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La poetica di Encolpio e il ritratto tacitiano di Petronio.

Il rapporto Petronio-Encolpio

Ritenere o meno i distici di Sat.132.15 manifesto della poetica petroniana è questione che dipende dall’attendibilità che si vuole concedere al narratore primario rispetto all’autore: chi ne sottolinea semplicemente la funzione burlesca non può considerare attendibile la dichiarazione programmatica di Encolpio.
Veniamo dunque ad analizzare compiutamente queste altre voci del panorama della critica.
Roger Beck sostiene che nel Satyricon vi siano due livelli di creazione: l’autore crea il narratore e il narratore crea la narrazione con i vari personaggi; Encolpio narratore (I-narrator) ed Encolpio soggetto della narrazione (Iexperiencing) sono due personae distinte e lontane anche da un punto di vista prettamente temporale. L’io-narrante è più vecchio e saggio, e questo gli consente di sovrapporre il proprio punto di vista a quello dell’io-agente, più giovane e ingenuo. E poiché Encolpio è un eroe che costantemente, anzi quasi compulsivamente, indulge a voli di fantasia attingendo dal mondo degli stereotipi letterari, in contesti che rendono le sue fantasie ridicole e inopportune alla prosa della realtà della sua vita, Beck interpreta opus del verso 2 non come riferimento all’opera letteraria in toto, che sarebbe il suo significato semanticamente corretto, ma soltanto come riferimento alla precedente tirata “against the offending member“ (Sat. 132.9-11); a suo avviso il fatto che il termine possa apparire spropositato rispetto alle poche battute che costituiscono tale allocuzione “can be accounted for by Encolpius’ exaggerated sense of literary self-importance“: la solita esagerazione del narratore mitomane che cede al modello eroico e dà vita al grottesco. L’autore semplicemente creerebbe questo straordinario meccanismo per poi rimanere in disparte a godersi lo spettacolo.
Questa possibilità di una distinzione tra io-narrante e io-agente, dice Beck, è stata in precedenza suggerita dal Veyne: ”L’auto-ironie du Satyricon se justifaitelle par la conversion finale d’un Encolpe parvenu, après tous ses voyages, au port de la sagesse?”, ma è rimasta inesplorata e la critica non ha quindi posto l’accento sui versi che si presentano come pensieri e parole di Encolpio in situ : la supplica a Priapo (in 133.3); l’elenco degli eroi oggetto dell’ira persecutrice degli dei (in 139.2); il soliloquio in difesa del proprio linguaggio senza orpelli (in 132.15).
Beck si spinge, infine, ad ipotizzare una lacuna tra i versi 1-4 e i versi 5-8 perché “there will be a non sequitur between Encolpius’ claim that his speech only reflects the common habit of damning one’s faulty members and the rhetorical question: who is ignorant of love-making?“ .
Se è vero che nel contesto dell’epigramma il carattere comico dell’allocuzione alla mentula e dell’episodio stesso di Circe e Polieno si riflette necessariamente anche sui distici dando luogo al sospetto dell’ambiguità, e se è vero che questa sarebbe l’unica occasione in cui Petronio si manifesta apertamente, a mio parere supporre una lacuna per giustificare la propria interpretazione è filologicamente scorretto.
La posizione di Gian Biagio Conte è analoga a quella di Beck, anche se parte da impostazioni critiche differenti. Egli ritiene che i distici di Sat. 132.15 costituiscano sì un manifesto letterario, ma non di Petronio,”l’autore nascosto“, bensì del narratore Encolpio che presenta la sua narrazione, cioè il testo del Satyricon, come opus, opera letteraria, la sua autobiografia. Non vi sono per Conte discrepanze tra io-narratore e io- agente, non vi sono versi in situ,solo la necessità di giustificare l’allocuzione alla mentula per presentarsi ai lettori come uno scrittore impegnato. E per fornire una tale giustificazione si richiama non tanto alla realtà, quanto alla letteratura: realtà e letteratura si fondono per Encolpio, come sempre. Non può esserci realismo, dice Conte, quando la realtà è ingabbiata nella letteratura, quando una défaillance sessuale è descritta come un evento epico-tragico: Encolpio tratta sì della vita reale, ma di una vita che è filtrata attraverso miserae ludibria chartae , le illusioni di un misero foglio di carta.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La poetica di Encolpio e il ritratto tacitiano di Petronio.

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Informazioni tesi

  Autore: Simona Tarzia
  Tipo: Diploma di Laurea
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli studi di Genova
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Storia
  Relatore: Giovanni Garbugino
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 56

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