Giannini e il fronte dell'uomo qualunque

Il professionismo politico viene fortemente osteggiato in tutti e due i movimenti, possiamo però individuare differenze, in questo caso il qualunquismo sembra più estremista, fa di questa avversione uno dei principi fondanti e dei temi più ricorrenti. Giannini, nei neologismi del movimento, introduce addirittura un appellativo che rimarrà famoso, appositamente per chiamare i politici, la sigla u.p.p. uomo politico di professione. La posizione del qualunquista, vede il politico di professione non solo un parassita sociale, ma anche un portatore di sventure, perché è attraverso il litigio fazioso di pochi che, secondo il Giannini, si arriva alle tragedie delle guerre.

“Quando si pensa che quest’ultima guerra è scoppiata perché uno scarso centinaio di persone non è riuscito a mettersi d’accordo…”
“E’ pazzesco far soffrire quarantacinque milioni di esseri umani perché qualche migliaio d’individui non vuole o non sa procacciarsi i mezzi di vita con l’utile e onesto lavoro”.

L’u.p.p. è mal visto a tutti i livelli e a tutte le latitudini, anche in chiave internazionale. Nel M5S invece, il problema del professionismo politico resta più collegato al tema dello spreco di denaro pubblico e di “casta” al potere, viene descritto come un aspetto intrinseco della politica italiana. Anche nel prospettare una soluzione del problema il qualunquismo sembra più estremista, non bastano le due legislature volute da Grillo per concludere la carriera, vorrebbe la durata del mandato ridotta ad un anno non rinnovabile e, inoltre, la soppressione della natura politica dell’individuo che assume l’incarico, voleva solo tecnici amministratori. C’è un modello a cui fa esplicitamente riferimento Giannini in un capitolo de “La Folla”, è la Svizzera.

“Nella Confederazione Svizzera il presidente cambia ogni anno, e lo Stato va bene da secoli. Spesso non si conosce nemmeno il nome del Capo della Confederazione, tanta è leve, e moderata la gloria di cui risplende la Carica”