La resistenza della poesia

Nel periodo tra le due guerre i comunisti greci erano stati una forza trascurabile, divisi al loro interno e incapaci di raccogliere alle elezioni più del 9% dei suffragi.
Sebbene il KKE avesse sofferto più degli altri partiti non-comunisti durante la dittatura di Metaxas, riuscì a riorganizzarsi in breve tempo e a sfruttare durante l’occupazione la sua esperienza di lotta clandestina.
In Grecia fino alla metà del XX secolo per via delle particolarità storiche e sociali del paese non si era radicata né la cultura, né l’ideologia fascista così come nemmeno quella comunista.
Da un punto di vista storico il conflitto interno che vigeva in Grecia si collegava allo “scisma nazionale” emerso durante la prima Guerra mondiale tra venizelisti (interventisti) e antivenizelisti (neutralisti), e successivamente evolutosi nella contrapposizione tra repubblicani e monarchici, ovvero tra la “vecchia” Grecia monarchica e i nuovi territori acquisiti a partire dalle guerre balcaniche del 1912-1913.
L’impopolarità della monarchia crebbe nel momento in cui re Giorgio appoggiò e favorì la dittatura di stampo fascista del generale Metaxas.
La spinta verso sinistra fu decisamente favorita dalla politica repressiva di Metaxas che concepì la terza civiltà greca in un’esplicita imitazione del Reich nazista; ma il sentimento antifascista cominciò a svilupparsi in Grecia e poi esplose a seguito dalla brutalità dell’invasione italiana del 1940.
Più che in qualsiasi altro paese europeo in Grecia si radicarono e svilupparono l’antifascismo e l’anticomunismo prima e indipendentemente dal fascismo e comunismo. Ciò poté avvenire proprio per il fatto che né per il fascismo né per il comunismo c’erano in Grecia i presupposti storici e sociali perché si diffondessero davvero nella coscienza del popolo.