Il momento consumativo del favoreggiamento personale

Con la pronuncia in commento la Suprema Corte sembra voler delimitare l’ambito di applicazione della norma incriminatrice del favoreggiamento personale soltanto a condotte effettivamente lesive del bene tutelato, ovvero,il regolare svolgimento del processo penale nella fase delle investigazioni e delle ricerche. Si prende in tal modo posizione contro l’orientamento prevalente in giurisprudenza e dottrina, e pertanto coerente con la costruzione del delitto di favoreggiamento come reato di pericolo, per il quale non si richiede, al fine della consumazione del reato che sia realizzato lo scopo elusivo perseguito, essendo sufficiente il semplice compimento della condotta di aiuto.

Ovviamente il problema dell’esatta individuazione del momento in cui il delitto di cui l’art 378 c.p. deve considerarsi consumato incide necessariamente anche sul limite di configurabilità del tentativo.
Infatti, seguendo l’orientamento rigoroso cui si è accennato, si è arrivati ad escludere la possibilità di ravvisare un tentativo di favoreggiamento personale, nel senso che “il reato di favoreggiamento personale si consuma appena è prestato l’aiuto ad eludere le investigazioni dell’autorità e pertanto, in ordine a tale reato, non è configurabile il tentativo”.
Tale conclusione è in linea con la tesi contraria all’ammissibilità del tentativo nei reati di pericolo,non essendo concepibile con la punizione del “pericolo di pericolo” per violazione del principio di offensività.

Diversamente, altra parte della dottrina ammette, più correttamente,il tentativo anche in tale categoria di reati, ipotizzando il realizzarsi di atti idonei univocamente diretti alla realizzazione della situazione di pericolo incriminata (esempio classico della lettera minatoria intercettata dopo la spedizione quale tentativo di minaccia),adottando come criterio di discrimine tra tentativo configurabile,e non, il diverso parametro della frazionabilità dell’“iter criminis”.