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Le dee feline nell'Antico Egitto. Aspetti iconografici e cultuali

Il ruolo funerario delle dee feline

I leoni erano i guardiani delle porte del cielo e per estensione della porta per l'aldilà, la “porta misteriosa verso il mondo nascosto”. Come infatti abbiamo visto precedentemente, poiché i leoni abitavano le zone desertiche ad est e ad ovest della valle del Nilo, furono strettamente connessi alla rinascita e alla sfera ctonia. In quanto guardiani dell'aldilà, infatti, i leoni assumeranno poi anche il compito di accompagnare il defunto nel loro viaggio ultraterreno. Non a caso la montagna Manu, il costone roccioso che sovrasta la Valle dei Re a Tebe, era spesso iconograficamente considerata un leone.
Meretseger (mrt-sgr) il cui nome significa “colei che ama il silenzio” era la dea che presiedeva l'intera necropoli tebana, infine identificata con la stessa montagna d'occidente: “Meret Seger, signora del cielo, sovrana delle due terre, il cui bel nome è Cima d'Occidente”. Generalmente è rappresentata come un serpente avvolto su sé stesso o come un cobra sollevato, a volte con testa di donna. Può indossare il disco solare con corna bovine e ureo. Ma, aveva anche una forma leonina: era identificata con le leonesse Hathor e Sekhmet, tant'è vero che quando la sua rabbia saliva era nota come un leone furioso. Venerata soprattutto nel villaggio operaio di Deir el Medina, era considerata anche una guaritrice, e questo ci rimanda ancora una volta a Sekhmet, anch'essa dotata di poteri curativi. Per quanto riguarda Sekhmet e il suo ruolo funerario, le fonti sono rare e incoerenti, ma si può constatare che la presenza della dea è dovuta ad una progressiva solarizzazione del mondo osiriaco e non perché la dea abbia una qualche qualità ctonia.
Tutt'al più si può supporre che il defunto, per la democratizzazione delle usanze funerarie, sperasse di beneficiare della protezione che Sekhmet assicurò originariamente a Ra, poi al re e infine ad Osiride.
Conosciamo una formula magica che andava recitata su una stoffa rossa che doveva avvolgere il petto del defunto, che appare come una trasposizione del rito del sḥtp sẖmt; Un frammento di stoffa utilizzata per il bendaggio di una mummia, rinvenuta nella regione tebana e datata al I secolo a. C., mostra delle raffigurazioni di divinità protettrici del defunto, tra cui Thot, Maat e una dea con testa di leonessa, che non è altro che Sekhmet- Occhio di Ra pacificata. In qualità di “Signora della stoffa jns” (una stoffa rossa) sarà incaricata di proteggere la testa del defunto: durante il rituale dell'imbalsamazione, quando ha luogo la seconda unzione e l'avvolgimento della testa, si dovranno utilizzare due rotoli della “stoffa di Sekhmet la grande amata da Ptah”. Anche nel capitolo 164 del Libro dei Morti c'è un riferimento ad un pezzo di stoffa rossa con le effigi di Mut, Bastet, Sekhmet e Rat, tutte Occhio di Ra.
Nel capitolo 42 del Libro dei Morti, dove si elencano tutte le parti del corpo e le rispettive divinità che le proteggono, il defunto dichiara: “...il mio ventre e la mia spina dorsale sono di Sekhmet”. Mentre nei Testi delle Piramidi (TP 1547) si affermava che “il cuore appartiene Sekhmet la Grande”.
Il ruolo funerario di guardiano sembra poi essersi esteso al gatto, per una tendenza ad associare i due felini, diffusasi a partire dal Nuovo Regno: in alcune tombe tebane troviamo il piccolo felino rappresentato sopra l'ingresso, analogamente al leone nel suo ruolo di guardiano. Si imitavano in forma semplificata, scene che esistevano anche nelle case degli egiziani, in lucernari posti al di sopra della finestra. Questo tipo di immagine, con gatti protagonisti, probabilmente era una combinazione di simbolismo e quotidianità: vedere un gatto accanto ad una finestra doveva essere comune all'epoca e a questo si univa il concetto di guardiano tipico del leone.

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Le dee feline nell'Antico Egitto. Aspetti iconografici e cultuali

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Informazioni tesi

  Autore: Desirée Roscini
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi della Tuscia
  Facoltà: Conservazione dei Beni Culturali
  Corso: Beni Culturali
  Relatore: Roberto Buongarzone
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 120

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Parole chiave

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