Principi contabili internazionali. Analogie e differenze tra IAS e principi italiani analizzati.
Il nuovo orientamento comunitario
La frammentarietà del quadro contabile dell’UE, i lunghi tempi di adozione delle norme comunitarie, accompagnati dall’evoluzione dello scenario finanziario internazionale hanno determinato, a livello europeo, una svolta nella strategia in materia di armonizzazione contabile volta al perseguimento di una maggiore flessibilità delle legislazioni per far sì che le imprese UE potessero essere quotate, oltre che sul mercato europeo, anche su quello internazionale, obiettivo questo che poteva essere perseguito solo attraverso l’adozione di un unico insieme di principi contabili.
Con la Comunicazione n. 508/95/CEE della Commissione Europea, «Armonizzazione contabile: una nuova strategia nei confronti del processo di armonizzazione internazionale», i vertici dell’Unione Europea scelsero di far propri i principi dello IASC e, quando si fosse rivelato necessario, di adeguare le Direttive in vigore. La scelta dei principi dello IASC è da ricercare nel loro elevato livello qualitativo e nella difficoltà ad applicare i principi americani nel contesto europeo. Gli US Gaap sono dettagliati, voluminosi e possono essere applicati grazie ai forti poteri regolatori e sanzionatori dell’autorità di vigilanza (SEC). Inoltre, gli IAS sono elaborati in una visione più internazionale, mentre gli US Gaap sono predisposti facendo riferimento specificamente al contesto del mercato americano. Con questa comunicazione si consentiva alle imprese dei Paesi membri di predisporre, in modo del tutto volontario, i propri bilanci secondo i Principi IAS. Il vantaggio consiste nel poter accedere ai mercati finanziari internazionali senza dover essere costrette a redigere due serie di conti, l’una secondo le Direttive contabili nazionali e l’altra in base ai requisiti richiesti dai mercati internazionali, con conseguente abbattimento dei costi e riduzione delle incongruenze che inevitabilmente sorgono nel momento in cui vengono tradotti dei dati in contesti differenti e che confondono gli investitori, gli utilizzatori dei bilanci e il pubblico in generale.
Nel maggio 1999 la Commissione Europea, con l’adozione del Piano d’Azione per i servizi finanziari (COM 232/99/CEE), sottolineò l’importanza del settore dei servizi come motore della crescita e dell’occupazione europea e definì le iniziative comunitarie da intraprendere con riguardo alla raccolta dei capitali nell’Unione e all’informazione finanziaria, vedendo nella trasparenza, nella comparabilità e nell’attendibilità i principi su cui creare un unico mercato finanziario in Europa. Ancora una volta si richiamò l’attenzione sulla necessità di individuare e adottare dei Principi contabili internazionalmente accettati per la redazione dei bilanci, concetto ribadito successivamente nella Comunicazione n. 359/00/CEE «La strategia dell’UE in materia d’informazione finanziaria: la via da seguire» così come nel Consiglio Europeo di Lisbona (23 e 24 marzo 2000).
L’attività svolta dall’UE può quindi considerarsi caratterizzata dalla focalizzazione interna ed esterna ai paesi membri, rivelatesi di fondamentale importanza nel processo di internazionalizzazione:
- con focalizzazione interna si vuole intendere il perseguimento dell’obiettivo (peraltro non pienamente raggiunto) di armonizzazione dei contenuti della comunicazione economico-finanziaria predisposta dalle imprese operanti nei contesti nazionali dei Paesi membri. Essa ha prevalentemente impiegato lo strumento tecnico delle “Direttive” cui s’ispirano le norme nazionali tuttora in vigore;
- la focalizzazione esterna riguarda invece il contesto internazionale nel quale l’Europa si confronta e si sviluppa, in risposta sia alla domanda delle imprese comunitarie di operare sui mercati extraeuropei, sia all’esigenza di accogliere operatori internazionali, giacchè non europei. In questo caso l’obiettivo può individuarsi nell’allineamento alla migliore prassi internazionale.
Conseguentemente a questo, l’UE cambiò impostazione e contenuto, soprattutto riguardo a due aspetti fondamentali del problema:
- l’adozione di Principi contabili internazionalmente riconosciuti;
- l’utilizzo dei Regolamenti come strumento legislativo per una veloce e completa realizzazione dell’uniformità di accounting practices nell’UE.
I Principi contabili riconosciuti a livello internazionale e utilizzati dalle imprese dell’Unione Europea sono:
- gli IAS/IFRS (International Accounting Standards/International Financial Reporting Standard), ovvero principi contabili e interpretazioni approvate dallo IASB (International Accounting Standard Board);
- gli US Gaap (Generally Accepted Accounting Principles) di matrice americana ed elaborati da FASB (Financial Accounting Standards Board).
Era quindi necessario scegliere quale corpus di Principi Contabili Internazionali consentisse di attuare il progetto di armonizzazione contabile: sia gli IFRS che gli US Gaap sono orientati alla tutela degli investitori (al contrario delle Direttive contabili che puntavano a salvaguardare gli interessi di particolari e ristrette categorie di stakeholders, come i creditori aziendali) ma, come già accennato in precedenza, mentre gli US Gaap presentavano un’elaborazione di stampo statunitense e quindi avrebbero portato ad inevitabili problemi di applicazione in Europa, gli IFRS dimostravano di possedere elevati standard qualitativi delle disposizioni in essi contenute, di essere redatti secondo una visione più internazionale e di permettere la formazione e il mantenimento di un mercato unico, efficiente e stabile. Diversa è anche l’impostazione riguardo l’informativa di bilancio: secondo le norme delle Direttive contabili e local GAAP è improntata sul principio di prudenza, che tende a porre enfasi sul reddito distribuibile e sul patrimonio disponibile, mentre per i principi IAS/IFRS deve evidenziare e valutare la performance conseguita dall’impresa. Notevoli i cambiamenti conseguenti all’adozione dei principi IAS/IFRS: l’informativa di bilancio, da strumento statico diviene strumento dinamico, per la valutazione di alcune attività e passività patrimoniali viene utilizzato il modello del fair value in sostituzione del modello del costo storico e viene applicato il principio della prevalenza della sostanza economica sulla forma giuridica.
La scelta della Commissione Europea si rivolse inevitabilmente verso quest’ultimo corpus di regole contabili, che andarono a sostituire i Principi contabili nazionali, e propose che tutte le società dell’UE quotate in un mercato regolamentato dovessero redigere, a partire dal 2005, il proprio bilancio consolidato in base ai Principi Contabili Internazionali IAS.
[…]
La loro adozione doveva però essere preceduta da un esame preliminare, voluto dalla Commissione Europa e volto a verificare la compatibilità degli IAS con le Direttive contabili in vigore nella Comunità Europea e fornire agli Stati membri un supporto per valutare se le proprie società risultassero idonee ad applicare gli IAS. Inoltre dovevano essere riesaminati, anche se parzialmente, gli stessi principi IAS/IFRS, nonché i meccanismi e i soggetti coinvolti nella loro definizione e diffusione per evitare che l’introduzione delle nuove norme contabili creasse una sorta di contrasto con le Direttive vigenti . Si puntava quindi a plasmare le nuove norme alla situazione presente in Europa, con lo sguardo comunque volto al futuro.
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Principi contabili internazionali. Analogie e differenze tra IAS e principi italiani analizzati.
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Informazioni tesi
Autore: | Elisa Pegorin |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Padova |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze economiche |
Relatore: | Andrea Rossi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 95 |
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