Così parla il rap: analisi del linguaggio e dell'uso dello slang nell'hip hop e nel rap statunitensi.
Il rap e la sua “cattiva reputazione”
L'uso di parolacce in molte canzoni ha generato sfide nella loro trasmissione, sia nei videoclip (specie su MTV) che in radio. Di conseguenza molti brani rap vengono censurati e non sono trasmessi per intero: le volgarità vengono tagliate dalla registrazione (ma senza intaccare il background), oppure i testi sono sostituiti con altri non offensivi.
“Il rap ha una cattiva reputazione nei circoli bianchi, dove molta gente crede che consista solo di versi gutturali razzisti e misogini, gonfi di parolacce”. (Roger Ebert, 1995).
Molti rapper sono l’incubo peggiore di ogni insegnante e genitore. A parere di molti, essi sono lì per tormentare gli adolescenti con testi che trasudano sesso e violenza.
A questo proposito c’è da dire che la vera e propria svolta all’interno di questo stile musicale si ha nel 1983 con Sucker MC’s, dei RUN-DMC. Con questo pezzo il rap inizia a trattare argomenti che riguardano il B-boy, il ragazzo di strada. Il pezzo è duro, ruvido, volgare, quasi senza melodia e le parole sono più che altro gridate: è l’inizio del dis rap, o “rap dell’insulto” che avrà la sua manifestazione più violenta e temuta nel cosiddetto gangsta rap. La formula Dis Rap, rimanda a Disrespect rap (rap irriverente) che con i suoi contenuti verbali fortemente osceni, ha riportato in superficie i racconti del ghetto e la volgarità poetica dei dozens.
È come se il dis rap voglia in un certo senso “ripulire” il rap dalla musicalità ricollegandolo alla durezza della vita di strada.
Tutta la “jurologie”, ossia lo studio di imprecazioni, parole illegittime, bestemmie e ingiurie che questa tradizione ha sviluppato, è stata rivendicata dai rapper come linguaggio nero. Per i neri infatti la parolaccia è un’espressione di rifiuto e di provocazione. E se una parola è sporca alle orecchie di un bianco, allora sicuramente sarà perfetta per un nero. Questo modello di comunicazione linguistica, che si avvale della parolaccia, si applica integralmente al rap.
Un esempio di questa propensione all’insulto lo possiamo trovare nel testo She watch channel zero dei Public Enemy, in cui si avverte che la struttura ritmica e il testo ricordano fortemente i giochi verbali degli adolescenti, tanto nell’approccio quanto nelle risate che suscitano, fatto che caratterizza la maggior parte dei rap:
… se trovi una donna, è facile che ti faccia dimenticare i tuoi problemi, esiste una parola di cinque lettere, per descrivere il suo personaggio, ma un attore le ha fatto il lavaggio del cervello, e qualsiasi uomo che tenti di abbordarla, non appena si avvicina un po’ di più, viene schiacciato come uno scarafaggio…
Qui il gioco consiste nell’indovinare la misteriosa parola di cinque lettere. In questo caso l’indovinello non è così difficile; si tratta certamente della parola bitch.
Il rap è crudo, diretto, non segue la strada del doppio linguaggio, non è codificato. Il rap getta via la maschera. Coltiva l’insulto; si appropria della volgarità e la inserisce in rima.
Molti americani considerano il rap come l’espressione stessa della volgarità, ma come è stato già detto in precedenza, questa è una caratteristica di determinati rami della musica rap, come il dis rap o il gangsta rap, tipologia di rap in cui il rapper racconta ed esalta la vita violenta e le vicende pericolose dei gangster del ghetto, presentandola come uno stile di vita stupefacente al quale ognuno dovrebbe aspirare.
Negli anni recenti l'Hip Hop ha incontrato con la censura più problemi che il resto della musica, perché la maggior parte dei testi rap contengono un linguaggio scurrile, ricco di imprecazioni, termini forti che in più occasioni hanno incontrato la critica dell’opinione pubblica che sosteneva che questo tipo di linguaggio potesse avere delle cattive influenze sul giovane pubblico che più di tutti ascoltava questo genere di canzoni. Inoltre il genere si è dimostrato molte volte anti-establishment, diffondendo brani che parlano di guerre e colpi di stato che alla fine rovesciano il governo.
L’uso dello slang, in particolar modo in ambito musicale, è molto spesso ridicolizzato dagli estranei al settore e da coloro che temono un’influenza negativa sui teenagers. In realtà c’è da considerare che il linguaggio umano è sempre stato e continua ad attraversare continue fasi di evoluzione e costante re-invenzione, e lo slang altro non è che il risultato dell’evoluzione naturale del linguaggio.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Così parla il rap: analisi del linguaggio e dell'uso dello slang nell'hip hop e nel rap statunitensi.
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Informazioni tesi
Autore: | Celeste Cecere |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara |
Facoltà: | Lingue e Letterature Straniere |
Corso: | lingue per l'impresa e la cooperazione internazionale |
Relatore: | Andrea Mariani |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 117 |
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