Comunità musulmane e politica nell'Italia della "seconda Repubblica"
Il problema della rappresentatività
Il problema della rappresentanza musulmana in Italia risale alla fine degli anni ’60 del XX secolo e si intreccia con diversi aspetti: uno è la difficoltà di una rappresentanza univoca per il mondo islamico sunnita; un altro è la necessità dello Stato italiano di interfacciarsi con un unico – legittimo ed autorevole – interlocutore per cercare di dare risposte soddisfacenti alle istanze della comunità islamica; un altro ancora sono le possibili ingerenze di Stati esteri nella politica e nella vita sociale.
È necessario porre in evidenza che per quanto riguarda la realtà italiana stiamo parlando di comunità molto eterogenee dal punto di vista della provenienza.
Contrariamente ad altri paesi europei che hanno una netta predominanza etnica (i turchi in Germania, algerini e marocchini in Francia) l’Italia ha numerose etnie, variamente provenienti, senza una presenza dominante; il passato coloniale dell’Italia in Libia e nel corno d’Africa non ha dato luogo a consistenti flussi migratori da quelle aree, ma si deve anche sottolineare che i due casi citati della Germania e della Francia, pur avendo etnicità dominanti, non hanno comunque dato luogo ad associazioni ed enti rappresentativi delle comunità; solo in Germania si sta sviluppando una federazione di associazioni (delle diverse comunità musulmane) per relazionarsi con il governo.
Relativamente alla quantità di popolazione di cui stiamo parlando, secondo Gritti ed Allam nel 2001 la popolazione musulmana era di 500.000 unità, mentre per il ministero dell’interno nel 2002 la popolazione musulmana era di 488.300 unità.
Stando alle valutazioni fornite dagli intervistati, che riprenderemo nel terzo capitolo, in Italia oggi la popolazione dei fedeli musulmani dovrebbe aggirarsi tra 1,5 ed 1,8 milioni di persone contando sia i regolari che gli irregolari; qui vengono in aiuto le rilevazioni del Ismu (Iniziative e studi sulla multi etnicità) che nel novembre 2008 valutava in oltre 1,6 milioni i fedeli musulmani in Italia ed in una rilevazione del maggio stimava nel 7‰ la presenza media di irregolari in Italia, con punte del 32‰ a Brescia, 30‰ a Mantova, 26‰ a Modena e 25‰ nella provincia di Reggio Emilia.
Il tema della rappresentatività è legato anche a diversi aspetti e caratteristiche della religione e dei flussi migratori italiani. Il sunnismo pur prevedendo un modello di aggregazione intorno alla moschea come centro sociale e culturale, non prevede un clero istituzionalizzato, e questo rende particolarmente difficile identificare un unico soggetto (individuale o collettivo) che raccolga il consenso unanime relativamente alla rappresentanza; la rappresentatività e la certezza del soggetto con il quale discutere è invece una prerogativa inderogabile per lo Stato italiano che, seppur disposto a valutare le richieste dei fedeli islamici in rapporto a luoghi di culto ed istruzione, prima di trattare e decidere vuole avere certezze riguardo all’affidabilità del rappresentante e la sua reale capacità ed autorevolezza nel disciplinare i comportamenti dei rappresentati come concordato una volta definite le regole della convivenza. A questo problema si aggiungono altre considerazioni riguardo al fatto che in Italia l’integrazione degli immigrati avviene principalmente su base etnica ed anche se tra le più nutrite presenze straniere vi è il Marocco e l’Egitto, è indubbio che, pur essendo entrambi sunniti, hanno modi molto diversi di vivere la religione. Il tema legato alle possibili ingerenze di Stati esteri fa invece riferimento ai finanziamenti che giungono in Italia per la costruzione delle moschee, o nelle diatribe (sviluppatesi in diversi paesi europei) riguardo alle nomine degli imam. Il problema della rappresentanza si incrocia quindi con quello della sovranità dello Stato e del fondamentalismo, a sua volta diviso in due correnti: la prima radicale, che punta al potere politico e si propone un’islamizzazione dall’alto guidata da un’elite religiosa ed intellettuale; la seconda più moderata, che si propone invece un’islamizzazione dal basso partendo dalle comunità che si radunano intorno alle diverse moschee; in paesi non musulmani ovviamente solo la seconda opzione rimane aperta.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Comunità musulmane e politica nell'Italia della "seconda Repubblica"
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Informazioni tesi
Autore: | Lorenzo Panizzari |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Milano |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Politica ed istituzioni comparate |
Relatore: | Elisa Ada Giunchi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 263 |
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