Il conflitto intergruppi è necessario? La risposta della Psicologia sociale. Dalle cause che lo generano agli antidoti per risolverlo
Il ruolo della comunicazione nella coesione dei gruppi
La coesione può manifestarsi con forza differente a seconda della modalità prevalente di comunicazione e dal tipo di gruppo. Ci si potrebbe aspettare che la comunicazione faccia a faccia abbia maggior forza coesiva rispetto a quella mediata da computer e che ciò si rifletta in maniera differente nei gruppi in cui i membri interagiscono in presenza e in quelli virtuali.
I gruppi virtuali sembrano essere in grado di sviluppare elevati livelli di coesione se c'è tempo sufficiente a disposizione, ma ciò può essere accelerato grazie all'uso di sistemi di videoconferenza. Tutto questo può essere sufficiente per giustificare l'uso degli strumenti per l'esecuzione e la gestione delle videoconferenze soprattutto se il gruppo dovrà continuare a lavorare e svolgere settori di compiti sempre più ampi. I gruppi virtuali di lavoro non corrispondono al gruppo in cui l'interazione è basata sulle relazioni faccia a faccia: le caratteristiche sono abbastanza differenti, ma certi tipi di fenomeni sociali che hanno rilevanza per il primo tipo di gruppi possono aver rilevanza anche per il secondo tipo di gruppo. Per esempio, i gruppi virtuali hanno difficoltà maggiori a stabilire e consolidare norme e relazioni sociali che sono, invece, del tutto evidenti nei gruppi che si sono costituiti grazie all'interazione in presenza dei loro membri. La causa può essere attribuita al fatto che l'utilizzo del mezzo riduce o impedisce la conversazione o la discussione tra i membri del gruppo. Tale condizione della comunicazione può determinare un fenomeno noto agli psicologi sociali cioè l'inerzia sociale o disimpegno sociale (social loafing).
Dicesi inerzia sociale quel fenomeno per cui gli individui sviluppano un minor impegno per raggiungere un obiettivo quando svolgono un'attività in un gruppo rispetto a quando lavorano da soli. Questa è una delle principali cause della minor efficienza del gruppo rispetto alla prestazione combinata dei membri del gruppo quando lavorano individualmente. La spiegazione più accreditata di questo fenomeno è che gli individui si sentono privi di motivazione quando lavorano in gruppo ritenendo che il loro personale contributo non sarebbe apprezzato, indipendentemente dal fatto che l'obiettivo del gruppo sia effettivamente importante (Karau e Williams, 1993).
L'inerzia sociale è quindi un fenomeno sociale che può contribuire alla riduzione della coesione di gruppo. Si può facilmente comprendere che se gli individui che fanno parte di un gruppo di lavoro si sentono parte integrante di tale gruppo riterranno indispensabile il loro contributo alle attività del gruppo, attribuendo così un valore più elevato all'attività che stanno svolgendo. Al contrario se gli individui, pur operando entro un gruppo, si sentiranno relativamente anonimi ciò si rifletterà sulla loro prestazione e conseguentemente su un progressivo disimpegno.
Talvolta si osserva che, per compensare il disimpegno nel gruppo, alcuni partecipanti al gruppo di lavoro incrementano i loro sforzi (Chapman et al., 1993). Tuttavia quando nei gruppi di lavoro i partecipanti interagiscono prevalentemente attraverso i mezzi informatici, è possibile che non possa essere mantenuta una coesione elevata e che il disimpegno non possa essere contrastato da un'adeguata compensazione sociale.
Nonostante la comunicazione mediata dai computer possa avere effetti di indebolimento della forza coesiva nei gruppi, si può osservare che entrambe le modalità di comunicazione principalmente utilizzate nei gruppi, cioè la CMC e quella gestita dall'interazione diretta, posseggono alcune caratteristiche che possono favorire lo sviluppo della coesione.
Osservazioni effettuate su gruppi che comunicano prevalentemente attraverso i computer hanno messo in luce che tali gruppi sembrano essere focalizzati al compito e i membri dimostrano di essere meno coinvolti in interazioni relazionali ed evidentemente ciò fa supporre che la comunicazione mediata dal computer sia una modalità comunicativa con una forza relazionale inferiore rispetto a quella basata sull'interazione faccia a faccia. Sulla base di tali considerazioni la comunicazione mediata da computer svilupperà progressivamente la coesione di gruppo, coesione che inizialmente sarà debole.
Tuttavia è stato documentato che anche in quei gruppi che comunicano mediante il mezzo informatico le comunicazioni relazionali, ovvero quei messaggi con cui i partecipanti al gruppo definiscono le loro relazioni, non esprimono meno intimità né sono più orientati al compito dei gruppi che comunicano faccia a faccia, soprattutto se ai gruppi è consentito di incontrarsi numerose volte (Walther, 1992). Sebbene i risultati siano contrastanti, le ricerche longitudinali condotte consentono di ritenere che le interazioni mediate dal computer permettono di sviluppare nei gruppo relazioni che si evolvono progressivamente facilitando in tal modo la coesione. Pertanto si può concludere che i gruppi che inizieranno a lavorare in un ambiente asciutto, cioè privo di stimoli che possono spesso alterare la concentrazione, costruiranno la coesione più lentamente di quanto avvenga nei gruppi che comunicano nella modalità faccia a faccia, ma con il passare del tempo e con l'incremento del contesto e dell'esperienza relazionale potranno superare gli ostacoli iniziali e raggiungere una coesione soddisfacente (Walther, 1995).
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Il conflitto intergruppi è necessario? La risposta della Psicologia sociale. Dalle cause che lo generano agli antidoti per risolverlo
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Informazioni tesi
Autore: | Maria Giovanna Urru |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Cagliari |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Scienze della comunicazione |
Relatore: | Marina Mura |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 73 |
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