La strategia antiterrorismo dell’Unione Europea
Il trattato di Amsterdam: cooperazione internazionale di polizia e giudiziaria
Il Trattato di Amsterdam viene firmato il 2 ottobre 1997 dagli allora 15 Paesi dell'Unione europea ed entra in vigore il 1 maggio 1999; esso prevede tra gli obiettivi principali la conservazione e lo sviluppo dell'Unione “quale spazio di libertà, sicurezza e giustizia, in cui sia assicurata la libera circolazione delle persone insieme a misure appropriate per quanto concerne i controlli alle frontiere esterne, l'asilo, l'immigrazione, la prevenzione della criminalità e la lotta contro quest'ultima”.
Esso contiene innovazioni miranti a rafforzare l'unione politica, con nuove disposizioni nelle politiche di libertà, sicurezza e giustizia, compresa la nascita della cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale47, oltre all'integrazione di Schengen nel Terzo pilastro.
Il Terzo pilastro, con il trasferimento della materia dei visti, asilo ed immigrazione nel Trattato della Comunità europea (nuovo titolo IV), perde la denominazione GAI (Giustizia e Affari Interni) e diviene “cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale”, limitata quindi alla lotta alla criminalità.
Da sottolineare è la previsione esplicita della lotta alla criminalità e al terrorismo; gli articoli 30 e 31 descrivono in modo particolareggiato il modello di “azione comune” nei settori della cooperazione di polizia e di quella giudiziaria in materia penale. Per quanto riguarda la cooperazione di polizia, il Trattato prevede una cooperazione operativa nella prevenzione dei crimini, mediante lo scambio di informazioni e l'avvio di iniziative comuni; fondamentale è il riconoscimento di Europol quale principale strumento di tale collaborazione.
Per quanto concerne la cooperazione giudiziaria in materia penale, essa viene perseguita facilitando sia la cooperazione tra ministeri ed autorità giudiziarie sia le procedure per l'estradizione e le iniziative per uniformare i sistemi normativi, al fine di evitare conflitti di giurisdizione e realizzare un'armonizzazione della nozione di reato e di sanzione. Gli Stati membri si informano e consultano regolarmente in seno al Consiglio, che può emanare atti giuridici (posizioni comuni, decisioni quadro, decisioni, convenzioni).
Il Trattato di Amsterdam modifica in parte il ruolo delle Istituzioni all'interno del Terzo pilastro; infatti, pur permanendo il ruolo centrale del Consiglio (composto da tutti gli Stati membri, con il potere di adottare gli atti normativi) e il diritto della Commissione a un potere di iniziativa (condiviso con i Paesi membri), un ruolo di maggiore rilevanza rispetto al passato è riconosciuto al Parlamento europeo: esso mantiene il potere di rivolgere al Consiglio interrogazioni e raccomandazioni, nonché di svolgere un dibattito annuale generale sul tema, e soprattutto si vede riconosciuto il potere di esprimere un parere consultivo per l'adozione delle decisioni e delle convenzioni emanate dal Consiglio.
Viene inoltre riconosciuto alla Corte di Giustizia delle Comunità europee il potere di “pronunciarsi in via pregiudiziale sulla validità o l'interpretazione delle decisioni quadro e delle decisioni, sull'interpretazione delle convenzioni e sulla validità e l'interpretazione degli atti di applicazione”.
Per quanto concerne il Secondo pilastro, il Trattato di Amsterdam conferma sostanzialmente gli stessi obiettivi in materia di PESC fissati a Maastricht, e accenna alla difesa dell'”integrità” dell'Unione e al rafforzamento della “solidarietà politica”.
Il successivo articolo 12 definisce gli strumenti di cui l'Unione dispone. Il Consiglio dell'Unione, sulla base dei principi ed orientamenti generali forniti dal Consiglio europeo, assume le decisioni necessarie per attuare la PESC. Si introduce il nuovo strumento della “strategia comune”: essa definisce i propri obiettivi, la durata e i mezzi di cui disporre, può essere adottata nei settori di importante interesse comune, e viene sviluppata attraverso azioni comuni e posizioni comuni.
Una novità del Trattato è rappresentata dall'attribuzione al Segretario Generale del Consiglio delle funzioni di “Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune”, incaricato di assistere la Presidenza di turno ed il Consiglio e di assumersi la responsabilità della neoistituita “cellula di programmazione politica e tempestivo allarme”, composta da personale del Segretariato Generale, degli Stati membri, della Commissione e dell'UEO.
Questo brano è tratto dalla tesi:
La strategia antiterrorismo dell’Unione Europea
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Informazioni tesi
Autore: | Chiara Lenisa |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Trieste |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze internazionali e diplomatiche |
Relatore: | Maria Paola Pagnini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 62 |
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