Sherwood Anderson: uno Storyteller moderno in ''Winesburg, Ohio''

Winesburg, come molte altre città della letteratura, non è solo un luogo fittizio che funge da sfondo, ma è una manifestazione del passato e del presente; esprime il cambiamento, il movimento e la transizione. Winesburg è un luogo di passaggio, un posto nel quale trovare rifugio o nel quale aspettare in vista di un'opportunità; e ancora, un posto in cui ci si sente costretti a restare a causa di certe circostanze e, infine, un luogo da cui andare via. A tal proposito, David D. Anderson definisce Winesburg:

a place uniquely suited not for those who seek stability and permanence but for those who, as sojourners and wanderers, arrive, stay, and move on, if not in the course of their lives, certainly in their hopes, dreams, and imaginations.

Come i protagonisti dei racconti di Winesburg, Ohio, così anche Sherwood Anderson è stato un sojourner e un wanderer, spostandosi spesso tra cittadine dell'Ohio e big cities come Chicago, New York e New Orleans. Inoltre proprio come George Willard, dopo aver vissuto per un periodo nella small town Clyde, l'ha lasciata per la metropoli e per realizzare il suo sogno di scrittore, sebbene poi i suoi ultimi anni di vita li abbia passati nelle due cittadine Marion e Troutdale.

Qual è dunque il pensiero di fondo dello scrittore su queste due realtà? La small town è da sempre il perno della cultura americana, poiché è qui che si ritrovano le radici sociali, storiche e culturali della nazione. Fin dagli albori, l'America era stata organizzata in cittadine e oggi, se si vuole ritrovare ancora il gusto del quotidiano, è nelle small towns che bisogna andare. In contrapposizione abbiamo invece le metropoli – le big cities – che se da un lato si fanno portavoce dell'instabilità e del caos che un luogo grande e affollato può generare, dall'altro sono l'unico mezzo per espandere la propria visione della vita, per trovare un'occasione lavorativa e per allontanarsi dal mondo del piccolo centro, spesso troppo idealizzato, dove tutti conoscono tutti e si è sempre sottoposti a un giudizio a volte estremo.

Per esaminare le opere di Sherwood Anderson è importante tenere a mente che, come scrittore del Middle West americano, è uno dei rappresentanti di tale letteratura regionalista che si basa anche sul mito pastorale. Inoltre Anderson ha vissuto una scissione personale tra il perseguimento di una carriera negli affari e una vita “as a wanderer, an observer, a sojourner, and a teller of tales, a life increasingly dominated not by his association with the small town but by his perception of himself as a conscious literary artist.” Ne consegue che, come molti critici hanno notato, anche lui può essere ricondotto alla letteratura del cosiddetto “Revolt from the Village”.

In questo capitolo mi accingo ad analizzare il punto di vista di Anderson che non sembra porsi in maniera definitiva contro l'una o l'altra scelta. La sua visione è ambivalente perché se da un lato la cittadina è limitante, essa è anche una casa accogliente; se la metropoli incarna la disillusione del sogno americano, è comunque il luogo in cui fuggire. A tal proposito, nell'opera troviamo le storie di personaggi che lasciano – o vogliono lasciare – Winesburg per la grande città e di chi ritorna a Winesburg dopo un periodo nella metropoli, rispecchiando appunto la divisione di David D. Anderson in “sojourners and wanderers”. [...]