima discrezionalità: il Trattato, infatti, non stabilisce condizioni precise o criteri di giudizio oggettivi, cui essa debba attenersi, limitandosi ad indicare un generico metro di valutazione, consistente nella verifica dell’esistenza dell’equilibrio tra l’esigenza di promuovere lo sviluppo di determinate attività o Regioni e quella che gli scambi non siano falsati oltre ciò che può essere considerato l’interesse comune. In sostanza, anche ammettendo che un aiuto falsi la concorrenza, la sua concessione può essere tollerabile (o addirittura auspicabile) quando si persegua un obiettivo che rientri tra gli interessi dell’Unione europea, a condizione che ci sia proporzione, in termini comunitari, tra fattore negativo (la distorsione della concorrenza) ed elemento positivo (lo sviluppo di determinate attività o regioni).
Ciò spiega come non solo le amministrazioni nazionali sui propri bilanci, ma la stessa Unione Europea, stanzino ingenti risorse per promuovere lo sviluppo di regioni arretrate o con ridotte capacità di crescita, la riconversioni di aree in declino industriale, la riqualificazione di quartieri urbani degradati, gli investimenti a favore della ricerca, della tutela dell’ambiente, della formazione, degli investimenti delle imprese, e così via: interventi che, in larga misura, falsano la concorrenza, ma sono appunto giustificati o richiesti dall’interesse comune a sviluppare determinate regioni, a promuovere la ricerca, a salvaguardare l’ambiente, ad accrescere il livello della formazione professionale.
Le valutazioni della Commissione dovrebbero essere fatte situazione per situazione. Questo è, del resto, ciò che è avvenuto almeno nei primi venti anni di vita della Comunità, quando i casi sottoposti alla sua attenzione erano limitati di numero, ma spesso di rilevante interesse e quindi richiedevano un esame specifico. In quell’epoca, per di più, l’incidenza sugli scambi di un aiuto era sicuramente meno significativa di quanto non sia divenuta via via che il mercato unico si veniva realizzando.
È soprattutto a partire dagli anni ’80 che la Commissione ha sentito il bisogno di darsi e di dare delle regole di condotta più “trasparenti” e omogenee, individuando situazioni e comportamenti standard che garantissero una trattazione uniforme di situazioni analoghe. Sono stati così adottati nel tempo, numerosi documenti, che hanno stabilito criteri di giudizio che vengono seguiti in maniera piuttosto rigida, prescindendo dalla valutazione del caso singolo; si tratta di criteri soggetti a revisione nel tempo, per tener conto sia dei cambiamenti delle condizioni degli scambi che dell’esperienza maturata nella loro applicazione. L’insieme di questi documenti, che rappresentano gli orientamenti della Commissione in materia, costituisce, assieme alle disposizioni dei Trattati ed ai pochi atti normativi esistenti, quella che viene definita la disciplina comunitaria degli aiuti di Stato.
Nel valutare gli effetti degli aiuti sul mercato (e stabilire, di conseguenza, limiti e deroghe), la Commissione ha preso in considerazione le imprese in generale, senza fare distinzioni tra un settore e l’altro, tranne per quelli per i quali esiste una specifica politica comunitaria che non può quindi essere disattesa (come i trasporti, l’agricoltura, la siderurgia), o quelli che presentano particolari elementi di sensibilità (l’industria automobilistica), per i quali il giudizio di compatibilità deve essere particolarmente severo.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Le politiche strutturali della UE per il turismo
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Informazioni tesi
Autore: | Marco Schittone |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Palermo |
Facoltà: | Lingue straniere per la comunicazione internazionale |
Corso: | Mediazione linguistica |
Relatore: | Alessandra Pera |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 97 |
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