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Il Modello Circonflesso di Olson. Una ricerca su famiglie con handicap

Il modello circonflesso dei sistemi coniugali e familiari

Il modello Circonflesso (Olson, Sprenkle e Russel, 1979) nasce dal tentativo di mettere insieme i concetti, scarsamente articolati, tratti dagli studi condotti nel campo della terapia familiare, della sociologia familiare e della ricerca.
Gli autori individuano la Coesione e la Flessibilità come le due dimensioni più frequentemente riscontrate nella varietà di ambiti che fanno parte del settore e in piena concordanza con un gran numero dei concetti tratti dagli studi in terapia familiare.
La semplice descrizione delle due dimensioni, però, poneva inizialmente dei problemi in termini di reciproca integrazione, per cui vennero inserite in un modello circonflesso suddiviso in aree.
Il modello Circonflesso viene così ad essere composto da due dimensioni: Coesione Familiare e Flessibilità Familiare (che si sviluppano in 25 aree) a cui viene aggiunta la Comunicazione quale dimensione facilitante. Il Modello Circonflesso dei Sistemi Coniugali e Familiari di Olson è uno dei primi tentativi di formulare insieme modelli (clinica) e strumenti (ricerca) per la valutazione del funzionamento familiare.
Il sistema formulato da Olson è stato infatti costruito partendo da dati empirici, da un modello teorico del funzionamento familiare correlato ad un insieme di strumenti destinati alla valutazione qualitativa e quantitativa dello stesso.
Gli autori hanno elaborato categorie sistemiche per leggere il funzionamento della famiglia unendo le osservazioni sulle singole aree relazionali in categorie di osservazione.
Il nome circonflesso nasce dall’unione dei termini circolare e complesso (Favez, 2010). La circolarità fa riferimento all’ipotesi secondo la quale ogni dimensione si sviluppa in modo curvilineare e non in modo lineare. Una curva gaussiana dove i valori maggiormente funzionali sono quelli centrali (posti in alto) mentre quelli disfunzionali stanno alla base della curva (a destra e a sinistra), ovvero agli estremi di un continuum.
La complessità si riferisce ad una lettura del sistema familiare secondo più dimensioni.
Mentre le dimensioni della Coesione e della Flessibilità si muovono in modo curvilineare, la Comunicazione viene concepita linearmente.
Un concetto esplicativo del modello è il bilanciamento: ogni dimensione viene pensata in tensione tra polarità opposte e viene ipotizzato che il funzionamento ottimale si ritrovi quando vi sia equilibrio fra una polarità e l’altra. La Comunicazione migliora e viene migliorata dall’equilibrio tra le due dimensioni.

- Il Family Adaptability and Cohesion Scale (FACES)
Il FACES III è stato uno degli strumenti valutativi maggiormente conosciuti ed utilizzati nel campo della ricerca con le famiglie sino a pochi anni fa. Si tratta di un questionario composto da 20 item che valuta le dimensioni della Coesione e della Flessibilità raccogliendo la percezione della famiglie da parte dei familiari che la compongono.
Nel 2004, Oslon e i suoi collaboratori sviluppano il FACES IV quale nuovo sistema di valutazione che rappresenta un vero salto qualitativo rispetto a quello precedente, comportando un nuovo questionario e dei nuovi indicatori.
Le novità introdotte riguardano diversi aspetti, nello specifico: la composizione del questionario, l’introduzione di nuove mappe, l’individuazione di differenti e più articolate tipologie familiari, l’aggiornamento della definizione della categoria Flessibilità.
Oltre agli item che fanno riferimento alle dimensioni familiari, sono stati aggiunti 10 item per valutare la Comunicazione Familiare e altri 10 item per valutane la Soddisfazione. Complessivamente si compone di 62 item (42 item per le scale della coesione e flessibilità, 10 item per la scala della comunicazione e 10 item per la scala della soddisfazione). Gli strumenti adottati sono un questionario self-report e una griglia di osservazione che permettono la valutazione della famiglia nel suo insieme e, nel contempo, dei singoli membri rispetto alla famiglia stessa. L’unione di due punti di vista (interno attraverso il questionario; esterno attraverso la griglia) garantisce un modello multi-metodo per le categorie di analisi, per gli elementi e il modo di osservazione.
Una delle caratteristiche salienti del FACES III è stata la visualizzazione dei dati in una mappa che permette di posizionare i valori in quadranti specifici che definiscono la dimensione di appartenenza della famiglia o del campione. La mappa adottata per il FACES IV passa da 16 a 25 quadranti con una suddivisione in cinque livelli per ogni dimensione che aumenta il numero delle famiglie bilanciate e intermedie lasciando invariato il numero di quelle estreme.
L’analisi dei risultati così organizzati, ha permesso l’individuazione di sei tipologie familiari che progressivamente si muovono da un funzionamento bilanciato verso uno sbilanciato: famiglie bilanciate, invischiate, intermedie, sbilanciate-flessibili, disimpegnate-disorganizzate, sbilanciate.

La Flessibilità (precedentemente Adattabilità) è una dimensione esplicativa per la valutazione del funzionamento della famiglia; viene intesa come la qualità e l’espressione della leadership e dell’organizzazione, delle relazioni di ruolo, delle regole, della capacità di negoziazione in famiglia. È un indicatore (da 0 a 100) della propensione del sistema verso il cambiamento o la stabilità (senza fare riferimento direttamente a meta-concetti come il cambiamento in quanto tale, cui si riferiva la dimensione Adattabilità). Gli estremi, disorganizzazione e rigidità, sono intervallati da un’area di equilibrio (flessibilità moderata, bilanciata ed elevata) intermedia tra le due polarità opposte, all’interno dei quali la Flessibilità è una caratteristica funzionale (da 16 a 85). La Flessibilità, ponendo attenzione alla gestione della vita familiare, ci conduce al modo in cui viene assunta la regolazione della struttura e la negoziazione fra le parti, a come la struttura regola il proprio funzionamento, a come questi modi a loro volta strutturano la regolazione interna fra le varie parti della mente (Watzlawick, 1967; Bateson, 1979; Keeney, 1983).
La Coesione familiare è anch’essa una dimensione esplicativa per la valutazione del funzionamento della famiglia (da 0 a 100). Si suddivide in due componenti: il legame emozionale che unisce i membri e il grado di autonomia individuale rispetto alla famiglia. La dimensione ha un duplice significato, per garantire il mantenimento di una visione sistemica, che tiene conto sia del rapporto fra singoli individui che tra il singolo e il sistema. Gli estremi, invischiamento e disimpegno, sono intervallati dall’area di equilibrio (coesione moderata, bilanciata ed elevata) intermedia tra le due polarità opposte, all’interno della quale la Coesione è espressa in modo funzionale (da 16 a 85). La Coesione, intesa come il legame affettivo fra i membri della famiglia, può essere pensata come un indicatore del modo in cui il “familiare” si rappresenta come “oggetto”, come relazione, come affetto nella mente dei familiari; essa può fornire preziose indicazione sulle modalità di regolazione affettiva familiare (Schore, 1994; Stern, 2004; Siegel, 2012).
La Comunicazione è una dimensione facilitante che aiuta, ma anche al contrario ostacola, la modulazione propria della famiglia delle dimensioni che coinvolgono la coesione e la flessibilità; misura la qualità complessiva della comunicazione all’interno del sistema, la capacità di ascoltare, di parlare, di aprirsi, di avere chiarezza espositiva, di riuscire a mantenere continuità nella discussione di determinati argomenti, di manifestare attenzione reciproca e rispetto delle regole di conversazione. A differenza delle dimensioni della Flessibilità e della Coesione, la Comunicazione viene concepita linearmente; vi è una comunicazione povera, una buona e una molto buona (da 0 = bisogno di parlare a 50 = comunicazione familiare molto buona).
Pensare alla famiglia in termini di coesione, flessibilità e comunicazione, aiuta ad avvicinarsi alla famiglia senza venire catturati dal sintomo, permettendo di elaborare la richiesta di aiuto e di ipotizzare delle linee di trattamento avendo in mente le dinamiche familiari più rilevanti (Scabini, Cigoli 2000).
Uno sguardo comparato alle revisioni della letteratura delle ricerche condotte attraverso l’utilizzo del FACES IV (Visani, Di Nuovo, Loriedo, 2014) permette di vedere i diversi modi di pensare il rapporto tra disturbi psichiatrici e famiglia succedutisi nel tempo, dall’enfasi sul deficit all’attenzione alle risorse. Lo stesso vale per le famiglie con disabilità, sulle quali abbiamo svolto il nostro lavoro di ricerca.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il Modello Circonflesso di Olson. Una ricerca su famiglie con handicap

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Informazioni tesi

  Autore: Chiara Di Vanni
  Tipo: Tesi di Specializzazione/Perfezionamento
Specializzazione in Psicoterapia
Anno: 2015
Docente/Relatore: Francesco Tramonti
Istituito da: Istituto di Psicoterapia Relazionale IPR di Pisa
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 29

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