Tecniche linguistiche e argomentative per diffondere il falso. Come Berlusconi ha plasmato mondi fittizi usando la retorica.
Il popolo delle finte realtà
"La personalizzazione carismatica del potere fa sì che tutte le attenzioni si concentrino sul leader, sulla sua sfera, e sui suoi comportamenti, e questo non per una decisione dell'opinione pubblica, bensì per una deliberata scelta politica caratteristica del populismo mediatico. Reciprocamente, ogni critica e ogni dissenso potranno essere classificati come gossip, e l'opinione pubblica regredirà alla sua fase pre-illuministica, quella del pettegolezzo risentito sui cattivi costumi dei vicini di casa e sui vizi dei potenti"
Ferraris sottolinea come la perdita del concetto di verità sia favorita nel postmoderno soprattutto dalla politica. La diffusione di una realtà finta è accompagnata da tre elementi: "giustapposizione, per esempio in programmi in cui un servizio sulla fissione dell'atomo può essere preceduto o seguito da uno sulla reincarnazione, drammatizzazione, si prende qualcosa di reale e lo si drammatizza con attori, trasformandolo in una semifinzione. Onirizzazione, il reale è una favola, non c'è niente da realizzare e niente da immaginare."
Nel postmoderno, osserva Sorrentino riflettendo su Vita activa di Hannah Arendt, cambia il rapporto tra verità e politica in quanto
la menzogna moderna, a differenza di quella tradizionale, spesso non si limita a negare determinate verità attraverso la diffusione di particolari pseudo-verità al fine di "correggere", per così dire, la realtà, ma mira a offrire un vero e proprio sostituto di essa; la menzogna moderna è di frequente guidata dalla fede nella totale fabbricabilità della verità.
Nel postmoderno il segreto lascia il posto al noto, tutti sono a conoscenza della verità. Questo non implica tuttavia la fine della menzogna che al contrario si diffonde nella società contemporanea assumendo nuove forme. A tal proposito Hannah Arendt spiega come le democrazie di massa siano caratterizzate dal fenomeno dell'image making, la fabbricazione di un'immagine che non nasconde la verità ma la distrugge. E Berlusconi usa le tecniche retoriche e argomentative proprio per creare mondi fittizi, finte realtà. Sostenendo per esempio : "Mi sembra che in Italia non ci sia una forte crisi. La vita è la vita di un Paese benestante, i consumi non sono diminuiti, per gli aerei si riesce a fatica a prenotare un posto, i ristoranti sono pieni" crea "la propria versione dei fatti destinata al consumo pubblico facendo bene attenzione a renderla plausibile."
Quello di Berlusconi è quindi un "atteggiamento monologico che non propone e non discute, ma mostra e illustra, assumendo come premesse condivise affermazioni sulle quali in realtà l'accordo dell'uditorio non è scontato e che pertanto dovrebbero essere considerate tesi da argomentare."
E inoltre con il dialogismo "dà apparente forma di dialogo alle sue frasi, ponendosi domande e dandosi le risposte, quasi a far le veci del pubblico, impossibilitato al rispondere."
Il corpus scelto, che comprende i discorsi pronunciati dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi dal 2003 al 2011, sarà analizzato facendo riferimento alla sintassi, al lessico, alla retorica, alla pragmatica. Si illustrerà quindi la presenza delle principali fallacie argomentative.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Tecniche linguistiche e argomentative per diffondere il falso. Come Berlusconi ha plasmato mondi fittizi usando la retorica.
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Informazioni tesi
Autore: | Giuseppe Fazzari |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2012-13 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Lettere |
Relatore: | Raffaella Scarpa |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 92 |
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