Profili dell'adozione internazionale

Il principio uniformante dell’adozione internazionale è incentrato sul giudizio che il minore ha il diritto di crescere ed essere educato nell’ambito della propria famiglia e del Paese in cui è nato.
Come ho già spiegato precedentemente questo istituto ha carattere di residualità e sussidiarietà, il che sta a significare che prima di dar corso alla procedura di adozione di un minore straniero, occorre mettere in atto tutti i possibili tentativi idonei ad aiutare la famiglia d’origine per verificare inizialmente, se le difficoltà, che sono state riscontrate, non siano di carattere temporaneo e, successivamente, trovare nel Paese in cui il minore è nato, una famiglia che possa offrigli il necessario supporto educativo ed affettivo. Soltanto nell’ipotesi in cui entrambi i tentativi fallissero o non siano esperibili, il bambino potrà dichiararsi in stato di abbandono e quindi dichiarato adottabile.

Quest’obiettivo è contenuto nell’art. 21 della Convenzione di New York sui diritti dell’infanzia del 20 novembre del 1989 dove l’adozione internazionale veniva considerata un mezzo alternativo di assistenza del bambino se questo non riusciva a trovare una forma di accoglienza nel Paese nativo. Il principio di sussidiarietà è importante anche in ordine alla cooperazione tra i vari Stati per riuscire ad attuare l’adozione internazionale, le ragioni di questo principio trovano riscontro nelle difficoltà, che sono riscontrate dai minori dati in adozione nel loro incontro con società e culture ben lontane da quelle proprie.
Può accadere, infatti, che anche minori adottati in tenerissima età, specie se con caratteristiche somatiche ben distinte dallo stereotipo diffuso nel Paese d’adozione, acquistino con il tempo la consapevolezza della loro diversità anche a seguito delle chiusure mentali della cornice sociale nella quale si trovano a vivere.

Nonostante sembrano ormai caduti i pregiudizi razziali, pensare di adottare un bambino non solo di razza, ma anche di cultura diversa dalla nostra, non rappresenta più un problema anche se molto spesso la coppia, che è disponibile ad un’adozione internazionale, non è perfettamente cosciente delle difficoltà connesse con l’introduzione di un minore in nuovo contesto sociale e anche territoriale diverso. Un’adozione internazionale spesse volte mette in grave rischio sia il bambino adottato che la coppia, in quanto il minore che si ritrova in un Paese diverso da quello in cui è nato, deve affrontare dei cambiamenti sia personali che relazionali, dovrà stabilire dei nuovi legami, i suoi punti di riferimento cambieranno e ciò lo condurrà ad assumere un nuovo comportamento.