I benefici della pratica di nuoto e bici nel podista
Il ruolo della pratica di nuoto e ciclismo nella cura e prevenzione dei rischi legati alla corsa di endurance
Nonostante la corsa di endurance, praticata regolarmente, abbia un importante impatto benefico sulla salute (Hespanhol et al. 2015), non è del tutto esente dall'insorgenza di effetti negativi. Essa infatti è anche causa di un'alta incidenza di infortuni, specialmente localizzati a livello degli arti inferiori (Lopes et al. 2012). Il rischio di contrarre infortuni legati alla corsa va ad annullare parte dei vantaggi che la pratica della stessa genera, poiché le conseguenze a lungo termine di un infortunio potrebbero includere, tra le altre, un aumento del rischio di sviluppare osteoartrite (Alentorn-Geli et al. 2017) e una riduzione dell'attività fisica (Koplan et al. 1995).
La maggior parte degli infortuni legati alla corsa riguardano lesioni da uso eccessivo, anche dette lesioni da "overuse", in quanto vengono sviluppate progressivamente nel corso dei numerosi chilometri percorsi (Malisoux et al. 2017). L'eziologia di questo tipo di infortuni è di tipo multifattoriale (Meeuwisse et al. 2007), il che implica che per la corretta comprensione dei meccanismi che portano alla lesione è giustificato un approccio olistico, compreso lo studio di un ampio insieme di potenziali fattori di rischio. Questi fattori potrebbero essere classificati come correlati alle caratteristiche dell'allenamento, alla meccanica della corsa e all'anatomia dei corridori (Malisoux et al. 2017).
Uno studio condotto da Hreljac (2004) suggerisce come fattori anatomici e biomeccanici influenzino la tolleranza allo sforzo fisico e, di conseguenza, la relazione tra carico di allenamento e insorgenza di lesioni: tessuti biologici come ossa, muscoli e tendini sono in grado di sopportare un certo livello di stress, a condizione che il livello totale di stress generato (ad esempio intensità e carico esterno) e il numero di ripetizioni eseguite in un dato periodo di tempo (numero di passi e sessioni di allenamento), rimanga al di sotto di una soglia specifica per ogni tipo di struttura. Nella corsa, la forza di reazione al suolo rappresenta la principale sollecitazione esterna che agisce sul corpo.
Tale fattore biomeccanico è stato oggetto di numerosissimi studi relativi alla corsa. Un recente studio condotto da Van der Worp et al. (2016), ha rilevato che la velocità di carico della forza verticale di reazione al suolo era più elevata in pazienti con una precedente storia di frattura da stress. È stato inoltre dimostrato che le variabili correlate all'impatto elevato col terreno aumentano il rischio di lesioni a livello osseo e ai tessuti molli (Davis et al. 2016). Inoltre, gli interventi di ottimizzazione della corsa hanno dimostrato la loro efficacia nel modificare alcuni parametri relativi alla forza di reazione al suolo e nella diminuzione del dolore, il che suggerisce che l'ottimizzazione della corsa rappresenta un paradigma interessante per il trattamento delle lesioni associate ad essa (Malisoux et al. 2017).
Inoltre, anche l'indice di massa corporea (BMI) è stato associato ad un'incidenza di lesioni sia nei corridori alle prime armi che in atleti più esperti (Nielsen et al. 2016). È difatti opinione comune che gli individui che presentano un livello maggiore di BMI abbiano un rischio più elevato di contrarre lesioni, a causa dell'aumento dello stress fisico derivante dal livello di peso corporeo (Malisoux et al. 2017) nonostante altri studi suggeriscano invece un'azione protettiva da parte del BMI (Van Gent et al. 2007) ad indicare che sono necessari ulteriori chiarimenti relativi a tale tematica. [...]
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I benefici della pratica di nuoto e bici nel podista
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Informazioni tesi
Autore: | Alessia Corbetta |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2020-21 |
Università: | Università degli Studi di Verona |
Facoltà: | Scienze Motorie |
Corso: | Scienze delle attività motorie e sportive |
Relatore: | Chiara Milanese |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 35 |
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