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International Commodity Agreements in the First Half of the 20th Century

Il modello del buffer stock

Un metodo alternativo per affrontare il problema delle continue oscillazioni di prezzo causate dai continui cambianti all’interno del mercato è stato offerto da Keynes il quale teorizzava che per evitare queste oscillazioni dei prezzi non sarebbe bastata una concorrenza senza regole o un organizzazione centralizzata ma che sarebbe necessario applicare al mercato internazionale il meccanismo del buffer stocks. Egli lo definisce come mezzo” essenziale affinché il mercato possa raggiungere una stabilità economica ed una piena occupazione….per fornire una “a middle course between unfettered competition under laissez-faire conditions and planned controls which try to freeze commerce into a fixed mould” . La principale innovazione è la sua concezione del commercio che afferma che quando il mercato fallisce deve essere corretto e non distrutto Le conseguenze di una crisi non possono essere accettate passivamente. Il mercato dei prodotti primari è inefficiente , poiché non vi è abbastanza tutela nell’economia, dato che gli speculatori non possono fornire i costi di finanziamento e di immagazzinamento che aumentano con il tempo. La necessaria tutela deve essere garantita a un prezzo più basso da parte di un ente pubblico che può esistere solo se diventa una sorta di speculatore tra gli speculatori e agisca non nell’interesse personale ma in quello comune.

Keynes dedicò la sua attenzione prima alla stabilità dell’intero sistema economico e successivamente, mediante l’applicazione pratica, al funzionamento dei mercati delle commodities, e capì che nei mercati concorrenziali non fornissero adeguati incentivi a favorire l’accumulo di materiali grezzi, che avrebbero potuto provocare persino delle oscillazioni al di là della produzione, e di conseguenza la necessità di un intervento del governo nel mercato delle commodities
Alla vigilia della Seconda Guerra mondiale, John Maynard Keynes osservò che “le oscillazioni nei prezzi delle principali commodities erano molto ampie prima ancora di essere prodotte ed messe sul mercato in condizioni di concorrenza illimitata.” Egli calcolò che nel corso dei precedenti tre anni, le fluttuazioni sul prezzo di alcune commodities, calcolate attraverso una media degli eccessi tra l’anno più alto e l’anno più basso, erano stati del 42% per il cotone, del 61% per il metallo, del 96 per la gomma, con una media del 67% (Keynes 1938: 458-9).

La soluzione che egli suggerì per risolvere il problema dell’eccessiva fluttuazione del prezzo delle commodities fu di ricorrere ai buffer stocks e di gestirli attraverso un Ente Internazionale internazionale (International Commodity Control) ma la proposta non venne appoggiata dal governo britannico.
Keynes aveva osservato che i mercati delle commodities erano colpiti da ampie oscillazioni di prezzo perché il boom del dopoguerra aveva alzato i prezzi e di conseguenza stimolato le offerte, data la possibilità per i produttori di ottenere un maggiore reddito dalla vendita dei beni, e ritardare le domande dato che l risorse finanziarie erano state investite nella guerra e, a causa del fatto che l’offerta aveva continuato per anni ad essere superiore alla domanda con gli anni si sono accumulati degli stocks anomali che hanno causato il declino dei prezzi e in assenza di un tempestivo adattamento dell’offerta i prezzi avevano continuato a scendere al di sotto dei costi di produzione; così venne drasticamente ridotta la produzione per alcune commodities.e quasi sospesa per altre. Da qui ne era scaturito un rialzo improvviso dei prezzi i quali non mostrarono nessuna forma di rallentamento poiché la produzione si adattava alla domanda crescente solo gradualmente (Keynes 1923a: 264).
Secondo Keynes il problema del mercato più che la poca elasticità è la lenta reattività
nell’adattamento della domanda alle variazioni di prezzo: nella maggior parte delle commodities il consumo è continuo e la produzione è discreta. Il fattore determinante è caratterizzato dalla lunghezza del processo di produzione che ritarda l’adattamento dell’offerta ai cambiamenti della domanda: da qui ne consegue che non solo sarà necessario un lungo tempo per la ripresa a seguito del trauma e per la stabilizzazione di un equilibrio tra offerta e domanda ma anche i prezzi potranno subire ampie oscillazioni senza alcuna possibilità di equilibrio. Inoltre, poiché gli stock disponibili per la maggior parte delle commodities risultano limitati in proporzione alla produzione annuale gli adattamenti dell’offerta dipendono interamente dalle variazioni della produzione e quindi risultano discontinui mentre i prezzi reagiscono immediatamente per portare la domanda al livello di offerta disponibile. Inoltre a causa del fatto che le quantità di stocks sono normalmente abbastanza basse qualsiasi leggera variazione in una o nell’altra direzione potrebbe essere interpretata come indice di imminente instabilità di prezzo: qualsiasi aumento o diminuzione del volume degli stocks indica un eccesso di produzione rispetto al consumo di quel bene o viceversa e da lì una conseguente discesa o salita del suo prezzo. Keynes cominciò a redigere i dati su “Stocks of Staple commodities” (“Stocks di principali commodities”). Nell’introduzione alla questione Keynes considerò le oscillazioni non un sintomo ma un fattore della volatilità del prezzo: movements in the volumes of stocks have an immense influence on the course of price changes” (Keynes 1923b: 267).

A questo punto, si potrebbe pensare che le ampie oscillazioni di prezzo forniscano l’opportunità di speculare ai detentori di stocks nell’attesa di un rialzo dei prezzi e tale speculazione contribuirebbe in cambio ad alleviare le fluttuazioni. Ma perché il mercato non riesce a sostenere un adeguato surplus di stocks di commodities?
La speculazione sui mercati a pronti riguarda l’acquisto e la vendita di commodities primarie ed è finalizzata ad un profitto derivante dalle variazioni di prezzo. La detenzione speculativa di stocks è anticiclica in quanto gli speculatori comprano nel momento di calo del ciclo, anticipandone un risalita di prezzo e vendono poi nel momento di rialzo, anticipandone il declino, fino quando ciò si verifica la speculazione avrà un effetto -
stabilizzante sui prezzi delle commodities.; ma nel 1923 tutto ciò non si stava verificando per diversi motivi contingenti come le incertezze della politica che demotivavano gli speculatori a voler comprare durante il declino dei prezzi, la situazione finanziaria era indebolita dal crollo dei prezzi e le precedenti depressioni li motivavano ad attendere che i prezzi potessero ancora scendere al di sotto dei costi di produzione prima di risalire nuovamente. Per tutte queste ragioni, pur sapendo che i prezzi fossero al di sotto del loro livello di equilibrio, gli speculatori aspettavano che aumentasse la “carestia” prima di comprare. Affinché gli speculatori fossero indotti a compare ci dovevano essere non solo le aspettative per un aumento dei prezzi ma lo stesso aumento doveva essere tale da compensare sia i costi di gestione delle commodities (deterioramento, spese di immagazzinamento e assicurazione) sia la possibilità di non investire in altre commodities. Inoltre era necessario considerare il rischio di inaspettati abbassamenti di prezzo poiché sia il periodo di tempo necessario a trattenere i prodotti, sia il prezzo con cui questi verrebbero venduti sono altamente incerti. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

International Commodity Agreements in the First Half of the 20th Century

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Informazioni tesi

  Autore: Alberto Maugeri
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano
  Facoltà: Economia
  Corso: Scienze economico-aziendali
  Relatore: Luca Fantacci
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 333

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