Aree vulnerabili da nitrati di origine agricola
Il Programma d’Azione della Regione Campania nella Direttiva Nitrati
Come specifico strumento di attuazione della Direttiva Nitrati, il Programma d’Azione della Regione Campania (in concomitanza, d’altronde, con il CPBA) si prefigge di tutelare le zone vulnerabili dall’inquinamento da nitrati di origine agricola e, quindi, i corpi idrici superficiali e sotterranei (anche se le misure ivi contenute risultano, di riflesso, utili alla protezione di altre matrici ambientali). A tal scopo, il Programma individua una serie di tecniche volte al miglior uso della fertilizzazione con composti azotati e degli effluenti, affinché sia mitigato il rischio di contaminazione da nitrati.
Dall’insieme di queste pratiche gestionali sono attesi - e si registrano - effetti positivi per il comparto “acque”, data la cautela posta nel regolare l’utilizzo dei fertilizzanti azotati e degli effluenti da allevamento tale da favorire la riduzione della perdita di nutrienti, in particolare i nitrati, nei corpi idrici.
Come già accennato, dette misure tecniche si riflettono positivamente verso altre matrici: con riferimento al comparto “aria”, è ridotta la liberazione verso esso di composti azotati inquinanti (quali ammoniaca e protossido di azoto); analoghi effetti si ripercuotono, seppur indirettamente, anche sulle comunità biotiche acquatiche in quanto la riduzione delle emissione di nutrienti comporta la riduzione del rischio di eutrofizzazione delle acque. In aggiunta a tali aspetti positivi per le matrici ambientali, è da aggiungersi l’impatto igienico e medico sulla saluti umana, considerando che si tratta di misure atte a indurre un decremento dell’aliquota di nitrati percolante in falda oltre che una riduzione della quantità di effluente usata nelle operazioni di spandimento.
Gestione degli effluenti. Ribadisce, in primo luogo, i divieti stabiliti dal DM 2006 per quanto concerne lo spandimento di effluenti in determinate aree (incrementando per i letami a 10m per le sponde di corsi d’acqua e a 30m per le sponde lacustri, costiere e dei corpi idrici individuati ai sensi della Convenzione di Ramsar la distanza entro la quale è vietata spargerne; per i liquami rispettivamente a 30 e 40 metri).
È altresì vietato lo spandimento di liquami su terreni con pendenza >10% a meno di convenienti opere idrauliche (si veda CBPA lettera E) - in tal caso il valore è raddoppiato: in ogni caso il liquame va cosparso in piccole dosi e direttamente nel suolo oppure a raso con impianti a bassa pressione (si veda CBPA lettera B). Si vieta lo spandimento degli effluenti da dicembre a febbraio (a partire da novembre per le deiezioni degli avicunicoli e per colture che non siano terreni con prati, arboree con piante erbacee perenni e cereali a ciclo autunnale - invernale). La quantità di effluente non deve superare i 170 Kg.
I titolari delle aziende sono tenuti a compilare un “Registro delle utilizzazioni dei liquami”, numerato e vidimato dal Sindaco, dove segnalare ogni movimento degli stessi dai depositi di stoccaggio ai siti di spandimento (con data, quantità espressa in m3 o tonnellata e appezzamento dove ha avuto luogo lo spandimento).
Stoccaggio e Gestione degli effluenti: si rimanda al CBPA (lettera G).
Questo brano è tratto dalla tesi:
Aree vulnerabili da nitrati di origine agricola
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Informazioni tesi
Autore: | Vincenzo Autiero |
Tipo: | Tesi di Master |
Master in | ''Rischio ambientale: analisi e monitoraggio per la bonifica dei siti contaminati'' |
Anno: | 2012 |
Docente/Relatore: | Iodice Luigi |
Istituito da: | Università degli Studi di Napoli - Federico II |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 30 |
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