L'integrazione dei Visigoti nell'Impero: dall'età costantiniana al Regno di Tolosa
Il regno di Eurico
Eurico divenne rex Visigothorum nel 466 in seguito all’omicidio del fratello Teoderico II e si ritrovò in eredità il più grande regno che ai Visigoti fosse mai toccato dominare: era la prima volta che all’interno dell’Impero romano andava a costituirsi un’unità politico-militare indipendente da esso. In realtà il territorio compreso nei confini del regnum Visigothorum non può considerarsi interamente al di sotto della propria dominazione: ricordiamo che durante questi primi cinquant’anni di insediamento in Aquitania i Visigoti erano riusciti a conquistare ampi settori di penisola ispanica, ma ciò non impedì che i territori da loro occupati continuassero ad essere considerati unità amministrative dell’Impero.
In questo senso quindi lo status del regno tolosano era alquanto ambiguo. Nella penisola iberica, per il momento, i Visigoti non riuscirono ad esercitare un’autorità forte, essendo poco presenti sul territorio, limitandosi all’attività di saccheggio e alla difficile opera di gestione dei rapporti diplomatici con le gentes barbariche, Svevi e Vandali, insediatisi da lungo tempo in Spagna.
In Gallia invece i Visigoti tentarono di dare il via ad una politica di tipo espansionistico, per sancire la propria dominazione sulla loro ormai non più così nuova area d’insediamento. Le ben note capacità militari dei Visigoti fecero sì che molti militari romani si mettessero a loro disposizione: Idazio ricorda molti ufficiali romani che collaborarono coi Visigoti, soprattutto in Spagna: tra quelli che a detta delle fonti più si distinsero ricordo Nepoziano, Arborio e Agrippino.
Queste alleanze inedite erano anche frutto del rapporto di amicizia che intercorse tra Avito, Teodorico I e i suoi figli, di cui era stato amico e precettore; nemmeno ad Eurico mancherà il privilegio di combattere a fianco di generali romani. Teoderico. Proprio grazie a queste amicizie importanti, i Visigoti riuscirono a portare avanti il loro progetto di conquista di porzioni sempre più ampie di territorio in Gallia sfruttando le opportunità di combattere che offriva loro il foedus stipulato con Avito. Ciò non impedì loro di porsi anche contro l’esercito imperiale, se questo poteva servire a rafforzare la propria dominazione in Aquitania: basti ricordare che i Visigoti non esitarono a combattere contro Egidio quando costui minacciava i confini settentrionali del regno di Tolosa.
È lecito pensare che anche la sollecitudine con cui i Visigoti si offrirono sempre come truppe foederate per combattere in Spagna fu dovuta più al calcolo politico e alla possibilità – in ciò la confusione generale a livello politico amministrativo dell’Impero giocò a loro favore – di potersi appropriare di ciò che veniva progressivamente tolto a Vandali e Svevi durante le campagne militari, proposito che riuscirono a realizzare senza incontrare impedimenti di sorta, tanto fu abile e silenziosa la loro opera di appropriazione, coperta dal proprio ruolo di foederati a presidio dei territori sottratti, ufficialmente in nome dell’Impero, alle due gentes presenti nella penisola.
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L'integrazione dei Visigoti nell'Impero: dall'età costantiniana al Regno di Tolosa
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Informazioni tesi
Autore: | Silvia Catrambone |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2006-07 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Storia antica |
Relatore: | Sergio Roda |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 207 |
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