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La Commissione attività esecutiva e dimensione politica

Il ruolo politico della commissione - Le politiche comunitarie

Si cercherà, in questa parte, di esaminare le reali potenzialità politiche della Commissione alla luce delle disposizioni del Trattato e della concreta attività da essa svolta.
Si dirà subito che non esiste una politica ma esistono le politiche della Comunità: libera circolazione delle merci, agricoltura, libera circolazione delle persone, dei servizi e dei capitali, visti, asilo e immigrazione, trasporti, concorrenza, fiscalità e ravvicinamento delle legislazioni, politica economica e monetaria, occupazione, politica commerciale comune, cooperazione doganale, politica sociale, istruzione, formazione professionale e gioventù, cultura, sanità pubblica, protezione dei consumatori, reti transeuropee, industria, coesione economica e sociale, ricerca e sviluppo tecnologico, ambiente, cooperazione allo sviluppo, cooperazione economica, finanziaria e tecnica con i Paesi terzi. (v. parte terza TCE)
Tale impostazione coincide con la natura stessa della Comunità europea, sorta dalla gestione comune di risorse e servizi prima ancora di essere una Comunità di Stati.
Le risorse inizialmente due, carbone e acciaio, si sono via via moltiplicate sino ad occupare gran parte dell’economia e ad esse si sono aggiunte nuove materie che aprono scenari di una futura cooperazione politica.
La firma della Costituzione europea a Roma il 29 ottobre 2004 segna un passo importante di questo processo, al di là di quello che sarà l’esito finale della sua approvazione.
La Commissione europea, nelle materie sopra elencate, non ha avuto mai una autonomia decisionale salvo trattarsi di compiti di controllo e vigilanza circa il rispetto delle regole fissate dai Trattati o da atti applicativi di essi.
Se inizialmente vi è stato un certo potere discrezionale della Commissione in alcune materie (ad es. la politica agricola comune), in seguito si è avuta “[…] la progressiva perdita dell’autonomia decisionale della Commissione, sempre più investita, invece, di poteri di esecuzione condizionati dal Consiglio e attraverso questo dagli Stati membri“117
Ma questa sua debolezza “[…] è la condizione che induce gli Stati membri a trasferire in sede comunitaria porzioni sempre più rilevanti della propria sovranità. […] il rafforzamento, nel processo di decisione dell’elemento intergovernativo costituisce il limite e al tempo stesso il presupposto del processo di integrazione europea118

A giudizio dell’autore è tuttavia assolutamente insoddisfacente il livello di integrazione politica. “Alcune forme di collegamento tra i partiti politici degli Stati membri esistono ma non danno vita ad autentici partiti europei […]e il sistema istituzionale comunitario, così come attualmente configurato, non induce i partiti a superare i confini nazionali.119
Tale situazione, si ritiene, si può superare solo se “ […] l’organo cui è affidata una funzione di iniziativa e di impulso dell’azione comunitaria [la Commissione] perda gli originari connotati di neutralità e sviluppi invece momenti di collegamento con la volontà popolare120
Da quanto detto emerge che, se si vuole ricercare un peso politico della Commissione, occorre ricercarlo, non già nella sua negata autonomia decisionale ma nel suo ruolo di promozione, di coordinamento e di sviluppo del processo comunitario. Ed in questo senso che qui si parlerà di dimensione politica della Commissione europea.



117 BATTINI S., La Commissione nell’organizzazione delle Comunità europee: profili ricostruttivi ed evolutivi, in “Riv. Ital. dir. pubbl. comun.“ 1025, 1039
118 Ivi, 1042
119 Ivi, 1046
120 Ivi, 1050

Questo brano è tratto dalla tesi:

La Commissione attività esecutiva e dimensione politica

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Informazioni tesi

  Autore: Luciano Salvatore Rocca
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2004-05
  Università: Università degli Studi di Catanzaro Magna Grecia
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Scienze giuridiche
  Relatore: Alessandro Zanelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 107

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