Salute Mentale in Italia. Ipotesi per una migliore allocazione delle risorse.
Il piano d'azione per la salute mentale 2013-2020
"L'ideale perseguito dal piano d'azione è un mondo in cui la salute mentale sia valorizzata, promossa, protetta, nel quale i disturbi mentali siano prevenuti e le persone affette da questi disturbi siano in grado di esercitare appieno tutti i diritti umani e di accedere in tempo utile a servizi di cura sanitari e sociali di alta qualità e culturalmente appropriati che promuovano la recovery, affinché possano ottenere il più alto livello possibile di salute e di partecipare pienamente alla vita sociale e lavorativa, libere da stigma e discriminazione."
Quello che ho appena citato è l'obiettivo che si pone il Piano d'azione dell'OMS. Si tratta di certo di una prospettiva pienamente auspicabile ma anche utopico se consideriamo che negli ultimi anni, in Italia, abbiamo registrato una "politica pubblica e sanitaria volta alla riduzione delle risorse soprattutto umane che esita in un sistema di cura per la salute mentale profondamente inadeguato, disuguale e spesso inabilitante".
Il Piano d'azione propone quattro obiettivi agli Stati Membri e ai partner internazionali e nazionali, di modo che essi implementino politiche nazionali per raggiungerli:
1. Rafforzare la leadership e la governance in salute mentale.
2. Fornire servizi di salute mentale e di supporto sociale comprensivi, integrati e capaci di risposta a livello territoriale.
3. Implementare strategie di promozione e prevenzione in salute mentale.
4. Rafforzare i sistemi informativi, le evidenze scientifiche e la ricerca per la salute mentale.
Il primo obiettivo ha come indicatore di esito la presenza di un piano d'azione a livello nazionale per la salute mentale che promuova i diritti umani, in linea con le politiche internazionali e la presenza di una legislazione nazionale in ambito di salute mentale che sia in linea con gli strumenti internazionali in materia di diritti umani, con conseguente rispetto sia a livello nazionale che regionale. Nel gennaio 2013 l'Italia ha approvato il proprio Piano di azioni nazionali per la salute mentale (PANSM) attraverso una Conferenza unificata. In esso sono presenti una serie di documenti operativi atti a "promuovere una maggiore appropriatezza ed efficacia degli interventi messi poi in atto dalle Regioni". Il filo rosso che collega questi piani operativi è quello di diminuire le disuguaglianze regionali nella presa in carico e promuovere percorsi di cura personalizzati e adattati per intensità di trattamento. Dai dati che emergono dal rapporto SIEP del 2019, tuttavia, non pare che siano state abbattute le disuguaglianze regionali che risultano ancora molto profonde.
Vale la pena di ricordare, in ambito di diritti umani, che nel 2014 è avvenuta la chiusura definitiva di tutti gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari sul territorio Nazionale come previsto dalla legge n.81. Questo evento ha rappresentato senza ombra di dubbio un traguardo per la promozione dei diritti umani e per la lotta allo stigma in salute mentale.
Il secondo obiettivo prevede come indicatore di esito la percentuale di persone con disturbo mentale in carico ai servizi che si auspica aumenti del 20%. Tra le opzioni proposte dal Piano per il raggiungimento di tale obiettivo troviamo la diminuzione delle lungo-degenze, l'implementazione delle cure domiciliari e il rafforzamento della continuità terapeutica territoriale.
Secondo i dati analizzati nel capitolo precedente possiamo notare un aumento a livello nazionale delle strutture psichiatriche territoriali, semiresidenziali e residenziali e una diminuzione dei posti letto in linea con l'idea di sfavorire le lungo degenze. Tuttavia, si registra un forte aumento della durata media dei ricoveri e una diminuzione della percentuale di persone che vengono trattate in maniera continuativa dopo il ricovero. Inoltre, si evidenziano delle gravose differenze a livello regionale, al punto che si può affermare che le modalità e la tipologia di presa in carico, nonché di prestazioni erogate, varia in modo repentina da una regione all'altra.
Il terzo obiettivo pone come indicatori l'esistenza di programmi nazionali per la promozione e prevenzione multisettoriale in salute mentale e la riduzione del tasso di suicidi. I dati dell'Istat del 2014 rilavavano un tasso di suicidi del 4,7 per centomila abitanti, aumentato poi al 6,5 nel 2016. Dal 2017 al 2021, tuttavia, non sono stati resi noti i dati in merito; pertanto, non è possibile rispondere con dati certi all'indicatore proposto dal Piano d'azione.
Il quarto obiettivo prevede come esito la costituzione di un sistema informativo che raccolga sistematicamente i dati relativi alla salute mentale. Tale obiettivo può definirsi raggiunto in quanto è stato implementato il Sistema Informativo per il monitoraggio e la tutela della Salute Mentale. [...]
Questo brano è tratto dalla tesi:
Salute Mentale in Italia. Ipotesi per una migliore allocazione delle risorse.
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Informazioni tesi
Autore: | Luisa Marengo |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2020-21 |
Università: | Università degli Studi di Trieste |
Facoltà: | Scienze Sociali |
Corso: | Servizio sociale, politiche sociali, programmazione e gestione dei Servizi |
Relatore: | Elena Bortolotti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 69 |
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