Studio della sensibilità materna e dell'educatrice e gli strumenti di valutazione: la chiave per un legame di attaccamento sicuro

Nel panorama della psicologia dello sviluppo è ormai acquisito che l’evoluzione del bambino dipende, oltre che dai processi maturativi, anche dalle dinamiche interpersonali in cui egli è inserito fin dalla nascita. La teoria dell’attaccamento ha ampiamente confermato il ruolo determinante che le precoci relazioni affettive giocano nella qualità dell’adattamento infantile e nello sviluppo della personalità.
Ormai sappiamo che il senso di sicurezza del piccolo è fondato su un legame affettivo armonioso con una figura di riferimento, in primis la madre. Le cure e l’amore costituiscono la più nobile delle funzioni biologiche e sociali della mamma, mirante ad assicurare la sopravvivenza del bambino. La sua sensibilità, in particolare, esercita un ampio effetto positivo sullo sviluppo di abilità cognitive, socio – emotive e linguistiche del piccolo.

Già nella sua monografia Maternal care and Mental health del 1951 Bowlby, osservando bambini che avevano trascorso lunghi periodi in istituti o presso famiglie sostitutive ed erano stati privati delle dovute cure materne, ha riscontrato gravi disturbi di personalità, problemi psico – patologici, incapacità di formare legami affettivi stabili, difficoltà di linguaggio e ritardi nello sviluppo cognitivo e fisico, che avrebbero potuto portare addirittura all’incapacità di camminare e parlare. L’autore ha criticato le separazioni dei bambini dalle mamme, che a lungo termine potevano provocare effetti disastrosi e condurre a nevrosi e comportamenti delinquenziali. La carenza delle cure materne non è legata necessariamente alla separazione, ma implica una interazione “insufficiente” fra il bambino e la mamma. Più precisamente tale espressione viene usata per indicare situazioni diverse, in particolare quando:
1. il bambino vive in un istituto, ospedale o in qualsiasi luogo dove non ha la possibilità di interagire con la mamma o con una persona che sappia sostituirla;
2. il bambino vive con una madre insensibile, incapace di fornirgli le dovute cure;
3. il bambino stesso risulta incapace di stabilire una interazione con la madre o con chi la sostituisce, nonostante sia capace di prendersi cura di lui adeguatamente.

Ciò significa che, non solo il distacco fisico, ma anche la presenza di una madre insensibile può essere la causa di conseguenze negative nello sviluppo infantile. Le ricerche effettuate hanno dimostrato come la mamma che maltratta il suo bambino e non gli offre le cure necessarie, possa rappresentare la fonte principale del pericolo per la sopravvivenza fisica e psicologica del piccolo e comporti il rischio di compromettere il generale sviluppo del figlio e il suo inserimento nel contesto sociale. Il bambino ha bisogno di un ambiente capace di stimolare le sue qualità mentali, deve essere messo in grado di affrontare situazioni che può sostenere e deve essere messo nella condizione di vedere i suoi bisogni primari soddisfatti. La mamma rappresenta una sorta di “lampada solare”, che permette la crescita dell’intelligenza del bambino e la sua sensibilità rappresenta un fattore chiave nel determinare la qualità dello sviluppo cognitivo.

Attraverso ricerche su Internet sono venuta a conoscenza che secondo la prospettiva psicoanalitica di Bion è fondamentale che una mamma riesca a svolgere l'importante funzione di "contenitore", consentendo al pianto e alle angosce del suo bambino di riversarsi dentro di lei, contenendole e tollerandole. Se la mamma non è emotivamente disponibile e viene meno al suo compito il bambino può sviluppare le difese per autocontenersi. Al contrario, se la madre non si ferma a riflettere, ma agisce e risponde adeguatamente ai suoi bisogni, confortando il bimbo a parole o accarezzandolo, quest’ultimo poco a poco si calma. Le cure fisiche sono fondamentali ma la loro dimensione emotiva e mentale è cruciale.
Quando la mamma riesce a calmare il bambino che piange o a intrattenersi con lui, le sue qualità mentali influiscono sul figlio, il quale si sente compreso nel suo stato emotivo, permettendogli di modificare il suo stato psicosomatico. Questo contesto di intima relazione con la madre crea le premesse perché il bambino faccia esperienze emotive e mentali. La qualità dell'esperienza precoce ha un effetto cruciale sull'inizio della vita mentale. Qui c'è un passaggio importante tra il pensiero concreto e il pensiero astratto: l'esperienza di contenimento fisico poco alla volta si trasforma in un'esperienza di contenimento mentale. Per il bambino la mamma è "lo specchio che accende la lampada". Per Bion il modello di crescita della mente consiste nell’alimentarla. Ma la mente del bimbo è nutrita quando vive esperienze "vere", quando i suoi sentimenti e quelli della madre vengono riconosciuti. La figura materna, dunque, aiuta il bambino a metabolizzare le esperienze e lo stimola a scoprire il suo sé, offrendo al piccolo l’opportunità di sperimentare gli effetti del suo stesso comportamento, attraverso il supporto sociale e il concatenarsi di stimoli e reazioni. Una madre che non svolge questo ruolo finisce per atrofizzare lo sviluppo del figlio. Alcuni ricercatori hanno condotto una serie di esperimenti riguardo a come le interazioni sociali con adulti significativi, nel primo anno di vita, avessero effetti positivi nel facilitare lo sviluppo mentale.