Il Principato di Monaco come centro off-shore

La graduale evoluzione e costituzione dell’Unione Europea ha avuto negli anni passati, ha nel presente e avrà nel futuro, enormi, e per certi versi imprevedibili, conseguenze per il Principato di Monaco. Sia dal punto di vista politico-culturale che economico.
“Sul primo piano, il Principato di Monaco ha espresso, fin dal 1949, la sua intenzione di aderire agli obbiettivi di pace, di democrazia e di rispetto dei diritti umani”, (Grinda 2009, p 53), che animano fin dalle sue origini l’Unione Europea. “Sul secondo piano, il Principato deve ancora trovare, come altri piccoli stati, le formule che gli permetterebbero di conciliare al meglio la sua fragilità economica e demografica con il processo di unificazione europeo in corso”, (idem).
Analizziamo in primis gli aspetti politici. A seguito della presentazione da parte del Principato della domanda ufficiale di adesione al Consiglio d’Europa, nel 1998, il Consiglio ha avviato una serie di verifiche sulla conformità ai propri principi dell’ordinamento politico del microstato. Fondamentale, a tal proposito, è risultata l’evoluzione del Principato sul piano della democrazia e della sovranità nazionale, ciò, come già visto, grazie alla riforma costituzionale e alla revisione degli accordi con la Francia. Sul piano internazionale possiamo notare come “la candidatura di Monaco al Consiglio d’Europa rinforzerà il riconoscimento del Principato in Europa”, (Grinda 2009, p.54).
“Il Principato di Monaco , non ha firmato né il Trattato di Roma che ha creato la CEE, né il Trattato di Maastricht che ha istituito l’Unione Europea, giuridicamente è uno stato terzo in rapporto a questa organizzazione”, (Grinda 2009, p. 57). Nonostante ciò, si trova a dover affrontare numerose e significative conseguenze indirette provenienti dall’UE. Infatti, nonostante il Principato risulti formalmente un paese terzo, di fatto il rapporto tra i due soggetti è molto stretto e quasi diretto. Ciò perlopiù a causa dell’adesione alla UE della Francia, visto che Monaco ha firmato dei trattati caratterizzati dall’applicazione automatica.
Sono tre le conseguenze più importanti derivanti da ciò: la prima di ordine territoriale-doganale, la seconda economico-monetaria e la terza di ordine legislativo.
“A differenza di altri piccoli Stati europei, Monaco non ha concluso accordi di unione doganale con la Comunità europea. Nonostante, il Consiglio della Comunità ha deciso, nel 1968, che il Principato faceva parte di un territorio doganale comune, per il fatto che era in unione doganale con la Francia”, (Grinda 2009, p. 57). Il territorio dello stato di Monaco si trova quindi in una situazione differente da quella di territorio comunitario, che è quello degli Stati membri; ciò nonostante, “Monaco (…) si trova sottomessa ai regolamenti che governano questa unione”, (Grinda 2009, p. 58).
“Ugualmente, Monaco partecipa, di fatto, (..) al finanziamento della Comunità”, (Grinda 2009, p. 58), a cui deve devolvere parte dei propri diritti doganali. “Tuttavia, questo non permette in alcun modo allo Stato monegasco di partecipare ai processi decisionali in seno alle istituzioni comunitarie”, (idem).