''Le verità non dette'': la Strage di Erba. Ipotesi Investigative
Il profilo criminologico
Uno dei motivi che hanno portato tutti a definire colpevoli i coniugi di Erba è la definizione di “quadrupede” che è stata loro addossata, in quanto, secondo i magistrati, i due si amavano talmente tanto da arrivare a compiere una strage insieme. Per questo, in questo capitolo, sarà significativo evidenziare l’importanza delle fondamenta della criminologia, prendendo in considerazione il criminal profiling e le classificazioni cliniche che si nascondono nell’oscurità di ogni individuo, fino ad arrivare alla rispettiva classificazione clinica di Olindo e Rosa, i reo confesso della Strage di Erba.
La criminologia come scienza
La criminologia, ovvero la scienza che studia la criminalità e la devianza, così come gli autori e le vittime dei reati, è la disciplina che si caratterizza per lo studio del reo e del reato, secondo un approccio che include la psicologia, il diritto, la psichiatria, la sociologia e le neuroscienze.
Questa, sorta grazie agli studi di Cesare Lombroso e di Raffaele Garofalo, uno dei magistrati più rinomati della storia e uno dei primi fondatori della scuola positiva di diritto penale, è nata nel contesto italiano già a partire dal XIX secolo. L’evoluzione del pensiero criminologico, però, è segnato dall’alternarsi di teorie sulla natura del crimine e della pena e di modelli criminogenetici diversi. Infatti, una prima contrapposizione comunque si può avere tra la scuola di pensiero classica e la scuola positiva del diritto penale. Nella prima, in cui si vedono esponenti come Cesare Beccaria e Francesco Carrara, che nasce alla fine del XVIII secolo, si fonda sul libero arbitrio e sull’imputabilità, dove il reato è essenzialmente una violazione che viene commessa in maniera cosciente e volontaria e la pena conseguente è una pena retributiva, con la funzione di compensare il danno commesso.
Nella seconda scuola, quella positiva, che si basa su un punto di vista psicologico-antropologico, dove il pioniere e il padre della criminologia risulta essere Cesare Lombroso (1835-1909), si cercò di spiegare con anomalie fisiche tutti i caratteri degenerativi lombrosiani, gli atteggiamenti e i comportamenti del delinquente per eccellenza. Di basi, gli individui che si macchiano di un delitto, quindi, sono stati inevitabilmente portati a commetterlo da fattori psicologici congeniti o da molte altre situazioni ambientali circostanti e preesistenti ed è proprio per questo motivo che non si può parlare di imputabilità, né di punizione vera e propria. Tuttavia, ha senso comunque sia proteggere la comunità e la collettività cercando di contrastare questi soggetti neutralizzando la loro pericolosità sociale e applicando misure di sicurezza.
Nel 1930, dopo la promulgazione del Codice penale, creato sulla base dei pensieri di entrambe le scuole, sono state introdotte delle pene con l’eventuale possibilità di applicazione di misure di sicurezza.
Tutte ciò che c’è dietro al pensiero criminologico, che coincide con le diverse tendenze dell’indole umana, si pone in un lasso di tempo storico che va dal pensiero ottimistico di Rousseau, colui che vedeva l’uomo come una creatura pacifica definendolo “il buon selvaggio”, fino ad arrivare al pensiero di Thomas Hobbes, secondo cui la natura dell’uomo è essenzialmente egoistica e a determinare le azioni umane sono solamente l’istinto di sopravvivenza e quello di sopraffazione. Nonostante ciò, per Hobbes l’uomo è totalmente spinto ad avvicinare un proprio simile in virtù di un amore naturale, ma l’opposto accade per i legami di amicizia o di società degli uomini, che sono dovuti solamente al timore reciproco, in quanto “Homo homini lupus”, che significa “L’uomo è un Lupo per l’uomo” (Hobbes T.:1600). Oggigiorno, però, la natura umana viene posta dalle scienze naturali e dall’evoluzionismo in una posizione intermedia.
Oltre a ciò, però, nel tempo e con la nascita della fisiognomica e della frenologia, si è cercato anche di definire le tendenze criminali. Infatti, alla fine del XVIII secolo, Lavater (1741-1801) scrisse il Trattato di Fisiognomica, un’opera attraverso la quale cercava di scoprire se le caratteristiche del volto di una persona potessero evidenziarne le caratteristiche e le tendenze violente e/o criminali.
Stessa cosa è accaduta con Josef Gall (1758-1828), uno dei medici tedeschi più importanti in questo campo, che sosteneva che c’era una corrispondenza tra le aree celebrali e le facoltà mentali, creando appunto questo approccio chiamato Frenologia.
Lombroso, però, fu uno dei primi ad ipotizzare che esista il “delinquente nato”, il quale è associato a caratteristiche innate genetiche, tanto da considerarsi soggetto non recuperabile. In effetti, la teoria di Cesare Lombroso prevede che almeno il 30-40% dei criminali avesse disposizioni innate e, a questo punto, entrerebbe in gioco la Fisiognomica, intesa come quella scienza in grado di riconoscere le caratteristiche anatomiche e fisiologiche particolari, utile per riconoscere i tratti criminali. Lombroso, inoltre, ipotizza l’esistenza di altre categorie e tipologie criminali, tra cui:
⁃ Il delinquente per impeto passionale è colui che agisce di impulso ed è mosso da nobili cause. Non ha tratti fisici particolari e, tuttavia, sono piuttosto armonici. Questa tipologia di criminale è molto sensibile e sente sempre molto rimorso dopo aver commesso il delitto, tanto da tentare a volte anche il suicidio. I motivi che lo spingono a delinquere possono essere tre: lutto, infanticidio e passione politica;
⁃ Il criminale epilettico: Lombroso riteneva che l’epilessia fosse un segnale da prendere in considerazione, in quanto poteva rappresentare una caratteristica che rendeva l’individuo un criminale. Ciò che li definiva era la pigrizia, l’amore per gli animali e un atteggiamento vanitoso e distruttivo, ma, con una certa tendenza al suicidio. Gli attacchi epilettici potevano manifestarsi in modo abituale o, addirittura, senza sintomi apparenti. In entrambi i casi, Lombroso, la considerava una delle categorie di criminali più pericolosi;
⁃ Il delinquente pazzo: questa categoria viene suddivisa a sua volta tra pazzi delinquenti e pazzi veri. I veri alienati sono malati e non rispondono quindi dei propri atti. I delinquenti pazzi, invece, commettono un delitto e impazziscono in seguito in carcere. Inoltre, Lombroso suddivide questo gruppo in tre tipi, ovvero gli alcolisti, gli isterici e i mattoidi, dove il primo commette il delitto sotto gli effetti dell’alcool, l’isterico ha una forte tendenza a mentire e una naturale inclinazione all’erotismo, mentre il mattoide è sulla linea che separa la sanità mentale dalla follia, delinquendo, dunque, d’impulso;
⁃ Il delinquente occasionale , portato al crimine da fattori causali diversi da quelli del delinquente nato. Questa categoria, però, è suddivisa a sua volta in tre gruppi: gli pseudo-criminali, cioè gli individui che sono imputabili di un reato commesso senza intenzione o sotto la pressione di fattori situazionali extra ordinari e i criminaloidi, ovvero i delinquenti abituali di tipo non anormale, come ad esempio i criminali che appartengono alle bande criminali. Secondo Cesare Lombroso, questa tipologia di delinquenti, ovvero tutti i delinquenti occasionali, possono essere recuperati attraverso un intervento di riabilitazione e reintegrazione sociale.
in considerazione le caratteristiche di personalità del delinquente da un punto di vista più psichiatrico e più psicologico.
Bromberg (1965), nel suo volume Crime and the Mind, elenca i vari tipi di delinquenti: l’aggressivo, l’instabile emotivo, l’amorale, l’adolescente disadattato e il tipo di adulto immaturo. Tra tutti questi, però, emergono i tipi egocentrici, gli inadeguati, gli inconcludenti, i suggestionabili, gli abulici e gli ottusi. Anche Hans Toch (1969) formulò le tipologie dell’individuo criminale, basandosi più sull’aspetto psicologico. Secondo Toch, le tipologie di criminale possono essere nove: ci sono coloro che difendono la loro reputazione, coloro che impongono la norma, coloro che proteggono la propria immagine, coloro che tendono ad autodifendersi con la tendenza a percepire gli altri come un pericolo, coloro che rimuovono la tensione ed esplodono poi in situazioni che non riescono più a gestire, gli attaccabrighe, coloro che sfruttano la situazione manipolando gli altri, gli autocompiaciuti e i catartici, come ad esempio i borderline. Tuttavia, Hans Toch sottolinea come queste caratteristiche possono essere riscontrate in tutti, anche in coloro che non vengono definiti “delinquenti”.
Così come loro, anche altri scienziati iniziarono a definire gruppi di criminali, classificandoli e studiandoli, per poi arrivare a definirli. Per questo motivo, una valida classificazione venne introdotta anche nel Codice penale italiano già a partire dalla prima metà del 1900. Nel Codice Rocco si inserisce, infatti, la trattazione dell’abitualità, della professionalità, della tendenza a delinquere e della recidiva nel Titolo IV dedicato al reo e alla persona offesa del reato, e, più nello specifico, nel Capo II, creato ad hoc per la disciplina di queste forme specifiche di personalità criminale. Tra queste troviamo:
⁃ Il delinquente primario, ovvero colui che ha commesso il crimine per la prima volta;
⁃ Il delinquente recidivo, cioè colui che è stato condannato per un crimine e poi ne commette un altro;
⁃ Il delinquente abituale è colui, invece, che si distingue per la particolare abitualità della sua condotta criminosa;
⁃ Il delinquente professionale, ovvero colui che vive dei proventi dei suoi crimini;
⁃ Il delinquente per tendenza, ovvero colui con un carattere particolarmente malvagio;
⁃ I delinquenti irrecuperabili;
⁃ I delinquenti recuperabili, recuperabili, però, solo in presenza di un trattamento qualificato;
⁃ I delinquenti spontaneamente recuperabili senza nessuna tipologia di trattamento.
Questo brano è tratto dalla tesi:
''Le verità non dette'': la Strage di Erba. Ipotesi Investigative
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Informazioni tesi
Autore: | Ylenia Caruso |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2022-23 |
Università: | UNINT - Università degli studi Internazionali di Roma |
Facoltà: | Investigazione, Criminalità e Sicurezza Internazionale |
Corso: | Investigazione, Criminalità e Sicurezza Internazionale |
Relatore: | Vincenzo Maria Mastronardi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 130 |
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