Corpi materni - un'indagine etnografica su tre generazioni di donne
Il parto medicalizzato
Abbiamo visto nei paragrafi precedenti, come si sia modificata, negli ultimi quattro secoli, l'assistenza al parto; tanto nei suoi aspetti pratici quanto nelle concezioni teoriche. Se da una gravidanza completamente e unicamente incentrata sull'ambito domestico e familiare si è passati ad un'assistenza esterna, ospedalizzata e statale, nella teoria i cambiamenti non sono stati meno rilevanti.
Circa cento anni fa, apparvero i primi segni di un cambiamento radicale nella cura del parto con due dei principali passi nell'evoluzione della "macchina del parto": la legittimazione del parto in ospedale e l'inizio delle cure prenatali."
Seguendo la ricostruzione che ho fatto delle modifiche subite dalle modalità di assistenza al parto negli ultimi quattro secoli circa, è possibile notare a partire dal XVIII secolo una sempre maggiore presenza – e una via via maggiore influenza – maschile, fino ad allora quasi e non totalmente assente, sulla scena del parto. Viene inoltre data maggiore fiducia e rilevanza all'approccio medico nelle questioni riguardanti il parto e la gravidanza. Fino a questo momento, inoltre, era stata la stessa medicina a non interessarsi a queste questioni, considerate marginali. Come mette in luce Maria Nadia Filippini nel suo saggio, si viene a creare, in questo periodo, una convergenza di interessi provenienti da aree di interesse profondamente diverse: la medicina, appunto, la religione, le scienze sociali.
La presenza e la sopravvivenza del feto all'interno del grembo materno acquisisce una rilevanza fino ad allora sconosciuta. A questo corrisponde una profonda trasformazione della pratiche di assistenza. Il luogo del parto si sposta dalla casa, agli ospizi di maternità, agli ospedali – prima per quanto riguarda le partorienti illegittime o indigenti, per poi allargarsi via via a tutte quante le donne in stato interessante. L'assistenza alla partoriente non viene più fornita dalle donne della famiglia e del vicinato, da mammane o levatrici, ma da medici e assistiti ostetriche diplomate – la donna è, per la prima volta in questo contesto, sottoposta all'uomo, che detiene autorità e controllo. La nuova capacità che abbiamo acquisito tramite lo sviluppo della tecnica di oltrepassare le barriere imposteci dalla barriera della pelle ci permette di oltrepassare i confini del corpo, e scrutare l'invisibile. Questo ha un profondo impatto non solo sulla diagnostica, ma sullo stesso modo della donna di concepire e vivere la gravidanza.
In tutto questo, potremmo aggiungere, si sono profondamente modificati gli spazi di azione e le linee di autorità, salvo lasciare la donna in gravidanza nella medesima situazione: di mancanza di potere decisionale.
Questo è rappresentativo di una precisa concezione del parto e della gravidanza, in cui questi eventi vengono considerati degli eventi medici, patologici fino a prova contraria, che devono essere dunque posti sotto il controllo ospedaliero, per scongiurare qualsiasi inconveniente, perché potenzialmente pericolosi per la donna; che viene perciò considerata una paziente: è il modello di parto medico.
Ancora assente agli inizi del Novecento, si fa pian piano strada l'idea che, per migliorare la salute degli adulti, occorra prendersene cura fin da bambini, quindi cure alle madri e ai neonati: è nata l'assistenza prenatale.
Verso il 1929 la struttura di base dell'odierna assistenza prenatale era stata codificata: visite mensili fino alle trentesima settimana di gravidanza; in seguito, visite quindicinali fino alla trentaseiesima settimana; infine visite
settimanali. […] Anche la tecnologia, sotto forma di nuove tecniche di monitoraggio, apparve sulla scena in questi anni.
Wagner fa riferimento all'America urbanizzata. Possiamo ragionevolmente supporre che, per quanto riguarda le zone rurali del paese, la situazione fosse, tuttavia, differente. Lo stesso scarto è presente se rapportiamo i dati raccolti da Wagner, al caso italiano. Anche se possiamo supporre un'assistenza ospedalizzata – anche se, magari, non con visite così frequenti – nelle zone urbane, l'assistenza nelle campagne rimarrà effettuata a livello domiciliare da ostetriche diplomate fino a tutta la prima metà del Novecento.
Chiaramente, nel corso dell'ultimo secolo, le procedure standard di assistenza al parto si sono modificate. Tuttavia, rimane invariato un punto: “…In ogni società, il modo in cui una donna partorisce e il tipo di assistenza che viene dato a lei e al piccolo sono indicativi dei valori culturalmente dominanti.". Cercheremo di illustrare e indagare questi valori tramite l'indagine dell'esperienza di una donna sottoposta agli odierni controlli prenatali.
Paola Borgna parla di “costruzione sociale del corpo":
il processo è guidato da rappresentazioni, in questo caso del corpo della donna, che orientano una molteplicità di pratiche anche routinarie relative ad esso e che, complessivamente, definiscono delle politiche del corpo. Esse letteralmente producono e normalizzano il corpo che abbiamo e che siamo.
Con questo concetto, Paola Borgna (sociologa. Tuttavia, risulta in maniera evidente una volta di più come non sia possibile mantere confini netti ed impermeabili fra discipline. Le stesse idee proposte dalla Borgna
vengono raccolte da me, antropologa, ed entrambe ci siamo ispirate e riferite al lavoro operato da Barbara Duden – una storica – circa il modo in cui sono cambiate le rappresentazioni del corpo nei secoli) intende illustrare il modo in cui le rappresentazioni determinano le pratiche:
…processi e trasformazioni sociali che dei corpi contribuiscono a ridefinire cosa è interno e cosa è esterno, cosa è appropriato e cosa no, cosa è lecito farne e cosa invece è illecito.
Questo rimanda, nella mia opinione, in maniera netta ai concetti usati da Bourdieu – e già presi in considerazione in questo testo – di habitus e campo.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Corpi materni - un'indagine etnografica su tre generazioni di donne
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Informazioni tesi
Autore: | Annika Lejersten |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Siena |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Antropologia culturale ed etnologia |
Relatore: | Simonetta Grilli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 324 |
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