Il test del disegno della famiglia
Il Test del Disegno della Famiglia (DdF)
Il primo ad aver utilizzato il disegno della famiglia è stato Appel nel 1931 il quale ha effettuato una ricerca sull’efficacia terapeutica in una Hospital School con 48 bambini post- encefalitici.
A Potor (1949, 1952) spetta il merito, invece, di aver effettuato uno studio analitico prendendo per la prima volta in considerazione una serie di variabili come la composizione della famiglia, il grado di valorizzazione dei diversi personaggi e la posizione in cui si colloca il bambino, avviando l’utilizzo di tale strumento anche nella pratica clinica.
Da quel momento in poi diversi autori cominciarono ad interessarsi alla schematizzazione dei dati del DdF attraverso lo studio di diverse variabili.
È a Corman (1967) che spetta l’attribuzione della paternità del Test del Disegno della Famiglia.
L’autore, mediante il primo importante studio sulle dinamiche che si possono indagare a partire dalla rappresentazione grafica, utilizza questo strumento allo scopo di indagare i rapporti e le problematiche che il soggetto vive, sia rispetto al proprio nucleo familiare, sia rispetto a ciascun membro.
Tale test era ed è tuttora destinato a bambini a partire dai 6 anni e ad adolescenti fino a 14-15anni e, in breve tempo ebbe un’ampia diffusione sia nella pratica clinica che nell’ambito della ricerca in età evolutiva grazie alla semplicità dalla metodica e le forti basi teoriche su cui si basa.
Il bambino, secondo Corman, attraverso il disegno esprime una rappresentazione soggettiva della vita familiare intesa come un’elaborazione personale delle relazioni familiari realmente esperite.
Secondo Tambelli, Zavattini e Mossi (1995) il disegno della famiglia non rappresenta la famiglia desiderata, né l’espressione dei conflitti reali, piuttosto essa è il prodotto di una “costruzione” in cui le relazioni interiorizzate di natura fantastica vengono proiettate sul mondo esterno che, a sua volta, si mescola alle immagini proiettate.
Questi autori, in linea con le teorie delle relazioni oggettuali, considerano fondamentale la formazione delle rappresentazioni delle prime relazioni significative nella costruzione dell’immagine di sé, inoltre tali rappresentazioni costituiscono dei modelli di riferimento in base ai quali le persone interetano le esperienze, sviluppano delle aspettative e, conseguentemente, pianificano il proprio comportamento.
Il materiale del test consiste in un foglio bianco A4 e una matita di media durezza. In genere si predilige il disegno in bianco e nero anche de l’utilizzo di matite colorate consente di ottenere ulteriori informazioni sulla vita affettiva del soggetto.
La consegna, secondo Corman (1967) prevede che si disegni una famiglia inventata e non la propria famiglia come era stato proposto da Potor, in modo da rendere meno influente la censura dell’Io durante la rappresentazione grafica.
Secondo Corman nel caso in cui il soggetto mostri di non aver compreso si può facilitare il compito completando la consegna dicendo “disegna tutto quello che vuoi: i personaggi pi una famiglia e, se lo desideri, delle cose, degli animali”.
Borrelli – Vincent (1965) al fine di rendere più oggettiva e completa la valutazione del test ritiene preferibile utilizzare sia la consegna di Potor che quella di Corman invitando il bambino a disegnare prima una famiglia inventata e poi la sua famiglia per poi procedere ad un’analisi che considera il confronto tra le due rappresentazioni grafiche. [...]
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Il test del disegno della famiglia
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Informazioni tesi
Autore: | Raffaella Di Nardo |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Seconda Università degli Studi di Napoli |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Psicologia |
Relatore: | Roberto Pedone |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 92 |
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