L'evoluzione della disciplina internazionale relativa ai cambiamenti climatici: da Rio De Janeiro a Copenaghen
Il principio dello “sviluppo sostenibile”
L’ultimo, ma non in ordine di importanza, principio che sta alla base della Convezione quadro sui cambiamenti climatici del 1992 e dei suoi successivi sviluppi, è il principio dello sviluppo sostenibile. Esso ha lo scopo di contemperare le esigenze di sviluppo umano ed economico dei Paesi più arretrati con la tutela e la protezione dell’ambiente. Per tale ragione sono rari, all’interno delle convenzioni, i riferimenti all’ambiente in quanto tale; esso infatti è sempre concepito come uno strumento attraverso il quale migliorare le condizioni di vita degli uomini. Facendo crescere l’economia dei Paesi in via di sviluppo e migliorando gli standard di vita delle popolazioni, sarà più facile far migliorare anche la qualità dell’ambiente ad esse circostante.
La prima apparizione del concetto di “sviluppo sostenibile” è riscontrabile, ancora una volta, nella Dichiarazione di Stoccolma del 1972 ma la sua concreta affermazione arriva con il Rapporto Bruntland del 1987. Frutto del lavoro della Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo (WCED – World Commission on Environment and Development) creata dalle Nazioni Unite nel 1983, il Rapporto – che prende il nome dall’allora Presidente della Commissione Gro Harlem Bruntland – definisce il principio di sviluppo sostenibile come:
“development that meets the needs of the present without compromising the ability of future generations to meet their own needs”
e basa tale definizione su due concetti chiave: quello di “bisogni” da intendersi come i bisogni essenziali dei Paesi in via di sviluppo verso i quali si deve dare priorità assoluta e quello di “limiti” imposto dallo stato delle cose attuali: tecnologia arretrata e scarsa organizzazione sociale necessaria per soddisfare i bisogni della generazione presente e futura. In questo modo si crea anche il concetto di responsabilità intergenerazionale, “articolazione legale” del principio di sviluppo sostenibile, che prevede appunto che vengano salvaguardate le esigenze della generazione presente senza compromettere la capacità di quelle future di soddisfare le proprie. Tale definizione presuppone che ogni generazione abbia l’obbligo morale di lasciare l’eredità culturale e naturale in condizioni non peggiori rispetto a quanto ricevuto dalle precedenti generazioni e di provvedere affinché la generazione presente usufruisca di tale ricchezza in maniera equa; questo significa conservare sufficienti risorse per le generazioni che verranno.
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L'evoluzione della disciplina internazionale relativa ai cambiamenti climatici: da Rio De Janeiro a Copenaghen
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Informazioni tesi
Autore: | Tommaso Perrone |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Milano |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Relazioni Internazionali |
Relatore: | Alessandra Lang |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 102 |
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