Antonio Marras: un viaggio tra Kitsch e Voyeurismo
Il rapporto di Marras con il Kitsch
Il Kitsch è la categoria estetica più persuasiva, più inautentica, più menzognera, più parassita, ma soprattutto una modalità che ha permesso di modularsi ed esprimersi al mondo moderno. Il Kitsch non è quindi una categoria estetica che riguarda il mondo dell’arte, ma è un ideale che è stato assunto in tutti gli ambiti quotidiani, non solo all’interno delle opere d’arte, della musica e del teatro. Il Kitsch da parecchi anni è entrato a fare parte anche di tutto quel mondo di cui fa parte l’arte contemporanea e il fashion system.
Da sempre Marras utilizza una buona parte di Kitsch per interpretare, mostrare e sperimentare le sue sfilate e soprattutto la sua arte. Una forte predominanza di Kitsch lo possiamo infatti trovare all’interno della sua mostra svoltasi presso La Triennale di Milano Nulla Dies Sine Linea. Come osservato precedentemente, Antonio Marras non vuole soltanto farci vivere un viaggio nelle profondità e oscurità dell’anima, ma anche mostrarci un mondo che richiama il teatro e spesso lo spettacolo. Quando ci troviamo di fronte a un’installazione di Antonio Marras non possiamo non notare quanto la scena sia melodrammatica e come ben sappiamo, una delle categorie estetiche che si avvicina di più al sentimento del Kitsch è sicuramente il Melodrammatico. Da sempre infatti il Melodramma e il Kitsch sono le categorie che predominano di più nel panorama artistico e sono quelle che all’interno della storia permettono di arrivare al lieto fine. Più precisamente, grazie a delle anticipazioni che rendono lo spettacolo o la scena prevedibili, si attende con impazienza che l’evento annunciato inizialmente si compia.
Nel Melodramma infatti, non esiste il dubbio o il finale aperto. Tutto ciò che è stato annunciato deve compiersi, anche attraverso i colpi di scena. Grazie al Melodramma e al Kitsch è possibile fare godere il fruitore in modo facile e senza imbrogli. Da sempre il Kitsch è stato accusato di essere un parassita e un ingannatore, ma possiamo renderci conto in moltissime circostanze che il Kitsch non è assolutamente ingannevole, bensì dichiara apertamente ciò che vuole essere.
Antonio Marras è uno degli artisti che per emozionare il pubblico utilizza apertamente elementi estetici legati al Kitsch e al Melodramma. Partiamo dal titolo stesso Nulla Dies Sine Linea che prende esempio dalla citazione di Plinio il Vecchio, contenuta nell’opera letteraria Adagia. Nulla Dies Sine Linea significa Nessun Giorno Senza Linea ed è una frase che Plinio il Vecchio riferiva al pittore greco Apelle, che non faceva passare giorno senza tracciare almeno una linea, perché sosteneva che soltanto attraverso un esercizio costante si poteva procedere verso la grandiosa vita dell’arte. La frase è diventata di uso proverbiale comune e da sempre indica la necessità costante di esercitarsi giornalmente per arrivare alla perfezione. Antonio Marras si esercita continuamente. Scrive, pasticcia, riscrive e appunta centinaia di fogli e diari.
Nella mostra di Marras presso La Triennale di Milano ci sono diverse installazioni dove sono presenti diversi diari pieni di appunti. L’elemento significativo è vedere come questi diari siano conservati all’interno di campane di vetro, o ancora più importante all’interno di incubatrici. Nell’installazione Archivio Provvisorio una ventina di campane di vetro conserva all’interno dei diari, uno per ogni campana. Ogni diario rappresenta un momento specifico della vita di Marras e per rendere l’atmosfera più intima c’è una lampada che illumina nel buio ogni campana. La luce che illumina il diario non è altro che una sorta di “occhio di bue” teatrale che illumina il personaggio sul palcoscenico, che in questo caso non è altro che il diario, anzi, se ci pensiamo bene, non è il diario il protagonista, bensì l’evento segnato. Marras scrive, pasticcia e riscrive, attacca dei fogli e ricicla tutto in un vertice di emozioni e sensazioni, tali al pensiero libero durante una seduta di psicanalisi. Non possiamo affermare che la ripetizione, il collezionismo ossessivo siano tutti elementi che richiamano al Kitsch? I diari sono tutti di stoffa grezza con le pagine cucite e rilegate con il filo rosso, lo stesso utilizzato dall’artista sarda Maria Lai. La commozione, l’immagine reale che “penetra” subito la nostra mente non è una caratteristica del Kitsch che in qualsiasi momento non è una rivelazione, ma una verità segnata? Il richiamo alla terra sarda è sempre presente e sia gli artisti che hanno lavorato con lui che i visitatori della mostra possono subito osservarlo. Nella poesia Un po’ di Marras anche per me … Vinicio Capossela scrive
E c’è un’altra cosa che rende speciale il suo lavoro,
il rapporto con la sua terra. Un rapporto con lo specifico di un luogo, fatto di pietra e sughero e vento,
che il suo lavoro d’arte e di scienza rimodula in voce universale,
in grado di superare i confini delle lingue, delle monete, e degli showroom.
L’ossessività, la ripetizione, il collezionismo, la conservazione sono tutti elementi importantissimi per la poetica di Marras che possiamo trovare lungo tutto il percorso all’interno della Triennale di Milano e soprattutto in tantissime installazione.
Ritornando al discorso dei diari scritti in maniera compulsiva possiamo trovare una base di Kitsch all’interno dell’installazione Taccuini di viaggio. Questa installazione è una delle più strane ed emblematiche all’interno della mostra.
Il visitatore si trova di fronte a delle vecchie incubatrici per neonati risalenti agli anni ’60 del Novecento, dove all’interno sono custoditi i diari scritti di Marras. Intorno alle incubatrici ci sono due enormi impalcature con scaffali pieni di altri diari. Sulle impalcature i diari sono posizionati in perfetto ordine, quasi in maniera maniacale, da vero collezionista e non solo; tutte le impalcature sono ricoperte da una reta metallica che non permette al visitatore di toccare i diari, ma soltanto osservarli con distacco. La rete metallica risulta quasi come un avvertimento, una sorta di filo spinato che limita il visitatore nell’osservazione dell’anima nascosta dell’artista. Questa installazione al primo sguardo può provocare curiosità, smarrimento e soltanto con un’attenta osservazione possiamo iniziare a capire qualcosa. È stato già anticipato che l’installazione Taccuini di viaggio si presenta come un gruppo di tre incubatrici degli anni ’60 con all’interno i diari di Marras completamente scritti, incollati, pasticciati e sempre rilegati in modo artigianale. Di fianco alle incubatrici ci sono deli barattoli di latta con all’interno dei guanti di gomma. Le tre incubatrici sono circondate dalle impalcature ricoperte con la rete metallica e tutto intorno la sena è circondata da quadri, disegni e schizzi dell’autore. Manca un dettaglio importante. Tra i vari disegni appesi al muro possiamo notare una cornice con all’interno delle garze e delle medicazioni sporche di sangue ormai vecchio. Al di sopra delle incubatrici invece, sono presenti due grembiuli bianchi. Questi grembiuli sono quelli aperti sulla schiena che vengono utilizzati in sala operatoria dai pazienti e sono conservati sopra le incubatrici come delle reliquie. In un primo momento potremmo pensare di trovarci di fronte alla scena di un aborto, ma non è così.
L’artista ha raccontato che quei grembiuli utilizzati in sala operatoria appartengono a sua moglie, Patrizia Sardo, operata qualche anno fa al cuore.
Sempre a Patrizia Sardo appartengono le garze e le medicazioni sporche all’interno della cornice appesa. Marras è legatissimo alla moglie e durante l’operazione chirurgica la paura di perdere Patrizia era talmente forte, tanto da sfogarsi riempiendo i suoi diari di schizzi e pensieri che sono stati poi riposti all’interno delle incubatrici, come un tesoro da tenere protetto e sotto osservazione. Marras ha anche raccontato che le incubatrici gli sono state regalate da un vecchio ospedale di Alghero che stava chiudendo. I visitatori più attenti possono prendere i guanti di gomma riposti nei barattoli di latta e sfogliare i diari per entrare più in profondità nell’anima dell’artista. Lavorando all’interno della Triennale ho potuto osservare che non tutti i visitatori hanno avuto il “coraggio” di indossare i guanti e sfogliare. Moltissimi visitatori si sono alterati per il cattivo gusto, quasi a provare disgusto e imbarazzo nel vedere i grembiuli e le medicazioni sporche di sangue. L’installazione ha una forza tale da ricondurre alle categorie estetiche del Kitsch e del Melodramma e lo fa esaltando al massimo i sentimenti. Lo sfogo nei diari segreti, la conservazione ossessiva e compulsiva, tipica di un collezionista non possono che farci entrare completamente all’interno di queste categorie e farci “respirare” alcuni delle loro caratteristiche estetiche.
[…]
Questo brano è tratto dalla tesi:
Antonio Marras: un viaggio tra Kitsch e Voyeurismo
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Informazioni tesi
Autore: | Eleonora Cattaneo |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2017-18 |
Università: | Università degli Studi di Milano |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Lettere moderne |
Relatore: | Maddalena Mazzocut-Mis |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 155 |
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