Sviluppi dell'epigrafia sabellica tra il VII e il I secolo a.C.
Il PF2 e l'Orientalizzante
Alla continuità sostanziale delle tipologie di abitati si contrappone, a partire dall'VIII sec. a.C., l'inizio della tipica architettura funeraria monumentale e della differenziazione nelle sepolture.
Una distinzione tra le tombe inizia già dalla seconda fase della prima età del Ferro e continua con l'Orientalizzante: sembra infatti evidenziarsi una classe dirigente guerriera, segnalata dalla presenza di kardiophylakes (dischi-corazza), parte dell'armamento difensivo dal fortissimo significato apotropaico e simbolico, nelle sepolture di area fucense e sangritana e nei territori marrucino, cicolano ed ernico; dall'Orientalizzante tale presenza si fa più consistente in quasi tutto il territorio abruzzese. Il kardiophylax, nei due secoli successivi, si canonizza nelle sepolture come distintivo di re (raki) e principi (nerf), mentre la spada corta (detta "gladio a stami") e l'elmo a calotta sono appannaggio di tutti i guerrieri, che vengono così connotati in modo eroico, come dediti al combattimento oplitico e poi (dal VI secolo a.C.) al duello.
Necropoli rappresentative di questa fase sono Alfedena (CH), Atri, Campovalano (TE), Contrada Farina e Colle Fiorano a Loreto Aprutino, Montebello di Bertona, Castiglione a Casauria, Nocciano- Catignano (PE).
Una tomba della necropoli "Le Pergole" di Pescina si segnala come appartenente ad un nír (principe), connotato come guerriero attraverso le armi di corredo: punta di lancia con puntale di bronzo e corta spada di ferro. Altre attestazioni di aristocratici guerrieri provengono da svariate località della Marsica e del Fucino.
La donna invece viene qualificata nelle sepolture attraverso i gioielli, gli ornamenti personali e gli utensili per la filatura e la tessitura. Essa ha un ruolo centrale dovuto alla pratica di politiche matrimoniali ed è simile, nella rappresentazione che riceve nei contesti funerari, alla donna etrusca, a giudicare dalla ricchezza degli ornamenti e dal fatto che esistano statue femminili come il torso di Capestrano: la rappresentazione iconografica era segno di un elevato status sociale.
Anche da contesti femminili di svariate località provengono dischi laminati bronzei, che però –come si è recentemente accertato- non possono essere accomunati ai dischicorazza né per la decorazione, che è geometrica e spesso realizzata a traforo, né -come si dirà più avanti- per la posizione e la funzione.
Inoltre, comune a entrambi i sessi è la presenza nelle tombe di servizi da banchetto, completi di vasellame fittile e metallico (soprattutto bronzeo) e utensili in ferro per arrostire la carne (spiedi, alari); ciò è indizio del fatto che la donna, assieme al marito, doveva partecipare a feste e simposi alla maniera etrusca.
Lo stesso uso del banchetto e del simposio, così insistentemente rappresentato nelle sepolture, è assorbito dall'Etruria. […]
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Sviluppi dell'epigrafia sabellica tra il VII e il I secolo a.C.
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Informazioni tesi
Autore: | Anna Dionisio |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara |
Facoltà: | Beni culturali |
Corso: | Archeologia |
Relatore: | Valeria Acconcia |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 242 |
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