Il nido d'infanzia: un luogo educativo tra apprendimento e relazione
Il nido come servizio per la qualità della vita dei bambini
Il benessere infantile può essere definito come l’insieme delle condizioni, materiali e non, di vita in cui i bambini vivono. Tali condizioni rappresentano la possibilità e la capacità di accesso e controllo alle risorse disponibili e concorrono a produrre uno sviluppo armonico sotto tutti i punti di vista. La qualità della vita si riferisce al benessere inteso nelle sue diverse dimensioni: fisico, affettivo, relazionale, culturale, economico (Bianchi, 2011). Anche per i bambini piccoli il concetto si attribuisce a tutte queste sfere che incidono sul loro pieno sviluppo e creano condizioni positive per sviluppare il loro potenziale.
La famiglia ha la centralità rispetto alla creazione di un ambiente di cura, sviluppo e appoggio nelle diverse fasi della vita: il benessere dei bambini prende forma all’interno di un contesto che la vede al centro, ma si lega a tutte le diverse opportunità di crescita con le quali i piccoli fanno esperienza. Il benessere dei piccoli, pertanto, si costruisce all’interno della famiglia, ma risente e si potenzia in tutte le realtà con le quali il bambino viene a contatto. Come afferma Giulia Maria Cavalletto (2011, p. 16): La centralità della famiglia scaturisce sia dalla sua primaria vocazione a essere un ambiente di cura, crescita, sostegno, e accompagnamento nelle diverse fasi del corso della vita, ma anche dalla sua interconnessione con i sistemi di protezione sociale.
Parlare di qualità della vita vuol dire considerare tutti gli aspetti e comprendere tutti i soggetti coinvolti nella relazione con il piccolo, riconoscendo l’infanzia come momento specifico della vita di ogni individuo. La qualità del quotidiano dei bambini dipende dall’ambiente in cui vivono e dalle relazioni tra i soggetti della loro realtà. Il nido d’infanzia, quale contesto quotidiano di vita dei bambini, costituisce un luogo centrale, insieme alla famiglia, dove costruire un clima di benessere.
Il benessere all’interno dei servizi e il clima generale di positività offerto ai piccoli sono dati da molti fattori: la relazione, le routine, l’ambiente, le esperienze dei bambini e degli adulti e la professionalità degli educatori. L’obiettivo del nido è di offrire ai bambini un contesto positivo di socializzazione e gioco, un ambiente accogliente e costruttivo che sia, allo stesso tempo, un luogo che offre sicurezza, sia uno spazio di promozione di autonomia e possibilità.
Come afferma Tania Terlizzi (2010, p. 18): la situazione-nido non è quindi di per sé migliore o peggiore rispetto ad altre situazioni di cura che le famiglie possono scegliere di adottare nei confronti dei loro bambini. Affinché il contesto sociale allargato diventi fonte di benessere e formazione, è necessario che esso sia abitato da adulti consapevoli di bisogni (di cura, di attenzione personalizzata, di spazi fisici e mentali, di libertà di movimento e di espressione), ma anche delle potenzialità (costruire, apprendere, partecipare attivamente) dei bambini: aspetti, quindi, quelli della relazione e delle opportunità che si intrecciano per offrire un clima positivo.
Trattare il tema della qualità della vita al nido non è possibile se non consideriamo il concetto di cura. Quando parliamo di cura all’interno del servizio, si intende un ambito che riguarda sia la cura fisica sia quella relazionale, come approccio pedagogico. A tal proposito Enzo Catarsi (2013, p. 14) scrive: la finalità della cura è un accompagnamento intenzionale alla crescita, fondato sulla relazione, costruita attraverso azioni educative significative per la creazione di un ambiente relazionale armonioso e incoraggiante: avere cura delle relazioni, l’attenzione al singolo, la costruzione di un buon clima di gruppo, ma anche la progettazione attenta dello spazio-temporale, la costruzione di relazioni significative e incoraggianti tra adulti, contribuisce a costruire il benessere per il bambino. La cura è intesa come prendersi cura del piccolo in ogni aspetto della sua persona: affettivo, relazionale, comunicativo e fisico. Il concetto di cura è dentro le relazioni interpersonali, educative e formative.
È un esercizio di disponibilità verso l’altro, in quanto cura dell’altro, come modalità di azione volta a non imporre il potere sulla persona con la quale si stabilisce la relazione. La cura dà all’altro in modo disinteressato seguendo la logica del dono. Relazione e cura diventano modello educativo, dove la relazione cura il sé di ogni soggetto e la cura lo accompagna (Boffo, 2011). La cura al nido è intesa come mantenimento del benessere tramite azioni positive e come sottolinea Enrica Freschi (2013, pp. 17-18), la categoria di cura è il “benessere globale” che si “respira” sia tra bambini e bambini che tra quest’ultimi e le educatrici. È importante evidenziare, quindi, l’aspetto relazionale come portatore di benessere all’interno di un ambiente contraddistinto da momenti di ruotine e attività.
Guardare allo star bene come promozione del benessere, in una dimensione individuale vissuta in un contesto ricco di molteplici individualità, come afferma Roberta Baldini (2009, p. 31) star bene con se stessi, in un contesto che, seppur plurale, non dimentica, non sottovaluta la dimensione individuale, anzi la sollecita. Il benessere deve partire, pertanto, dal rispetto delle specificità, dal valutare ogni bambino come persona, senza dimenticare di inserirlo all’interno di un’esperienza articolata e complessa di socializzazione. La qualità di vita al nido è garantita dall’attenzione a molti aspetti: l’accoglienza, il momento dell’arrivo al nido, la cura delle relazioni, i materiali di gioco appropriati, le esperienze possibili, ecc. La qualità della vita nei primi anni e tutte le esperienze conseguite nel loro corso sono importanti poiché lasciano una traccia permanente nella strutturazione dei processi cognitivi e affettivi del bambino (Musatti, 1991).
Il tema della qualità della vita dei piccoli è legato ai diritti degli stessi: dalla Dichiarazione dei diritti del fanciullo del 1924, alla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia del 1989 i bambini hanno iniziato a essere considerati nella loro individualità come titolari di diritti. La visione dell’infanzia come specifica fase del corso della vita ha sensibilizzato le istituzioni rispetto ai bisogni, ai diritti, alle esigenze specifiche dei bambini e alle dimensioni fondamentali per favorire il loro benessere (Cavaletto, 2011). I diritti proclamati dalle convenzioni in precedenza citate sono strumenti indispensabili per la partecipazione attiva in ogni campo della vita sociale. Il nido di infanzia risponde al diritto all’educazione e rappresenta il primo tassello di un processo formativo di qualità che abbia per obiettivo la valorizzazione del potenziale umano di ciascun soggetto (Macinai, 2011).
La riflessione sul benessere infantile prende atto da una considerazione sul carattere sociale insito nell’infanzia.
I concetti di qualità della vita e benessere sono strettamente legati alla dimensione relazionale e di integrazione. La sensibilizzazione verso il benessere dei piccoli è data, sicuramente, dalla nuova visione dell’infanzia e dal riconoscimento da parte delle politiche pubbliche del bambino come attore sociale. Le istituzioni e la società hanno iniziato a guardare sempre di più ai bisogni dei piccoli, ai loro diritti, alle esigenze specifiche e alla complessità del processo educativo per favorire il benessere (Cavaletto, 2011). Le opportunità, quindi, che intervengono a contribuire il benessere o il limite dello sviluppo della qualità della vita dei piccoli sono da ricercare sia nelle risorse familiari, sia in quelle offerte dai servizi e dagli ambienti che loro frequentano, sia all’interno della società.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Il nido d'infanzia: un luogo educativo tra apprendimento e relazione
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Informazioni tesi
Autore: | Daria Minighetti |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2013-14 |
Università: | Università degli Studi di Firenze |
Facoltà: | Scuola di Studi Umanistici e della Formazione |
Corso: | Scienze dell’Educazione Sociale |
Relatore: | Enrica Freschi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 140 |
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