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Il tema del doppio e l'identità impossibile

Il tema dello specchio

Lo specchio, sin dall’antichità, oltre ad essere un arredo di lusso, viene considerato come un oggetto di riflessione di immagini, ma anche come strumento carico di significati allusivi e inquietanti; l’immagine riflessa non ha consistenza materiale, ma è effimera e illusoria; pertanto, ripropone il dibattito tra realtà e illusione, tra essenza e apparenza.
Lo specchio è considerato anche uno strumento capace di rievocare spiriti e forze ultraterrene oppure di scambiare messaggi con il mondo dei morti.
Nelle arti figurative, in passato, lo specchio era collegato ai vizi capitali e rappresentava soprattutto la superbia e la lussuria: l’ostinazione a volere fissare la propria immagine in chiave erotica, rivela una personalità vanitosa e incline ad una condotta immorale. Per fare un esempio ricordiamo l’unico quadro di nudo femminile del pittore spagnolo Velazquez, “Venere allo specchio” che lega questo oggetto al concetto di seduzione.
L’associazione dello specchio con il narcisismo richiama il mito di Narciso, il giovane che si è era innamorato della propria immagine riflessa nell’acqua, causa della sua disgrazia. “Lo specchio: ruolo e significato nel tempo11

Lo specchiarsi nell’acqua, infatti, era considerato pericoloso, in quanto si pensava che nella profondità dell’acqua si potessero nascondere spiriti maligni capaci di strappare l’anima, racchiusa nell’immagine di chi vi si rifletteva.
Secondo una tradizione trasversale ad ogni epoca, lo specchio è testimone della fragilità dell’esistenza umana e può innescare un senso di smarrimento sconvolgente.
Esso consente di controllare, anche con una certa inquietudine, il passare inarrestabile degli anni, alterando la rappresentazione mentale del volto, del corpo di un individuo.
Questo oggetto proietta, quindi, un’immagine estranea, in cui l’individuo stenta a riconoscersi; il riflesso porta il soggetto a guardarsi come altro da sé, come una figura estranea, doppia. Tutte le grandi scoperte esistenziali avvengono davanti ad uno specchio.
In letteratura il genere del fantastico ha attribuito allo specchio un ruolo fondamentale per affrontare il tema del doppio.
Tra Ottocento e Novecento, in pieno dibattito sull’esistenza umana, lo specchio rappresenta la frantumazione della presunta unità dell’identità dell’individuo, quindi, il mezzo per cogliere lo smarrimento e l’inquietudine dell’uomo.
Le tematiche esistenziali presenti nella vasta produzione artistica novecentesca sono fonte di ispirazione anche per Luigi Pirandello.
Lo scrittore, che affida all’arte il compito di denudare la maschera, usa lo specchio come mezzo per approfondire i temi del doppio e della scissione della persona; i personaggi, guardandosi allo specchio, si sdoppiano, rifiutano la maschera e cercano un altro se stesso. È quanto accade a Vitangelo Moscarda, che, davanti allo specchio, precipita in una crisi profonda, che sconvolge la sua esistenza.
Lo specchio ha anche la funzione di aumentare l’autoconsapevolezza dell’individuo e lo porta ad interrogarsi sulla sua identità, su chi egli sia davvero di fronte al relativismo della vita e della realtà. Se uno specchio gli rimanda la sua immagine, crede che sia quella di un estraneo che si diverta a contraffarne i gesti e le mosse. Allora è preso da un forte stupore e sgomento e si chiede perché il suo corpo debba essere proprio fatto così e non altrimenti, proprio con quelle particolarità fisiche. (Sila in Così è, Fulvia in Come prima meglio di prima, Vitangelo Moscarda in Uno nessuno centomila).
Lo stesso Pirandello in una lettera alla donna amata dice che, quando il Piccolo sé combina qualcosa di “scemo”, il Gran sé, cioè l’altro sé, va allo specchio e gli da un bacio: in lui coesistono “due persone, a volte prevale l’una, a volte l’altra”.
La tecnica drammaturgica si risolve spesso in un gioco di specchi: come se i personaggi si mettessero a nudo di fronte allo specchio, e scoprono la loro debolezza e meschinità. Nella dicotomia pirandelliana tra arte e vita tra vita e forma, lo specchio costituisce la forma, ossia la maschera.
Pirandello, infatti, chiamò il suo teatro “Teatro dello specchio12, in quanto esso rappresenta la vita nuda con tutte le amarezze, le sofferenze e le miserie umane, che si nascondono dietro il velo della maschera.
Particolare importanza culturale, sia nella vita che nell’arte, viene attribuita dalla tradizione agli occhi, altro specchio naturale, sede e custode dell’anima. Lo sguardo è qualcosa di immateriale, di inafferrabile, ma ha un potere inimmaginabile sia in senso positivo che negativo.13
Nel linguaggio amoroso viene attribuita agli occhi la funzione di abbagliare, di sedurre, quindi, di sottomettere e strumentalizzare la vita degli altri; secondo credenze popolari molto radicate, lo sguardo può anche avere funzioni malefiche, come il malocchio, producendo sulla persona osservata danni di varia natura (“La patente” di Pirandello).
Certamente “gli occhi degli altri creano una frattura tra come si è o come si crede di essere e come si viene percepiti14, quando succede questo, disorientano la persona, che scopre la sua fragilità ed entra in una crisi profonda.




11 (il doppio di Donatella Marinello)
12 Lo spettatore, l’attore e il lettore si vedono come sono, come se si guardassero ad uno specchio, anche se a volte si vedono deformati, cioè non si riconoscono in quelle immagini e ne restano amareggiati e turbati.
13 (Il Doppio – Donatella Marinello – G. B. Palumbo – editore)
14 (La scrittura e l’interpretazione- vol 3, R.Luperini- P. Cataldi- L.Marchiani-F: Marchese)

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il tema del doppio e l'identità impossibile

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Informazioni tesi

  Autore: Martina Bruscia
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2022-23
  Università: Università Telematica Pegaso
  Facoltà: Scienze dell'Educazione
  Corso: Scienze dell'educazione e della formazione
  Relatore: Nunzia  Soglia
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 97

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Parole chiave

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