Così è, se vi pare: l’intonazione dell’italiano nel linguaggio teatrale
Il teatro pirandelliano
Come accennato in precedenza, Nencioni (1983) evidenzia alcune delle caratteristiche tipiche della scrittura di Pirandello, che sono tra l'altro alla base della scelta di utilizzare l'opera Cosi è, se vi pare come corpus dell'esperimento effettuato per questa tesi.
Innanzitutto viene specificata la similitudine della tecnica recitativa ed il parlato spontaneo:
Il parlato recitato è una specie del genere parlato soltanto in virtù di quella spontaneità provocata cui l'attore perviene incarnandosi nella sua parte, vivendo, come ben si dice, il suo personaggio; spontaneità non quanto all'invenzione delle frasi, che restano quelle scritte dall'autore, ma quanto ai fattori paralinguistici e cinesici, che l'autore non ha potuto affidare alla scrittura (Nencioni, 1983: 211).
Si tratta dunque di un parlato prossimo a quello spontaneo, la cui naturalezza dipende soprattutto sia dalla qualità degli attori sia dalla qualità del testo scritto. Nelle sue opere, Pirandello riesce a fornire già nella scrittura le possibili modulazioni melodiche del "parlato- recitato" attraverso l'ampio utilizzo di ridondanze, reticenze, interruzioni, ed anche di pentimenti e conati.
Dal punto di vista teorico, l'autore autorizza una rimanipolazione del testo per assicurare l'originalità e il realismo dell'opera teatrale; i mezzi con cui persegue questo fine sono, oltre alle convenzionali didascalie, la capacità di rappresentare graficamente alcuni fenomeni del parlato attraverso la sintassi e l'interpunzione, che, come sottolinea Nencioni, rappresenta nel testo pirandelliano "un coscienzioso strumento di articolazione sintagmatica in senso non tanto grammaticale ma melodico" (Nencioni, 1983: 211).
Le componenti della sintassi pirandelliana sono la segmentazione, l'inversione e la variazione, provocate di solito da fattori che determinano forti escursioni tonali, quali l'interiezione, la vocazione, l'inciso fatico e l'uso ripetuto delle deissi. Nencioni analizza l'utilizzo di questi fattori attraverso alcuni esempi tratti dalle opere di Pirandello: l'elemento più rilevante nel contesto prosodico è l'interiezione; prive di rilevante interesse a livello grammaticale e lessicale, le interiezioni hanno la funzione di informare l'ascoltatore (o il lettore) sul tono del parlante, preannunciando il carattere connotativo del discorso.
Nencioni cita a riguardo teorie espresse da Leo Spitzer e Karcevski: il primo considera le interiezioni come elementi prettamente musicali, data l'assenza del testo, ma ne attribuisce anche dei significati convenzionali, e per questo possono essere un elemento della comunicazione. Karcevski, teorico dello strutturalismo fonologico, inserisce l'interiezione nella teoria saussariana e strutturalista, e distingue due categorie, l'onomatopea, motivata, non- esclamativa è inserita nel discorso diretto, e l'esclamazione, scarsamente motivata, più associabile ad un grido umano intenzionale, ma non concettuale. Karcevski propone inoltre un'importante distinzione tra intonazione e tono: l'intonazione è necessaria e sufficiente a distinguere la frase interrogativa da quella enunciativa (dominio della langue), mentre le frasi volitive e quelle esclamative si caratterizzano dal tono, e si collocano al di fuori della langue (Nencioni, 1983: 218-221).
Come accennato in precedenza, Nencioni rileva nei testi pirandelliani esaminati (Il berretto a sonagli, Il piacere dell'onestà e Cosi è se vi pare) l'insolita frequenza di elementi a forte quoziente tonale, tra cui, oltre alle interiezioni, troviamo le vocazioni e gli incisi enfatici. Tra le interiezioni dominano i tipi ah, eh, oh, uh, mentre tra le iterazioni ah e oh. Scarseggiano i tipi mah e uhm, mentre molto raramente appaiono ahi, ohè, auff, ufff, pst.
Attraverso l'ascolto delle esecuzioni teatrali, Nencioni rileva anche l'aderenza tra l'interpretazione degli attori e il testo scritto sia a livello lessicale che sintattico, mentre nota che l'intonazione è più soggetta a variazioni, ad esempio attraverso l'uso delle pause. In tal senso l'elemento intonazionale incide su quello sintattico più di quanto prevedano la grammatica e la scrittura.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Così è, se vi pare: l’intonazione dell’italiano nel linguaggio teatrale
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Informazioni tesi
Autore: | Mario D'Amato |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2019-20 |
Università: | Helsingin Yliopisto (università di Helsinki) |
Facoltà: | Lingue moderne |
Corso: | Filologia italiana |
Relatore: | Silvio Cruschina |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 70 |
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