Analisi del nuovo processo sommario di cognizione
Il procedimento sommario di cognizione
La vera novità apportata dalla legge 18 giugno 2009, n. 6951 è quella di aver introdotto nell’ordinamento giuridico italiano un nuovo modello procedimentale inserendo, al termine del capo III del titolo I del libro IV del Codice di Procedura Civile, un capo III-bis rubricato “Del procedimento sommario di cognizione”, che contiene i nuovi articoli 702-bis, 702-ter e 702-quater Cod. Proc. Civ.
L’ambito di applicazione di tale procedimento è generalizzato, non è limitato quindi a delle speciali e specifiche situazioni sostanziali, ma è applicabile a tutte le controversie per le quali il tribunale è chiamato a giudicare in composizione monocratica. A seguito dell’istituzione del giudice unico di primo grado per la stragrande maggioranza delle cause di competenza del tribunale, è applicabile alle più diverse tipologie di situazioni sostanziali.
La generalizzazione di tale modello è stata inserita al fine di soddisfare la crescente esigenza di una speciale tutela giurisdizionale rapida, perlomeno in tutti i casi in cui il principio della ragionevole durata del processo ex art. 111 Cost. ed il diritto alla tutela giurisdizionale effettiva garantito dall’art. 24 Cost. impongano al legislatore di trovare forme di giustizia che siano più efficienti.
Il nome scelto dal legislatore per il nuovo procedimento non deve trarre in inganno, in quanto tale rito ha poco a che vedere con il vecchio rito disciplinato dall’art. 19 del d.lgs. n. 5/2003 e abrogato con la riforma del 2009, con il quale il legislatore aveva introdotto nel nostro ordinamento un rimedio dalle caratteristiche simili a quelle del référé di origine francese.
Sulla falsariga di tale istituto francese, il procedimento speciale operativo in ambito commerciale assicurava al ricorrente la sollecita emissione di un titolo esecutivo, che poteva essere azionato coattivamente nei confronti del debitore. Benché, il provvedimento concesso in tali forme non fosse, invero, idoneo ad acquistare la natura di cosa giudicata, disponeva ugualmente di una certa stabilità, in quanto era destinato a produrre i suoi effetti fintantoché non fosse stato appellato nei termini di legge ovvero fino a quando il titolo azionato non fosse stato oggetto di un autonomo, ma del tutto eventuale, giudizio a cognizione piena.
Ciò assicurava al creditore l’adempimento celere del diritto vantato e relegava ogni disputa ad un successivo, puramente eventuale, procedimento. Come usualmente avviene nello schema del référé, la tutela così concessa veniva svincolata dai presupposti di natura cautelare in passato richiesti per simili provvedimenti e l’accoglimento dell’istanza non veniva più subordinato all’urgenza o al pericolo di un danno grave e irreparabile, ma pretendeva unicamente l’evidenza del diritto azionato. Il procedimento sommario di cognizione ha natura dichiarativa e costituisce un rito speciale di cognizione che affianca, senza sostituirlo, il rito ordinario.
Per alcuni Autori, più che di specialità, potrebbe parlarsi di un modello di trattazione della causa semplificato all’interno del processo ordinario52. La scelta del rito è integralmente rimessa nelle mani dell’attore; il convenuto nulla può fare se non contestare la non sommarietà dell’istruzione (art. 702-ter, terzo comma, Cod. Proc. Civ.), ovvero la necessaria composizione collegiale dell’organo decidente (art. 702- bis, primo comma, Cod. Proc. Civ.).
Analizzando la disciplina ci si rende conto che la sommarietà è riferita alla sola fase procedimentale ed istruttoria e non anche alla fase introduttiva. Difatti, le parti hanno l’onere di predisporre gli atti introduttivi in modo completo, al pari del giudizio ordinario, eccetto l’utilizzo della forma del ricorso. Il che è naturale se si pensa che il rito può essere convertito in ordinario nel caso in cui il giudice ritenga che l’istruzione non possa essere esperita sommariamente. Altra caratteristica peculiare è l’atipicità, nel senso che il procedimento de quo, fatto salvo il limite della trattazione monocratica e della sommarietà dell’istruzione, può essere utilizzato per qualsiasi tipo di diritto e con riguardo a qualsiasi domanda.
Pertanto, la parte può utilizzare detto strumento per ottenere una pronuncia di condanna, di mero accertamento e costitutiva. Le caratteristiche del procedimento sommario di cognizione, pertanto, sono le seguenti: la natura dichiarativa; l’alternatività al rito ordinario; la sommarietà dell’istruzione; l’atipicità; la libertà di prova; il contraddittorio anticipato; riduzione dei tempi, in quanto tra la vocatio in ius e la prima udienza trascorrono quaranta giorni, contro ai novanta giorni del processo ordinario; introduzione tramite un ricorso in citazione (si tratta formalmente di un ricorso, ma deve presentare la vocatio in ius, tipica dell’atto di citazione); assenza di termini e scadenze ben definiti; forma dell’ordinanza per il provvedimento finale; discrezionalità del giudice, che può mutare rito se ritiene che non sia possibile un’istruzione non sommaria, ex art. 702-ter Cod. Proc. Civ., diversamente dal processo ordinario di cognizione.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Analisi del nuovo processo sommario di cognizione
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Informazioni tesi
Autore: | Cristian Antonio Gottardi |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Bergamo |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Maria Carla Giorgetti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 284 |
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