I marchi che godono di rinomanza
Il sistema Internet e i nomi a dominio
Lo sviluppo di Internet non ha mancato di porre problemi al diritto dei segni distintivi.
È infatti evidente che questo sistema, in quanto forma di comunicazione, e quindi anche di comunicazione di impresa, non può considerarsi estraneo all'ambito di operatività delle regole in materia di segni distintivi, pur tenendo conto del fatto che la peculiarità di tale tecnologia incide necessariamente sull'applicabilità delle stesse nel caso concreto.
Una prima ipotesi è quella dell'uso di segni distintivi in Internet: in questo caso una situazione di conflitto si può presentare quando nelle pagine web di un imprenditore compaiono senza autorizzazione marchi o altri segni distintivi eguali o simili a quelli di cui sono titolari altri soggetti.
Questa ipotesi sembra agevolmente assimilabile a quella dell'uso dei medesimi segni in un'offerta commerciale ovvero in una comunicazione pubblicitaria, ed in tal senso si è subito espressa la nostra giurisprudenza.
Il limite della protezione è segnato in questo caso dal pericolo di confusione tra i segni in conflitto e dal raffronto tra il contenuto del sito dell'imitatore e l'ambito di protezione dei segni da imitare, oppure, nell'ipotesi di marchi che godono di rinomanza, dall'esistenza di un indebito vantaggio o pregiudizio derivante dall'uso del segno senza giusto motivo, secondo la regola dell'articolo 5.2 della Direttiva 104/89 (e dell'articolo 20 comma 1 lettera c) del c.p.i.).
Poiché anche i siti non commerciali sono spesso portatori di pubblicità, ciò probabilmente può consentire di considerarsi anche in questi casi di fronte ad una forma di uso commerciale del marchio altrui, soggetta quindi ai divieti di cui alla normativa riguardante i marchi d'impresa. Tali norme si applicano dunque anche in ipotesi in cui l'imitazione dei segni distintivi sia effettuata nelle pagine web di soggetti non imprenditori.
Sin qui si è parlato dell'uso di segni distintivi altrui in Internet: più complessa tuttavia si presenta una seconda ipotesi, e cioè quella dell'uso dei segni distintivi di Internet, e in particolar modo quella dell'uso dei domain names.
Si ritiene in questa sede opportuno riassumere brevemente il funzionamento dei nomi a dominio nel sistema di Internet.
A questo scopo si prenderà spunto dall'efficace spiegazione fornita in proposito in un'ordinanza del Tribunale di Modena.
Com'è noto, Internet è una rete telematica mondiale, articolata in vari nodi nazionali e locali, cui i singoli utenti accedono attraverso la rete telefonica collegata al computer.
Per rendersi accessibili agli altrui collegamenti, occorre individualizzare il "sito" del proprio computer attraverso un codice di identificazione (il cosiddetto indirizzo IP Internet Protocol) costituito da una data combinazione numerica divisa da punti.
Per facilitare i collegamenti, ciascuno di tali indirizzi viene affiancato da uno ed uno solo cosiddetto indirizzo DSN (Domain Name System),
rappresentato da una combinazione di lettere in grado di formare parole di senso compiuto, che costituisce l'elemento necessario e sufficiente al
singolo utente per realizzare la connessione con quel particolare sito. L'apposito software provvede infatti a convertire automaticamente
l'indirizzo DNS nell'indirizzo IP, l'unico riconoscibile dalle macchine.
Gli indirizzi DNS si compongono di due parti. Il Top Level Domain, che è composto da due o tre lettere poste all'estrema destra, dopo un punto,
identifica l'area tematica e geografica del sito. I TLD esistono in numero limitato per le aree tematiche (il più famoso è .com, che designa le attività commerciali), mentre molte aree geografiche hanno il proprio TLD identificativo (per l'Italia è .it).
Il TDL è la parte di indirizzo che non è scelta dall'utente, ma gli viene assegnata al momento della registrazione.
Il cosiddetto Second Level Domain si trova, invece, sulla sinistra ed è una combinazione alfabetica liberamente scelta dall'utente (entro il limite tecnico rappresentato dal numero di caratteri, che sono al massimo 21), e che costituisce pertanto il vero momento identificativo del sito.
Tale meccanismo è diventato uno standard generale, garantito da un sistema di registrazione dei nomi che, nato in America, si è poi articolato nel mondo attraverso la creazione di varie autorità di registrazione locali, che adottano procedure simili per l'assegnazione.
In Italia, il regolamento di registrazione era stabilito dalla Naming Authority italiana, mentre la Registration Authority era l'organismo responsabile dell'assegnazione dei nomi a dominio e della tenuta dei relativi registri.
La Naming authority, che stabiliva le procedure ed il regolamento in base al quale viene effettuata la registrazione dei nomi a dominio, è stata successivamente soppressa nel 2003. L'istituto di Informatica e Telematica del Comitato Nazionale di Ricerca, ossia l'ente pubblico che svolge le funzioni operative di Registration Authority per l'Italia, nel riscrivere le condizioni generali del nuovo contratto per la registrazione dei domini .it, ha dunque eliminato l'impegno, a carico dell'utente, di riconoscere e rispettare le norme decise dalla N.A., sostituendolo con un impegno a rispettare le norme stabilite da un "comitato tecnico" nominato al suo interno dalla stessa RA.
Questo brano è tratto dalla tesi:
I marchi che godono di rinomanza
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Informazioni tesi
Autore: | Chiara Pastori |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Milano |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Silvia Giudici |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 261 |
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