Ipotesi di approccio zooecologico nell'alimentazione dei ruminanti per la prevenzione ed il controllo dei disturbi fermentativi

Il silomais è divenuto a partire dal dopoguerra, la base alimentare della zootecnia bovina italiana: per un favorevole rapporto valore energetico/costo è ormai l’ingrediente prevalente delle razioni per bovine da latte ad alta produzione raggiungendo spesso inclusioni del 40-50% della S.S della razione. La larga diffusione delle coltivazioni di mais situate nella Pianura Padana viene destinata per buona parte all’alimentazione dei bovini sottoforma di farine, pastoni ma soprattutto di silomais. Si utilizza il silomais come base foraggera degli allevamenti intensivi per una serie di vantaggi che oggi riesce trarre più di qualsiasi altra coltura foraggera:

- Organizzazione aziendale. La coltivazione del silomais contribuisce a semplificare il management aziendale, perché necessita di pochi interventi colturali; la raccolta avviene in unico passaggio massimizzando le quantità di massa verde raccolta in pochi giorni di lavoro. Questa semplificazione mancava prima del silomais: la raccolta del foraggio da prati e altri erbai attraverso lo sfalcio avveniva ogni 25-30 gg, a seconda dei ritmi di crescita dei foraggi, con una quantità di interventi colturali ben superiore a quella che ritroviamo con la coltura del silomais;
- Progresso ingegneristico. La meccanizzazione agricola ha favorito una diminuzione dei tempi di lavoro e il numero di unità lavorative in tutto il ciclo colturale, dalla semina alla raccolta.
- Interessi economici. Le aziende sementiere hanno svolto un’intensa azione di marketing per diffondere questa coltura che necessita nel ciclo colturale di numerosi input produttivi. Per le necessità colturali (trattamenti fitosanitari e fertilizzazioni) numerosi sono i canali commerciali che traggono utile.
- Caratteristiche nutrizionali. Il silomais svolge un importante ruolo alimentare nelle razioni: fornisce elevate quote di fibra e amido. Il valore energetico complessivo è fornito per buona parte da amido e fibra per circa 1450 kcal di energia netta (En) di lattazione/kg S.S. Tuttavia, anche questo foraggio è soggetto a variazioni di composizione dovute a fattori varietali (varietà a diversa classe di maturazione, varietà stay-green, ecc.) e ambientali (tecnica colturale, andamento meteorologico, epoca e modalità di raccolta, ecc.) che possono condizionare in modo apprezzabile le sue caratteristiche nutrizionali (Spanghero et al., 2004).

Il nutrimento che un ruminante può trarre da questo alimento è elevato. Malgrado ciò si deve considerare che la fonte energetica di un foraggio tropicale quale il silomais è per costituzione diversa da quella normalmente contenuta in foraggi dei climi temperati.