Analisi d'impatto della regolamentazione: il roaming internazionale
Il roaming internazionale al dettaglio
La proposta della Commissione, circa la regolamentazione del roaming al dettaglio, ha suggerito anche in questo caso l’utilizzo di un meccanismo di price cap. Concretamente la proposta ha previsto l’adozione di un mark-up sui costi all’ingrosso per le chiamate ricevute.
Tale mark-up dovrebbe essere pari al 30% sul price cap all’ingrosso per le chiamate in uscita. In termini monetari il costo di una chiamata in roaming al dettaglio ammonterebbe a circa 7 centesimi di euro al minuto, per chiamate effettuate all’interno del paese visitato, e circa a 10 centesimi di euro al minuto, per le chiamate verso il paese d’origine o verso un paese terzo.
Identico mark-up del 30% sui costi delle chiamate all’ingrosso è stato suggerito dalla Commissione per le chiamate ricevute. In quest’ultimo caso, sulla base della stima dei costi effettuati dalla Commissione per le chiamate all’ingrosso in entrata (1*MTR), in termini monetari il costo sarebbe pari a circa 3 centesimi di euro.
Se si considerasse il price cap all’ingrosso suggerito dallo studio effettuato dal Copenhagen Economics, pari a 24.68 centesimi di euro al minuto, un mark-up del 30% sarebbe pari ad un ammontare in termini monetari pari a circa 7 centesimi di euro al minuto. In primo luogo lo studio effettuato dal Copenhagen Economics ha valutato se un mark-up pari al 30% sul price cap all’ingrosso potesse essere una giusta misura ai fini della determinazione di un adeguato price cap al dettaglio.
Le analisi effettuate in tale sede hanno dimostrato che la giusta cifra per poter coprire i costi per le chiamate al dettaglio in entrata e in uscita dovrebbe essere attorno ai 14 centesimi di euro. La proposta avanzata ha riguardato l’adozione di un mark-up assoluto al posto di un mark-up percentuale, sulla base della constatazione che i costi al dettaglio sono indipendenti dai costi all’ingrosso, ossia non vi è alcun legame tra i costi di rete e i costi di interconnessione all’ingrosso, e i costi di marketing e fornitura di servizi al dettaglio.
L’intervento regolatorio proposto dovrebbe dunque basarsi sul metodo del proportionate costs allocation, ossia un’allocazione proporzionata dei costi al dettaglio, da applicare ad entrambe le tipologie di chiamate, in entrata e in uscita: sarebbe un trattamento ingiusto quello dell’attribuzione di un costo più elevato per le chiamate in uscita (pari a 2*MTR) rispetto alle chiamate in entrata (pari a 1*MTR).
Due sono le ragioni apportate a sostegno della preferibilità di un approccio che miri ad allocare in maniera proporzionata i costi tra le chiamate in entrata e le chiamate in uscita. In primo luogo così facendo si garantirebbe all’operatore al dettaglio la medesima quantità di entrate, indipendentemente dal fatto che il suo abbonato stia effettuando o ricevendo una chiamata in roaming.
In questo modo si eviterebbe il verificarsi di distorsioni tra le chiamate in entrata ed in uscita. In secondo luogo, effettuando una discriminazione di prezzi tra chiamate in entrata e chiamate in uscita, i consumatori in roaming potrebbero intuitivamente sostituire le chiamate in uscita, il cui prezzo risulta evidentemente più elevato, con le chiamate in entrata, economicamente più vantaggiose.
Qualora un simile comportamento si verificasse in maniera massiccia, ne conseguirebbe un evidente spostamento della domanda dalle chiamate in uscita verso le chiamate in entrata. Di conseguenza, un livello di prezzo più basso per le chiamate al dettaglio ricevute finirebbe per influenzare indirettamente i prezzi delle chiamate in uscita, dovendo fronteggiare lo spostamento della curva di domanda verso il basso per quest’ultima tipologia di chiamate.
Appare chiaro a tal punto che la definizione di price cap particolarmente bassi per le chiamate ricevute potrebbe minare la possibilità di coprire adeguatamente i costi per la fornitura del servizio al dettaglio per le chiamate in uscita poiché i consumatori opterebbero per la ricezione della chiamata piuttosto che per l’effettuazione. In risposta ad una simile regolamentazione, ci si dovrebbe aspettare un comportamento degli operatori che possa in qualche modo porre un argine agli effetti negativi da essa derivanti: gli operatori al dettaglio potrebbero così avere un incentivo a limitare in diversi modi la possibilità per i consumatori di ricevere chiamate quando sono all’estero.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Analisi d'impatto della regolamentazione: il roaming internazionale
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Informazioni tesi
Autore: | Alessandra Dimitri |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Libera Univ. Internaz. di Studi Soc. G.Carli-(LUISS) di Roma |
Facoltà: | Scienze Economiche e Aziendali |
Corso: | Diritto ed Economia |
Relatore: | Andrea Renda |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 188 |
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