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L'analisi discriminante per la valutazione del rischio di credito

Il rischio di credito nel settore bancario

Con specifico riferimento alle istituzioni creditizie possiamo definire il rischio di credito (o rischio di insolvenza) secondo Andrea Resti quel rischio che una variazione inattesa del merito creditizio di una controparte nei confronti della quale esiste un’esposizione generi una corrispondente variazione inattesa del valore della posizione creditizia. Tale rischio è, a sua volta, configurabile all’interno della definizione generale di Dell’Amore: “Il rischio di un qualunque prestito è espresso dalla probabilità che l’operazione non dia alcun contributo positivo alla redditività dell’azienda finanziatrice o incida addirittura sfavorevolmente sui suoi risultati di esercizio”. Tale definizione è effettivamente legata alla capacità reddituale dell’impresa è sembra per il momento quasi esaustiva, ma presenta il limite di essere vista dal lato del prenditore di fondi mentre più coerentemente deve essere vista dal lato del datore di fondi.
A tale proposito, il rischio di credito, secondo Resti-Sironi, non è confinato alla sola possibilità dell’insolvenza di una controparte ma anche dalle altre componenti che di seguito riassumiamo:
- il rischio deve essere inteso come evento inatteso ossia aleatorio, probabile perché se fosse determinabile significherebbe che il deterioramento della qualità di prenditore verrebbe opportunamente considerato in sede di affidamento. Quindi, dovrebbe essere a priori, precisato il tasso attivo di remunerazione per la banca. Allora, in tale evenienza, il risultato ex post sarebbe identico a quello di accertamento ex ante; mentre correttamente il rischio di credito dovrebbe appalesarsi, con una probabilità, in termini percentuali, tra 0 ed 1;
- il grado di esposizione creditizia che non è limitata agli impieghi “classici” di una banca (titoli o prestiti in bilancio) e partite di bilancio ma si estende, come precisato dalla Vigilanza, alle posizioni fuori bilancio sempre imprevedibili e nascoste come quelle rappresentate da strumenti derivati negoziati in mercati over counter e dal regolamento delle transazioni nazionali ed internazionali in titoli, in valute o in strumenti finanziari derivati. Inoltre molte esposizioni creditizie di un’istituzione finanziaria vengono iscritte in bilancio al valore storico e non al valore corrente e, quindi diverso dal valore economico. Altra questione che è quella che il valore corrente si basa su attività quasi illiquide ne consegue che tale valore è solo, stimato, e quindi non effettivo;
- un ulteriore aspetto è rappresentato dalla potenziale variazione del merito creditizio meglio specificato nel paragrafo successivo e nella parte seconda riguardante il paragrafo della variazione dei rating.
Tipologie di rischio di credito
Precisata la natura del rischio di credito si possono distinguere cinque principali tipologie di rischio di credito:
a) Rischio di insolvenza. Anche se il rischio in questione è contenuto nella definizione di rischio di credito dobbiamo riferirci alla possibilità che una controparte affidata con una certa esposizioni creditizia diventa insolvente. In tale evenienza si tratta per il creditore di una perdita economica misurata dalla differenza dell'esposizione iniziale e dal recupero successivo eseguito dall'istituto creditizio;
b) Rischio migrazione. Si tratta del rischio di deterioramento del merito creditizio di una controparte. Tale deterioramento potrebbe generare un declassamento negativo rispetto alla valutazione del rating iniziale. Seppure non si abbia una immediata perdita economica della banca è sempre possibile un improvviso ed imprevedibile peggioramento del merito creditizio del cliente che in ogni caso ha mutato posizione rispetto al momento dell'affidamento;
c) Rischio di recupero. Significa che il tasso di recupero connesso alle esposizioni nei confronti delle controparti divenute insolventi si presenta inferiore a quanto originariamente stimato dalla banca;
d) Rischio di esposizione. La dimensione dell'esposizione potrebbe aumentare in modo inaspettato prima del verificarsi dell'insolvenza;
e) Rischio di spread. Rappresenta il rischio che a parità di merito creditizio o di rating aumenti il premio per il rischio e quindi lo spread richiesto dal mercato dei capitali.
d) rischio come evento inatteso. Secondo Resti Sironi, affinché si possa parlare di rischio occorre che la variazione del merito creditizio della controparte sia inattesa.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'analisi discriminante per la valutazione del rischio di credito

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Informazioni tesi

  Autore: Vincenzo Iacobellis
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia Bancaria, Finanziaria ed Assicurativa
  Relatore: Pasqualina Porretta
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 85

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