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La transizione democratica spagnola: istituzioni, Partido Socialista Obrero Español, società civile

Il ruolo dell’associazione Memoria Democrática

La metamorfosi del franchismo e la sua conversione in un regime democratico fa retrospettivamente cadere nell’oblio anche l’antagonismo tra i rappresentanti della dittatura e coloro che hanno lottato, con mezzi diversi, per le libertà democratiche e il ripristino dei diritti umani.

Coerentemente con il pacto del olvido, si ritiene opportuno rinunciare a questa storia di scontri e sacrifici nella speranza di riconciliare il passato con il futuro. La scommessa a favore dell’occultamento e del silenzio, tuttavia, non si limita semplicemente al periodo della transizione, nel senso stretto del cambiamento dell’impalcatura politico-istituzionale (tra il 1975 e il 1982), ma prosegue ancora per molti anni.

Quindici anni dopo la morte del generale Franco, verso il 1990, le forze politiche storicamente democratiche, insieme ad alcuni gruppi e persone senza affiliazione partitica che avevano partecipato alla lotta antifranchista, cominciano a riflettere sulla possibilità di continuare a coprire questa distorsione del passato. Timidamente nell’ambito dei partiti o a partire dai protagonisti stessi, dai loro familiari o dai loro discendenti, cominciano ad emergere iniziative che invocano il recupero della memoria di quella resistenza.

In questo contesto si celebrano per tutto il 1995 diverse riunioni che culminano il 22 dicembre in un incontro, presso l’hotel Suecia di Madrid, a cui prendono parte circa 40 persone e dove si decide di creare un’associazione dal nome Memoria Democrática che, senza alcuna volontà politica di parte, si pone il duplice obiettivo di ricordare le diverse forme di resistenza culturale e sociale al franchismo e, di conseguenza, rivendicare nel presente i valori democratici della monarchia.

I protagonisti della lotta a favore del ripristino delle libertà non sono solo le organizzazioni politiche, ma anche i movimenti sociali, in particolare le forze di base della società civile. Memoria Democrática si propone come un’associazione pluralista a cui possono aderire soltanto coloro che hanno partecipato, anche solo in maniera indiretta, a quella lotta.

La sua natura antifranchista, tuttavia, non elimina le differenze ideologiche e politiche del passato e del presente che permangono, per cui nel documento di fondazione si insiste sulla necessità di rinunciare a qualsiasi tipo di intervento che finisca per trattare anche temi concreti della politica quotidiana, per evitare che le iniziative possano essere rivendicate con carattere esclusivo o prioritario da alcune formazioni politiche specifiche, o dai suoi membri, e aprire inevitabili contrapposizioni. Questo scollamento politico da parte di Memoria democrática, in relazione con le diverse opzioni politiche democratiche, risulta estremo durante i periodi elettorali.

Il 25 marzo del 1998 si procede alla fondazione di Memoria Democrática, mediante la redazione e la firma di un documento costitutivo che, dopo lunghi ed estenuanti dibattiti per scongiurare il pericolo che possa essere avvertita come una forza antagonista ai tradizionali partiti politici, si decide di non presentare al Registro delle Associazioni scegliendo piuttosto il carattere di gruppo informale. All’associazione aderiscono, come si vede nel documento fondativo249, diversi storici ed intellettuali, tra gli altri Alicia Alted, Elías Díaz, Raúl Morodo, Alberto Reig Tapia e José Vidal-Beneyto (il quale fa parte del comitato direttivo il cui compito principale è incentivare e coordinare le attività dell’associazione).

Il campo della cultura è senza alcun dubbio il terreno prediletto dell’azione di Memoria Democrática perché è l’ambito in cui il racconto di quanti hanno partecipato alla lotta per la riconquista delle libertà si presta meglio alla ricostruzione delle dinamiche della contestazione antifranchista, sempre a metà strada tra l’essere tollerata o perseguitata. Tra tutte le iniziative promosse, si segnala con particolare enfasi, per il valore testimoniale e l’importanza in un panorama storiografico ancora lacunoso, la Semana sobre cultura y disidencia, con il patrocinio dell’UNESCO, che raccoglie nel novembre del 1997 i ricordi e le teorizzazioni sul ruolo strategico che le arti e la scienza hanno rivestito nel veicolare la democrazia come referente simbolico degli spagnoli.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La transizione democratica spagnola: istituzioni, Partido Socialista Obrero Español, società civile

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Informazioni tesi

  Autore: Andrea Colò
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Storia moderna
  Relatore: daniela Adorni
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 197

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