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Le fusioni e scissioni societarie ''semplificate''

Il procedimento semplificato nel caso di “fusione inversa”

Nei paragrafi precedenti è stato analizzato il primo comma dell’art. 2505 c.c. relativo all’incorporazione di società interamente possedute, e la sua applicazione analogica ai casi che presentano la medesima caratteristica della mancanza del rapporto di cambio o dell’inutilità della sua determinazione. Questo genere di fusione, detta anche «forward merger», rappresenta sicuramente uno dei casi “classici” di incorporazione, ma la prassi insegna che, a volte, questa operazione può avvenire in senso contrario. È il caso della “fusione inversa” (o «reverse merger»), così chiamata perché è la società controllante ad essere incorporata nella controllata.
Un esempio è utile per chiarire il concetto: se la società Alfa, che ha per soci Tizio (con il 40% delle azioni), Caio (30%) e Sempronio (30%), possiede il 100% delle azioni di Beta, è possibile dar vita a due differenti tipi di incorporazione. In base a quanto visto nei paragrafi precedenti, nel caso di incorporazione diretta ex art. 2505 c.c., Alfa annulla le azioni di Beta che già possedeva senza apportare alcuna modifica al proprio capitale sociale, e ai tre soci non vengono assegnate nuove azioni poiché essi continuano a partecipare in Alfa nelle medesime proporzioni. Nel caso di fusione inversa, invece, è Beta (controllata) ad incorporare Alfa (controllante); di conseguenza le azioni di Alfa detenute dai tre soci vengono annullate, e le azioni di Beta precedentemente detenute dall’incorporata Alfa di regola vengono assegnate a Tizio, Caio e Sempronio secondo le precedenti proporzione (rispettivamente quindi al 40%, 30% e 30%). In questo caso, quindi, deve essere fissato un rapporto di cambio tra le azioni di Alfa e Beta, ma la sua determinazione è il frutto solo di una semplice operazione matematica: il socio Tizio in cambio del 40% delle azioni di Alfa riceve il 40% delle azioni di Beta; lo stesso avviene per gli altri soci secondo le rispettive proporzioni.
La situazione che si presenta è del tutto inversa rispetto alla fattispecie classica; proprio per questo motivo l’eventuale applicazione del procedimento semplificato alla fusione inversa non trova d’accordo parte della dottrina e della giurisprudenza.
Non c’è accordo, inoltre, neanche sulle modalità che devono essere seguite nel dar vita a questo tipo di incorporazione; infatti, alcuni autori ed un certo orientamento giurisprudenziale ritengono che, nella circostanza in questione, si verifichi un acquisto di azioni proprie ex artt. 2357 bis e 2474 c.c., con tutte le conseguenze del caso: la costituzione a carico dell’incorporante (ex controllata) di una riserva pari all’importo di dette azioni e il divieto per le s.r.l. di far ricorso al sistema della fusione inversa.
Per comprendere meglio questa fattispecie e vedere, quindi, i limiti di applicabilità dell’estensione analogica del primo comma dell’art. 2505, si deve partire dallo studio dei motivi che possono spingere i soci dell’incorporante a dar vita a questo tipo particolare di fusione.
Infatti, dal momento che nessuna norma prende in considerazione il caso appena descritto di “fusione inversa”, bisogna capire se tale fattispecie presenta problemi di liceità oppure se può essere posta in essere senza difficoltà.
I dubbi nascono dal fatto che se i soci decidono di seguire un iter opposto a quello previsto dal legislatore, sembra che vogliano perseguire finalità ulteriori e contrarie rispetto a quelle classiche della fusione per incorporazione diretta.
I soci, in realtà, possono avere dei motivi molto validi per intraprendere la strada della fusione inversa rispetto a quella diretta senza che gli scopi siano necessariamente illeciti. Per esempio si pensi al caso di rapporti intrasmissibili in capo alla controllata (per es. delle licenze), o al caso in cui la controllante non abbia molte relazioni con i terzi a differenza della controllata che, invece, ha molti contatti con i clienti o fornitori (potrebbe risultare problematico comunicare a queste numerose persone il subentro della controllante nei rapporti già intrattenuti dalla controllata) o, infine, si pensi ancora al caso in cui la controllata sia titolare di numerosi immobili e ciò comporterebbe, nel caso di fusione diretta, una eccesso di formalità da compiere.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Le fusioni e scissioni societarie ''semplificate''

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Informazioni tesi

  Autore: Luca Poli
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2003-04
  Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Giovanni Emanuele Colombo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 170

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Parole chiave

diritto
azioni
fusione
scissione
incorporazione
societario
legge
concambio
art. 2505

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